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Rigivan Ganeshamoorthy: «La salute? Va e viene. Ora sogno Milano-Cortina '26, mi hanno proposto il curling, ma lì fa freddo»

17 ore fa 2
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Rigivan Ganeshamoorthy, per tutti Rigi che è più facile, oro paralimpico nel lancio del disco con tre primati del mondo in una gara sola a Parigi 2024, attese per il 2025?
«Non mi aspetto niente: la salute va e viene; sono sempre stato ottimista, ma non garantisco nulla».

Però, con tre primati del mondo in una botta
«Già, ne sono scappati tre, come i tre colori della bandiera: chi ci pensava? Quando ero normo non ho mai fatto un qualunque sport».

E adesso, invece, Giochi Paralimpici, oro, popolarità
«Sì, ma la vita è rimasta uguale: io sono il solito Rigi di Dragona; mi chiedono di dire la mia e lo faccio».

La sua è anche Los Angeles '28, prossimi Giochi
«Non è detto, chissà, e poi prima ci sono altre Olimpiadi».

Cioè?
«Mi hanno chiesto di prepararmi per Milano-Cortina '26; forse quello sport con la scopetta, il curling, come si chiama? Semmai meglio uno sport individuale. Ma io e il freddo non andiamo tanto d'accordo. No, morimme de freddo no, però anche qui dico chissà, non faccio programmi».

Niente sport da normo, e poi?
«Poi ho visto i disabili che giocavano a basket, ho cominciato anche io, però per andare ad allenarmi era un traffico, un'ora, un'ora e mezza da Dragona casa mia all'allenamento, quattro mezzi da prendere. Una volta alla stazione metro di Magliana sono rimasto chiuso in ascensore e là dentro ho deciso che bastava».

Paura?
«No, caldo si scoppiava. Mi sono cotto: m'è cambiato pure il colore, non ero nero ma rosso».

Quindi?
«Ho fatto un po' di scherma, con qualche buon risultato, e un po' di pallanuoto. Un giorno lavoravo da un mio amico meccanico, in officina; stavo chinato dentro un cofano e sento una voce di donna che mi dice perché non provi con l'atletica?'. Era Arianna Mainardi, lavorava alla Fispes, ora al Cip. Allenarmi ai lanci è stato più facile. Vicino casa mia c'è uno spiazzo tra un campo di grano e uno di mais; mi hanno autorizzato. Abito in campagna, sfrutto quel verde che ancora c'è. Alice raccoglieva l'attrezzo e me lo riportava».

Chi è Alice?
«La mia fidanzata».

Atleta?
«No: canta, e canta pure bene. La faccio sentire dal telefonino? È servita come base per la mia partecipazione a Il cacciatore di sogni', la trasmissione in tv di Stefano Buttafuoco».

La tv: il suo lancio come personaggio non è stato quello del disco a Parigi, ma quello dell'intervista in diretta, con Elisabetta Caporale, dopo la vittoria.
«Lo sa che non l'ho mai rivista?».

E la medaglia d'oro la guarda spesso?
«La tengo vicino al letto. Cosa significa per me? Quando la senti in mano la sensazione è differente, difficile descriverla».

E il disco?
«Quello l'ho regalato al Presidente Mattarella, m'hanno detto daje er disco', speriamo che lo tengano bene, anzi ne sono sicuro. Io ce n'ho tre, uno di legno degli Anni Sessanta che nemmeno è omologato; l'ho pagato 30 sterline su eBay».

Come è la sua giornata?
«Ringrazio Dio ogni giorno che mi alzo, perché tante persone manco quello poi vita normale, amici eccetera».

Religioso?
«Mi sono battezzato cattolico nel 2023. Ero in terapia, c'era una signora ricoverata vicino a me, stava proprio male, sembrava morisse da un giorno all'altro però ogni giorno mi diceva perché non ti battezzi?'. Mi sembrava bello farla contenta prima che morisse».

E poi?
«È guarita, per fortuna».

Per la musica c'è Alice, per le letture?
«Leggo solo manuali delle macchine, adesso ce n'ho uno da cinquecento pagine».

E le macchine?
«Ce n'ho una, una Cadillac color bronzo, finta ruggine eccetera; ha 65 anni, la tengo bene».

Altri sport?
«Se c'è il calcio in tv spengo il televisore».

Però in televisione lei va: che messaggio intende mandare?
«Beh, intanto tutti i media hanno contribuito a far guardare ai disabili con una consapevolezza diversa; poi sono andato a registrare una trasmissione per il giorno della disabilità, sono andato però penso che non si è disabili soltanto quel giorno, ma tutto l'anno: bisognerebbe considerarlo».

Nel 2025 mondiali in India, vicino al suo originario Sri Lanka
«Chissà se mi qualifico, mi piacerebbe; ora faccio riabilitazione, poi ricomincio, vedremo. Comunque sono due Paesi molto diversi; lo Sri Lanka è così verde! Però c'è sempre guerra; mio papà scappò per quello, insieme ai fratelli; c'è mia nonna là. Certo se vado ai mondiali dovrei riconfermarmi: è una grossa responsabilità. Pensate: sono un olimpionico!».

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