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Romana Maggiora Vergano nella "macchina del tempo": l'attrice si racconta su MoltoDonna

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«A noi giovani è negato tanto ma viene chiesto molto di più». Romana Maggiora Vergano, ora al cinema diretta da Francesca Comencini nel film "Il tempo che ci vuole", si racconta su MoltoDonna, inserto gratuito in edicola il 26 settembre con Il Messaggero e gli altri giornali del Gruppo (Il Gazzettino, Il Mattino, Corriere Adriatico e Nuovo Quotidiano di Puglia) e sui rispettivi siti. In primo piano anche l’aumento di rettrici negli atenei e la rilettura del mito di Penelope. «Nel film c’è un segnale forte sul poter fallire. Non è umiliante chiedere aiuto. Spero di poterlo vedere con mio padre e di parlarne con lui, ora che mi sono riconosciuta donna».

Classe 1997, Romana Maggiora Vergano,  con i suoi personaggi “viaggia” nel tempo, dagli Anni Settanta del film di Comencini - il 26 settembre al cinema Troisi di Roma riceverà il Premio Pasinetti come miglior attrice – agli anni Ottanta della serie “Portobello” di Marco Bellocchio sulla vicenda di Enzo Tortora (le riprese sono appena iniziate a Roma), senza dimenticare ovviamente la figlia ribelle in “C’è ancora domani” per Paola Cortellesi; o la complottista dell'Antica Roma nel kolossal “Those about to die” o Vittoria, la prostituta divenuta volontaria nei bassifondi della New York di fine Ottocento per “Cabrini”.

La figura femminile si indaga anche attraverso il mito di Penelope, nella rilettura proposta dalla mostra “Penelope” appunto, che sarà ospitata fino al 12 gennaio a Roma, al Parco Archeologico del Colosseo. Liberata dagli stereotipi della moglie in attesa, l'eroina si rivela una fine stratega, già nella narrazione omerica. Donne in primo piano anche negli atenei, con l'aumento del numero di rettrici: adesso 17 su 85 Atenei. E l'empowerment diventa materia di studio, con programmi orientati a valorizzare studi, carriera e leadership femminili. Un buon viatico per il G7 di Matera sulla parità di genere.

Si viaggia indietro nel tempo anche per il guardaroba, che recupera la voglia di leggerezza degli Anni Novanta tra capi e accessori. E Sara Lazzaro, nel cast della seconda stagione di “Sono Lillo”, apre le porte del suo armadio, per spiegare il suo approccio alla moda: «Gli abiti sono lo specchio del mio essere».

E molto ancora.

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