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Nordio sul caso Almasri: «Pasticcio Cpi, non sono un passacarte». Renzi: «Torturatore riportato in Libia con il tricolore». Schlein e Conte: «Meloni doveva essere in aula»

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Si è conclusa l'informativa sul caso Almasri tenuta dai ministri Nordio e Piantedosi. L'aula era gremita, presenti anche esponenti dell'esecutivo da Luca Ciriani a Roberto Calderoli, da Gilberto Pichetto Fratin a Adolfo Urso e Tommaso Foti. In aula erano presenti anche la segretaria Pd Elly Schlein, il leader M5S Giuseppe Conte, i coportavoce di Avs Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Mentre, non erano presenti la premier Giorgia Meloni, “continua a scappare”,hanno detto le opposizioni, e i due vice Matteo Salvini e Antonio Tajani

Nordio sul caso Almasri: «Pasticcio Cpi, non sono un passacarte». Renzi: «Torturatore riportato in Libia con il tricolore». Schlein e Conte: «Meloni doveva essere in aula»

L'informativa

Alle 12.30 è iniziata la seduta e il primo a prendere la parola è stato il guardasigilli Carlo Nordio, analizzando i diversi passaggi dall'arresto al rilascio del comandante libico Almasri. 
Il ministro della Giustizia ha spiegato che la comunicazione al ministero è arrivata ad arresto avvenuto. “Il 20 gennaio il procuratore della Corte d'appello di Roma trasmetteva il complesso carteggio” sull'arresto di Almasri “al ministero della Giustizia alle 11.40. Alle 13.57 il nostro ambasciatore all'Aja trasmetteva al ministero la richiesta dell'arresto provvisorio. La comunicazione della questura al ministero è avvenuta ad arresto già fatto” ha detto Nordio. Ha continuato spiegando che “Il 18 gennaio la Cpi emetteva un mandato di arresto internazionale nei confronti di Almasri per una serie di reati. Il mandato di arresto è stato eseguito domenica 19 gennaio alle ore 9.30" e una "notizia informale dell'arresto è stata trasmessa via email da un funzionario Interpol alle ore 12.37, sempre domenica: una comunicazione assolutamente informale, priva di dati identificativi e priva del provvedimento in oggetto e delle ragioni sottese. Non era nemmeno allegata la richiesta di estradizione". Il ministro della Giustizia nella sua oratoria ha ribadito la “assoluta incertezza”sul caso, a cominciare “ dalla data in cui sarebbero avvenuti i crimini: si dice a partire dal marzo 2015 ma nel preambolo si parlava del febbraio 2011, quando Gheddafi era ancora al potere” e ha aggiunto che “l'atto è arrivato in lingua inglese senza essere tradotto”, quest'ultima sottolineatura ha causato rumori di discordia da parte dell'opposizione, mentre invece il ministro veniva applaudito dalla maggioranza. Ma nonostante i vari rumori in aula, Nordio ha continuato imperterrito sulla questione della traduzione e ha specificato che “Il ruolo del ministro non è semplicemente quello di un organo di transito delle richieste: è un organo politico che deve meditare sul contenuto di queste richieste in funzione di un eventuale contatto con altri ministeri e funzioni organo dello Stato. Serve valutare la «coerenza delle conclusioni cui perviene la decisione della Cpi”, e quindi mancando tale coerenza “quell'atto era nullo”, sia per assenza di traduzione sia perché conteneva vari allegati in lingua araba. Per tal motivo ha spiegato che “un'altra mia iniziativa sarebbe stata impropria e frettolosa nei confronti della Corte di Appello e avrebbe dimostrato carenza attenzione non aver rivelato queste anomalie- ha continuato-  La Cpi si è in seguito riunita apposta per cambiare mezza struttura del primo atto sulla base del quale avrei dovuto emettere il provvedimento, si era accorta che aveva fatto un pasticcio frettoloso” e quindi è nelle sue intenzioni chiedere alla Corte penale internazionale una giustificazione sulle incongruenze.
Il discorso del ministro è terminato con l'annuncio della sua delusione da una certa parte della magistratura perchè  “si è permessa di sindacare l'operato del ministero senza aver letto le carte” cosa che non può peccare  “chi per mestiere le carte le dovrebbe leggere”.  E ha supposto che se questo fosse “un sistema per farci credere che le nostre riforme devono essere rallentate” non ha fatto altro che  compattare “ la maggioranza come finora mai accaduto, andremo avanti fino alla riforma finale”-ha concluso. 
Dopo Nordio, l'informativa è passata nelle mani del capo del Viminale. Piantedosi si è occupato di spiegare le questioni concernenti all'utilizzo di un volo di Stato.
Come prima cosa ha sottolineato che lo scorso 10 luglio la Cpi ha inserito una nota detta di diffusione blu, diretta solo alla Germania e “non visibile agli altri Paesi”.

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“Il nominativo di Almasri - spiega Piantedosi- veniva inserito nelle banche dati federali tedesche per questa sorveglianza discreta, a partire dal 4 novembre 2024. Veniamo ora al 18 gennaio di quest'anno, quando la Corte penale estendeva la nota blu anche a Belgio, Regno Unito, Austria, Svizzera e Francia (quindi: non anche all'Italia); nota che, ripeto, richiedeva in caso di rintraccio di non arrestarlo.” “Nel pomeriggio dello stesso giorno - prosegue - qualche ora prima dell'emissione del mandato di arresto, l'Esperto per la sicurezza presso l'Ambasciata d'Italia a l'Aja contattava il Coordinatore dell'Unità crimini internazionali della Polizia criminale del ministero dell'Interno, segnalando di aver ricevuto una richiesta di cooperazione da parte di un funzionario della Corte penale internazionale”. “È  solo alle 22,55 del 18 gennaio - sottolinea il titolare del Viminale - che la Corte penale internazionale chiedeva all'Interpol di sostituire la nota di diffusione blu con una rossa (ovvero contenente indicazioni per l'arresto) rivolta, solo a questo punto, anche all'Italia, unitamente agli altri Paesi che al contrario erano stati già in precedenza investiti”.  “Dopo il mandato d'arresto la questura del capoluogo piemontese ha scoperto che Almasri alloggiava in un un hotel della città ed alle 3 del 19 gennaio è stato arrestato dalla polizia, che ha eseguito il mandato di arresto richiesto dalla Cpi. Ad avvenuta esecuzione dell'arresto, la questura di Torino procedeva a informare i soggetti e le Autorità di rito”.
Il titolare del Viminale ha smentito categoricamente che il governo abbia ricevuto atti o comunicazioni che possano essere considerati “ minaccia o ricatto da parte di chiunque”, anzi ogni decisione è stata fatta “in base a valutazioni compiute su fatti e situazioni nell'esclusiva prospettiva della tutela di interessi del nostro Paese"
Per quanto riguarda la scelta dell'espulsione e del rimpatrio del libico, il ministro Piantedosi ha chiarito che “nelle esigenze di salvaguardia della sicurezza dello Stato e della tutela dell'ordine pubblico – ha continuato- lo Stato deve sempre attenersi nell'obiettivo di evitare, in ogni modo, un danno al Paese e ai suoi cittadini". "La scelta delle modalità di rimpatrio (in linea con quanto avvenuto in numerosi analoghi casi anche in anni precedenti e con governi diversi dall'attuale) è andata di pari passo con la valutazione effettuata per l'espulsione di Almasri".

Inoltre, "la predisposizione dell'aereo, già nella mattina del 21 gennaio, rientra tra quelle iniziative a carattere preventivo, e quindi aperte a ogni possibile scenario, compreso l'eventuale trasferimento in altro luogo di detenzione, che spettano a chi è chiamato a gestire situazioni che implicano profili di tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico".


La reazione dell'opposizione


Durante i discorsi dei ministri ci sono stati applausi della maggioranza, ma anche proteste delle opposizioni. L'opposizione si è fatta sentire, rumoreggiando, urlando e battendo le mani sui banchi. Sicuramente ciò che ha dato filo da torcere alla questione è stata l'assenza della premier.  I deputati dem hanno esposto cartelli (entrambi con silhouette di conigli) con scritto “Meloni dove sei?" e “Meloni la patriota in fuga”. Durante l'intervento di Elly Schlein  che ha definito l'informativa “ridicola” e con questa “si è sfiorato il senso del ridicolo, è stata una giornata triste”, ha contrattaccato il ministro della Giustizia “ Il ministro Nordio ci ha accusato di non aver letto le carte, ma lei non ha letto la legge e l'ha violata davanti al Paese”. In aula la segretaria dem ha continuato: «Almasri è accusato di aver picchiato, stuprato e ucciso, ma nonostante questo viene scarcerato e fatto salire su un aereo di Stato con tutti gli onori, per poi essere accolto nel suo paese come un eroe. Meloni diceva che avrebbe dato la caccia ai trafficanti di tutto il mondo, invece li rimanda a casa con il rimpatrio più veloce della storia». Ha concluso puntato il dito contro Giorgia Meloni chiamandola “presidente del coniglio”, i deputati hanno esposto cartelli  e il presidente Lorenzo Fontana è prontamente intervenuto nel far rimuovere i cartelli.
Anche il deputato Avs e segretario di Si, Nicola Fratoianni, è intervenuto. Ha definito la vicenda “un'onta di infamia sulla storia delle istituzioni” del nostro Paese. Anche lui ha attaccato la premier per via della sua assenza “era difficile, forse impossibile venire qui a schiena dritta a giustificare la scelta del suo governo di liberare un torturatore, uno stupratore di bambini, per questo ha inviato qui due onorevoli prestanome”. E successivamente si è rivolto al ministro Nordio e mostrando una foto di una bambina torturata in Libia chiede:  “Questa bambina quando è stata torturata da Almasri?  Ministro Nordio, lei che ha studiato con attenzione, quando è stata torturata da Almasri? Visto che si è assunto la responsabilità di non fare il suo dovere”. 
 Anche Giuseppe Conte, leader del M5s  parte all'attacco puntando prima di tutto sulla “grande” assenza della premier, che secondo lui scappa davanti al Parlamento e agli italiani, è un atto di viltà istituzionale. Durante il suo intervento si è rivolto a Giorgia Meloni che per lui stava guardando “nascosta dietro uno schermo”, “non si permetta più di parlare di questo argomento davanti a qualche scendiletto visto che non ha voluto parlare qui”. Poi il leader pentastellato si rivolge in maniera molto severa al ministro Nordio: «Lei oggi è stato scandaloso. Non è stato qui il difensore di Almasri, ma peggio: è stato il giudice assolutore - e continua- è scandaloso che di fronte a tutte le giustificazioni menzognere e contraddittorie date fin qui lei ne abbia aggiunta qualcuna ancora più ridicola». E conclude Conte con una provocazione: “noi siamo diversi da voi la legge la rispettiamo e vi contrasteremo in ogni modo e non vi auguriamo una condanna ma vogliamo che vi difendiate come tutti, e che dal tribunale dei ministri sarete assolti, ma la condanna politica e morale gli italiani ve l'hanno già data”.
Da quello che appare è come se le opposizioni avessero creato un muro con la loro alleanze per contrastare il governo Meloni che “ha sfregiato la credibilità dell'Italia”.
Si è conclusa, piena di contrasti, la seduta dedicara all'informativa dei ministri Piantedosi e Nordio sul caso Almasri. Trattandosi di una informativa, al termine degli interventi dei rappresentanti dei gruppi non ci sono state repliche. Alle 15 l'aula riprenderà con il question time.

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