ARTICLE AD BOX
«Ho paura, non esco più di casa e non so se riuscirò a lavorare ancora. Il timore è di incontrare ancora quei ragazzi e di essere aggredito. Quello che è accaduto, una violenza così feroce, ha segnato me e il mio compagno e non so come affronteremo il futuro». Parla a fatica Stephano Quinto, il 26enne di origini peruviane vittima, insieme al compagno Matteo, di un’aggressione omofoba la notte di Capodanno. La coppia stava rientrando a casa nel quartiere Prenestino quando un gruppo di ragazzi li ha notati dal balcone di un appartamento al primo piano di via Gabrino Fondulo. Dopo una scambio di battute, la coppia è stata aggredita da un gruppo di quattro ragazzi a cui, pochi istanti dopo, si sono aggiunti altri amici. Dopo le violenze i giovani sono fuggiti via. Gli aggrediti sono stati poi soccorsi e ora i carabinieri di zona stanno indagando su quanto avvenuto.
Stephano cosa ha innescato la violenza di Capodanno?
«Non riesco a capirlo in realtà. Riesco a ricostruire la dinamica di ciò che è accaduto ma non so dare una spiegazione a quello che il gruppo di ragazzi ci ha fatto. L’aggressione è avvenuta in due fasi: intorno alle nove di sera insieme a Matteo stavamo andando verso la fermata della metro Malatesta. Quando siamo passati sotto il balcone i ragazzi che erano affacciati. Lì sono iniziati gli insulti: “ricchioni”, “fr... di m...”. Abbiamo lasciato correre. Non abbiamo replicato, li abbiamo ignorati».
Poi cosa è accaduto?
«Abbiamo proseguito, siamo andati alla cena con i nostri amici. La questione in realtà, almeno per noi, era finita lì. Eravamo offesi certo ma non volevamo rovinarci la festa. Poco dopo la mezzanotte siamo andati via perché a casa c’erano le nostre cagnoline e non volevamo lasciarle sole troppo a lungo soprattutto per i botti e i fuochi d’artificio. Intorno all’una quindi siamo ripassati lungo via Fondulo e la situazione, a quel punto, è precipitata».
Come?
«Quando siamo arrivati sotto il balcone il gruppetto era ancora lì. Io e Matteo ci stavamo tenendo per mano: gli insulti sono diventati ancora più pesanti. In particolare uno dei ragazzi è passato alle minacce: “Adesso scendo e vi meno”. A quel punto però Matteo ha risposto: “Nessuno vuole litigare, non roviniamoci la serata”. E invece la situazione è precipitata».
I ragazzi quindi sono scesi e vi hanno aggrediti?
«Esatto. In pochi secondi ci hanno raggiunti e ci hanno accerchiato. Erano in quattro: prima hanno presa di mira Matteo. Poi hanno cominciato con me. Quando sono finito a terra mi hanno preso a calci, a pugni. Mi hanno sputato addosso e intanto gridavano: “Ti piace così fr... di m...?”. Il mio compagno ha cercato di difendermi ma il gruppo è aumentato ancora. Alla fine erano almeno in dieci che a turno ci picchiavano e ci insultavano».
Come siete riusciti a liberarvi?
«Matteo ha preso il cellulare e ha filmato alcuni momenti dell’aggressione minacciandoli di consegnare tutto alle forze dell’ordine. Solo a quel punto si sono fermati e si sono spaventati. Tra loro c’era anche una ragazza, la padrona di casa dell’appartamento dove stavano festeggiando. Era preoccupata di quello che sarebbe potuto accadere. Ancora minacciato, Matteo è stato costretto a cancellare il video e poi sono scappati via».
Nessuno dei residenti si è accorto di nulla?
«Sì. Ma quando sono scesi e ci hanno raggiunti purtroppo ormai il peggio era già accaduto. Noi Poi siamo andati in ospedale dove i medici mi hanno refertato con 25 giorni di prognosi. Quindi siamo andati dai carabinieri che stanno indagando per risalire all’identità dei nostri aggressori».
Come sta affrontando i giorni di convalescenza?
«Male, molto male. Non sono mai uscito di casa dalla notte dell’aggressione. Ho paura perché potrei incontrare quei ragazzi, non riesco a superare lo choc, la paura. Non so quando riuscirò a tornare a lavorare, sono un badante e sono impegnato con una famiglia che vive poco distante da me eppure non sono nelle condizioni di riprendere la mia vita di sempre. Non so come riuscire a superare quello che è accaduto a me e al mio compagno. La violenza, gli insulti, le botte da un gruppo di ragazzi giovanissimi».
Le indagini però sono in corso...
«Sì certo. I carabinieri stanno indagando per risalire all’identità dei ragazzi. Noi abbiamo fornito alcuni elementi utili poi ci sono le telecamere di video sorveglianza. Però il trauma che abbiamo subito è molto profondo e la paura ci accompagna da quella terribile notte».
© RIPRODUZIONE RISERVATA