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Rai, i privati nel capitale: il piano sul tavolo di Giorgia Meloni. Ma Lega e Forza Italia frenano

1 mese fa 4
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ROMA Per ora è solo un'idea sul tavolo di palazzo Chigi, tanto che gli alleati di Giorgia Meloni la considerano dietro le quinte una semplice provocazione. Dopo Poste e Eni, la Rai: cedere una quota dell'azienda di viale Mazzini ai privati, con lo Stato che manterrebbe il controllo pubblico. Nella testa del presidente del Consiglio c'è anche questa ipotesi: se si concretizzasse il progetto nell'immediato si incasserebbero risorse da mettere in campo nella prossima legge di stabilità ma al momento non sembra prevista una accelerazione sul dossier. Si tratta da una parte di una reazione alle proteste delle forze dell'opposizione che continuano nella narrazione della Rai come "Tele Meloni", dall'altra di una risposta legata all'impasse nella maggioranza sulla partita sul rinnovo dei vertici. «Noi - dice una fonte di Fratelli d'Italia - non abbiamo da difendere posti, è il Pd che alza polveroni semplicemente perché non governa più». Per la serie la Rai "megafono" dell'esecutivo? E allora è meglio metterla sul mercato. La spinta ad una privatizzazione della Rai potrebbe venire in primis dalla necessità di modificare la riforma della governance varata dall'esecutivo Renzi nel 2015. È l'Europa che chiede che i servizi pubblici tv di tutti i Paesi siano indipendenti dalle autorità dei governi, che considera un'anomalia il fatto che i componenti del Cda vengano nominati dal Parlamento e l'Ad dal dicastero dell'Economia. Se c'è un problema di un eccessivo asservimento al potere da parte del servizio pubblico, ragiona un senatore di Fdi, allora il tema può essere affrontato prendendo il toro con le corna. La mossa della privatizzazione servirebbe a fronteggiare la spada di Damocle dell'indebitamento della Rai ma si tratterebbe anche di un cambio culturale e politico di un asset del "sistema Paese", da qui i tanti dubbi sulla fattibilità dell'operazione. «È solo un'arma spuntata, si discute sul nulla: voglio vedere quale privato investa nella Rai», dice un parlamentare della Lega. «È una boutade estiva» si sussurra in Forza Italia «tutto si può fare ma in questo modo due terzi dei dipendenti andrebbero a casa, si dovrebbero chiudere sedi regionali e si farebbero dei tagli insostenibili». Il servizio pubblico non si tocca il "refrain", tra gli azzurri.

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LA TRATTATIVA SUL CDA

Sullo sfondo, oltre alla querelle innescata dall'opposizione su Tele Meloni, c'è lo scontro tra FI spalleggiata anche da Pier Silvio Berlusconi e la Lega sulla proposta di tagliare il canone incrementando il tetto della pubblicità. E c'è anche il braccio di ferro sul destino immediato dell'azienda di viale Mazzini. Con Fratelli d'Italia che mercoledì nella conferenza dei capigruppo tornerà a chiedere di calendarizzare le votazioni per le nomine dei consiglieri da parte del Parlamento mentre il partito di via Bellerio continua a frenare. «Si rinvierà dice un dirigente leghista tutto a settembre. Fdi vuole fare subito perché ritiene di poter rinnovare poi il Cda prima del prossimo voto delle Politiche, ma la tempistica del Consiglio di amministrazione è legata ai bilanci, non ad altro». La Lega chiede da tempo una riunione ad hoc, si metterà di traverso anche all'ipotesi ventilata da giorni di far scomparire la figura del direttore generale. Giampaolo Rossi, l'ad che dovrebbe essere designato in quota Fdi, spiegava qualche giorno fa un ex lumbard' pensa ad un coordinatore tra i direttori di genere «ma non esiste questo ruolo. Il fatto è che non vuole neanche ascoltarci».

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