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Le maglie da calcio con il suo nome, e in prima fila quella del suo Avellino, di cui ricorda i tempi epici di Barbadillo e Ramon Diaz. Il buen retiro, per ora solo nei weekend, a Pietrastornina, il paese natale in Irpinia, arroccato sul Partenio.
Le statuine napoletane, («dicono che portino fortuna e quindi me le regalano»), e una che lo raffigura col pollice in su («gesto poco usuale per lui», dicono i suoi collaboratori), più una serie di campanelli vari. «Superstizioso? No. Ma non si sa mai».
Per Matteo Piantedosi, nella sua stanza al Viminale, dove prima di lui sono passati – tra gli altri – diversi futuri presidenti della Repubblica (Oscar Luigi Scalfaro, Francesco Cossiga, Giorgio Napolitano, Carlo Azeglio Ciampi) e dove è stato da premier anche Alcide De Gasperi, verso cui nutre una profonda ammirazione, è un’altra vigilia di un week end che, tra Bologna soprattutto e Roma, si annuncia di nuovo “da attenzionare”.
Ministro, partiamo da qui. Cosa si aspetta per questo sabato?
«Quasi tutti i weekend sono sensibili, e tra le due situazioni quella che preoccupa di più è Bologna con le manifestazioni contrapposte. Confido nell’oculatezza di chi gestisce l'ordine pubblico e anche nel buon senso delle persone per evitare situazioni poco piacevoli».
Il cambiamento dello scenario internazionale, con l’accordo per il cessate al fuoco a Gaza, può servire a svelenire il clima?
«Sicuramente la pacificazione sul quadrante mediorentale attenua dei temi che sono stati a lungo cavalcati dagli antagonisti. In questo senso la tregua a Gaza può avere dei riflessi positivi anche da noi. Tuttavia al di là dell’oggetto delle manifestazioni, l’aggressività da parte di frange estreme verso le forze di polizia fa mantenere un livello di attenzione alto, visto che ogni occasione viene colta per alzare la tensione».
Crede che, fra i vari gruppi antagonisti, ci sia una forma di regia?
«Non parlerei di regia, non ci risulta una logica complottistica. Sicuramente però c'è un network, dei collegamenti, evidenziato dalla presenza in alcune manifestazioni di persone che arrivano da fuori. Ne sono una riprova le identificazioni fatte: a piazzale Ostiense, a Roma, ad esempio c'erano dei soggetti venuti da fuori, arrivati solo per fare quello che si è visto».
Le cause che vengono di volta in volta sposate sono dei pretesti quindi?
«Molti di questi gruppi hanno la denominazione comune di “Antagonismo”. È un modo di stare al mondo, contrapporsi ad ogni costo: temi ambientali, tav, Medio Oriente, Ddl Sicurezza, alternanza scuola-lavoro. I temi vengono usati come pretesto per una postura antagonista. Quello che notiamo però è anche un leggero innalzamento del livello di tecnica di aggressione alle forze dell’ordine. Dalle bombe carta agli artefizi urticanti, una vera forma di guerriglia. Perché è evidente che le bombe carta, ad esempio, te le sei portate dietro. Se fossimo in ambito giudiziario si parlerebbe di premeditazione».
Esiste una saldatura anche tra antagonisti e la galassia ultrà?
«Dire che c’è un legame è eccessivo. Lì la saldatura è più tra i mondo delle curve e quello della criminalità, come si è visto ad esempio nell'inchiesta di Milano sulle curve di Inter e Milan. Diciamo però che ci sono dei mestieranti della violenza, con legami meno stabili. Ambienti estremisti in cui la violenza è strumento messo a disposizione di varie cause».
Vedendo il video dell'inseguimento e poi della morte di Ramy cosa ha pensato?
«Il primo sentimento è stato il senso di pietà per una giovane vita spezzata. Per quanto riguarda l’episodio specifico va detto che c’è anche un profilo di obbligatorietà nell'inseguimento a persone sospette a cui è stato intimato l'alt. Altrimenti cosa ci fa un operatore di polizia in strada? L'ho già detto e lo ripeto: all’alt bisogna fermarsi, qualunque conseguenza eventuale è meglio di rischiare di perdere la vita».
Ma ci sono stati eccessi da parte dei carabinieri nell’inseguimento?
«Mi rimetto alle valutazioni che farà l'autorità giudiziaria. Di sicuro i comportamenti dei carabinieri nell’inseguimento – la velocità, le strade contromano – sono stati indotti dai fuggitivi. Un inseguimento è pericoloso anche per chi lo fa e i carabinieri hanno dimostrato massima trasparenza mettendo a disposizioni immagini e audio».
Ha parlato o incontrerà i genitori di Ramy?
«Finora non l'ho fatto per rispettare il loro dolore. Ma non escludo di farlo, magari a riflettori spenti. Sempre che i genitori lo vogliano».
Sul Ddl Sicurezza accoglierete i rilievi del Colle?
«C'è una discussione in atto e buoni presupposti: quelle modifiche, sulle mamme incinta e sull'acquisto delle Sim, in ogni caso non stravolgono l'impianto del provvedimento. Credo che la cosa più importante però sia fare in fretta, perché nel Ddl ci sono una serie di normative importanti. Ad esempio la tutela legale nei confronti delle forze dell'ordine, con il sostegno alle spese».
Scudo penale sì o no?
«Premesso che nessuno ha mai parlato di scudo penale nel senso di una “impunità”, sto dalla parte dei sindacati di polizia, i primi a non volerla. Nessuno ha mai parlato di questo. Ma l'iscrizione sul registro degli indagati come atto dovuto, che dovrebbe essere una garanzia per l'indagato, si è rivelata un istituto poco efficace. Si tratta di trovare uno strumento che non sia un'immunità, che garantisca la partecipazione dell'indagato e che depuri gli effetti negativi, agendo sul codice di procedura penale».
Altro tema, le zone rosse. Come funzionano?
«Anche in questo caso l'espressione è riassuntiva. Si tratta di uno strumento in più alle forze dell'ordine per allontanare da certe zone, ad esempio intorno alle stazioni, persone sospette già segnalate per reati specifici come lo spaccio. Se, durante i controlli, una di queste viene ritrovata nello stresso posto, viene fatta allontanare. È un modello che sperimentai da prefetto di Bologna, dopo una serie di richieste esplicite dei cittadini, e che ha funzionato. È comunque una soluzione a tempo, per tre mesi, e non si applica ai vulnerabili come qualcuno ha detto. Ci tengo a dire, comunque, che con le operazioni ad alto impatto realizzate, i reati intorno alle stazioni sono diminuiti».
Perché giocare il derby di giorno anziché di notte è meno rischioso?
«Perché gli eventuali scontri avvengono prevalentemente prima della partita e riducendo il tempo di attesa i violenti non hanno tutta la giornata per organizzarsi. Poi naturalmente è meglio la luce del sole che il buio».
Capitolo migranti. Se gli sbarchi sono diminuiti a cosa servono i centri in Albania?
«Sono la quadratura del cerchio. Io spero che non ci sia più immigrazione irregolare, ma non è ancora così. E l'Italia è all'avanguardia con le soluzioni adottate. Il crollo degli sbarchi, meno 60% nel 2024, si deve principalmente alle iniziative intraprese con Tunisia e Libia: la cooperazione con le forze di polizia che ha permesso di smantellare intere reti di trafficanti, l'aumento dei rimpatri volontari assistiti, i progetti di reinserimento nei paesi d'origine».
Resterà al Viminale fino alla fine della legislatura?
«Finché non mi cacciano... (ride) Assolutamente sì, arriverò al fisiologico compimento del mio incarico e non ho altre ambizioni politiche. Se vuole posso firmarlo da un notaio... Poi avrò tre anni ancora di potenziale carriera prefettizia».
E le frasi di Salvini sulla sua voglia di tornare al Viminale come le ha prese?
«Non ci crederà, ma con molto piacere. Un'espressione per certi versi romantica in ricordo di un periodo che mi ha coinvolto e che è stata anche un'attestazione del lavoro svolto».
Ma è meglio lei o è stato meglio Salvini come ministro dell'Interno?
«Lui senza dubbio è stato un ottimo ministro dell’Interno».
Quindi non si candida a governatore della Campania?
«No».
Ma gliel'hanno chiesto?
«Neppure. Qualche battuta da parte di politici locali e basta».