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Jean Todt, ex dirigente della Ferrari e simbolo della Formula 1, continua a mantenere un legame profondo con Michael Schumacher, il campione di cui caduta sugli sci a Meribel, che risale a 12 anni fa, si sa poco e nulla. Nonostante le reali condizioni del tedesco restino sconosciute, Todt non ha mai smesso di occuparsi del suo amico, frequentandolo. "Lo vedo regolarmente e con affetto, lui e i suoi. Il nostro legame va oltre i trascorsi di lavoro. È parte della mia vita, che oggi è molto lontana dalla Formula 1".
E ancora: "Michael è un fratello, un amico, è un'altra cosa – spiega il francese a Repubblica –. Nella storia alcuni piloti hanno scritto qualcosa di particolare e lui è uno di questi. Cosa mi ha insegnato? L'umiltà, sembrava arrogante invece era timido, si proteggeva. Voleva vivere normalmente, andare a prendere i figli a scuola, cosa che faceva. Suo figlio Mick penso che non sia stato trattato bene dalla Formula 1. Ha guidato una Haas non competitiva, anche se un paio di incidenti sono costati molto alla squadra. Però alla fine è stato davanti al suo compagno. Lo hanno scartato per motivi loro, senza dargli un'altra chance che secondo me meritava. Lo trovo ingiusto", ha affermato.
"Devo dire che sono molto perplesso": Jean Todt vuota il sacco, sgancia un siluro sulla Ferrari
Jean Todt, inoltre, ricorda con profonda emozione il periodo trascorso in Ferrari: "La vita è fatta di capitoli e quello vissuto in Ferrari è stato il più importante e stimolante della mia carriera. A Maranello ho trascorso 16 anni come capo delle corse e poi amministratore delegato, e questo mi è rimasto siglato sulla pelle. Dovunque vada la gente mi assimila ancora oggi, ed è incredibile, a quel periodo. Torno ogni anno tra Natale e Capodanno a festeggiare con gli amici con cui ho lavorato in Italia", conclude Jean Todt, tutt'oggi legato a doppio filo al nostro Paese.