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Report, Rai pensa alla contromossa: il destino del programma dipenderà dagli ascolti

6 giorni fa 1
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Il day after dell’ennesima polemica, con protagonista Report e il suo conduttore Sigfrido Ranucci, è all’insegna di riflessioni sotto traccia e primi bilanci. L’inchiesta mandata in onda domenica dal programma di Rai 3 su Silvio Berlusconi - in merito ai suoi rapporti con Marcello Dell’Utri e ai presunti legami con Cosa Nostra – ha indignato la figlia, Marina Berlusconi, pronta ad azioni legali per reagire a un «ignobile e vergogno esercizio» di «pseudo-giornalismo». Ma ha riacceso un nuovo scontro divisivo tra destra e sinistra. Con i primi che chiedono un intervento deciso da parte dei vertici Rai, e i secondi schierati a difesa della libertà di stampa, contro ogni nuovo «editto bulgaro». In mezzo, tra le parti litiganti, resta il silenzio ingombrante di Viale Mazzini.

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La posizione della Rai

Un silenzio, per molti, nel segno dell’imbarazzo piuttosto che dell’indifferenza. Soprattutto perché non è la prima volta che il direttore Approfondimenti, Paolo Corsini - con il controllo editoriale su quanto viene trasmesso – finisce nei guai per i contenuti mandati in onda dalla trasmissione di Rai Tre.

Al momento, però, dai piani alti c’è chi ritiene controproducente una contromossa esplicita. Che si attirerebbe il biasimo delle opposizioni in commissione di Vigilanza Rai e finirebbe per essere disinnescata pubblicamente dopo poco.

Il nodo ascolti

E così, dalla Rai, si guarda con attenzione all’andamento degli ascolti della trasmissione. Un aspetto di cui si fa forte Ranucci stesso: ribattendo al figlia del Cavaliere, il conduttore ha ricordato che l’inchiesta - basata su documenti e dichiarazioni vagliate dai magistrati - ha suscitato «grande interesse pubblico ed è stata seguita da punte di oltre 1,5 milioni di telespettatori». Il timore di Ranucci, fa notare maliziosamente chi segue la questione, è di essere sostituito nel caso di una diminuzione dell’audience. In questo senso, acquisisce un peso rilevante non solo la programmazione in onda nelle reti competitor ma anche quella di ‘casa’. Che potrebbe ridurre il seguito – e quindi lo scudo di immunità – che il programma d’inchiesta fino ad ora ha avuto.

Il secondo aspetto, si lega al supporto politico da parte delle opposizioni. Che è netto da parte del M5s (ieri la presidente della commissione di Vigilanza, Barbara Floridia – si è schierata in difesa di Ranucci), più tiepido dal Pd (anche per le inchieste che hanno coinvolti esponenti politici dem) e ridotto da parte di Azione e Italia viva (che per bocca di Renzi ha solidarizzato con Marina Berlusconi). Senza un fronte compatto, e con lo share in calo, non sarebbe più facile proseguire nella difesa senza se e senza ma del conduttore della trasmissione. Anche in televisione – come in politica – i numeri contano.

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