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I contorni esatti del sex-gate che scuote la Roma Calcio sono ancora tutti da chiarire. E a rischiare sanzioni sportive e non, non è solamente il baby-calciatore della Primavera che avrebbe confessato di avere sottratto il video hard dal telefono della dipendente cacciata da Trigoria insieme con il fidanzato proprio dopo la diffusione di quella clip, ma almeno quaranta persone. In tanti avrebbero, infatti, partecipato attivamente alla diffusione delle immagini private rubate e circolate tra calciatori delle giovanili, della prima squadra e membri dello staff di diverso rango, tra battute cameratesche e sorrisini. E in un tempo molto lungo: la sottrazione del video sarebbe avvenuta oltre un anno fa, mentre il licenziamento risale a novembre.
CAPRO ESPIATORIO
Il ragazzo che dietro la scusa di farsi prestare il telefonino dalla trentenne avrebbe “sbirciato” nella sua gallery per premere il primo invio del video hard, allora minorenne, potrebbe essere solo un capro espiatorio. Per questo la Federazione italiana gioco calcio che ha aperto un’inchiesta sul caso e ha già svolto le prime audizioni a cominciare dagli addetti alla sicurezza del centro sportivo alle porte della Capitale, è intenzionata ad andare a fondo della vicenda senza tralasciare alcun aspetto e domani proseguirà nelle consultazioni convocando altri dipendenti. Fino a sondare i vertici del Club, compresa la Ceo Lina Souloukou.
L’obiettivo, per quanto di competenza della Procura federale, è quello di verificare se non siano stati violati l’articolo 4 del codice di giustizia sportiva, quello legato ai principi di lealtà, correttezza e probità, e rispetto alla società il 6 per responsabilità oggettiva. Di sicuro il licenziamento in tronco della dipendente e del suo fidanzato, impiegato nell’area della sicurezza, sembra destinato a non rimanere circoscritto all’ambito giuslavoristico, tra l’altro la prima udienza non è stata ancora fissata e la causa rischia di avere i “soliti” tempi lunghissimi.
Ma il solo fatto che nella lettera di licenziamento «per incompatibilità ambientale» si faccia riferimento a un video «portato all’attenzione della direzione risorse umane e dei vertici aziendali (...) che inconfondibilmente la ritrae nel compimento di atti sessuali con un dipendente della società» potrebbe comportare, se il quesito fosse posto all’attenzione del Garante, una questione di privacy per l’uso improprio di dati personali dei dipendenti. Fattispecie che prevede sanzioni altissime. I legali della coppia, sostenuta dalla Filcams Cgil che da subito si è mossa per impugnare i licenziamenti, ne stanno valutando l’opportunità. Domani faranno un punto. Nella lettera, inoltre, non emerge alcun cenno alla circostanza resa nota dal Club giallorosso per cui nel video intimo la donna avrebbe chiesto favoritismi anche economici all’uomo, suo superiore minando così il rapporto di fiducia di entrambi con la società. Sempre il Club, nella stessa nota ufficiale, ha voluto rispedire con forza al mittente le accuse di «discriminazione sessuale e disparità di trattamento». Ma allora perché nessun provvedimento è stato preso nei confronti del baby-calciatore? Insomma, se non altro un pasticciaccio che merita chiarezza.