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Rosetta Oliva sbaglia sentiero e si perde, notte all'addiaccio per la 71enne: «Mi sono coperta bene e la mattina dopo ho percorso la strada a ritroso»

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CIBIANA (BELLUNO) - «Li ho chiamati con tutta la voce che ho in gola, "sono qui, sono qui", ho aspettato una risposta, in silenzio, magari un'eco lontana... niente», solo il fruscio del vento leggero tra i fili d'erba, mentre il sole stava scendendo dietro ai bastioni di roccia già in ombra, lassù: Rosetta Oliva ha 71 anni e dalla sua stanza del Pronto Soccorso dell'ospedale di Pieve di Cadore dov'è ricoverata per una microfrattura ad un piede, ricorda la notte tra domenica e lunedì trascorsa da sola in un vecchio casolare nella zona di Col Dur ad oltre 1700 metri di quota nelle dolomiti zoldane. La temperatura era di pochi gradi sopra lo zero.

La comitiva

Faceva parte di una compagnia di 18 escursionisti del gruppo Creo Montagna del circolo dopolavoro dell'ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone. Erano partiti domenica mattina con il capogita Silvestro Mazzarella. In fase di rientro all'altezza della Forcella di Val Inferno a quota 1748 Rosetta che era nel mezzo della comitiva ha preso il sentiero sbagliato, anzichè scendere ha inziato a salire. Chi la precedeva non ha potuto accorgersene perchè era rivolto a valle, chi la seguiva, non potendo vederla dietro ad un costone nel punto in cui confluiscono tre sentieri, non vedendola, ha pensato che avesse raggiunto chi la precedeva. Così l'allarme è scattato solo una volta raggiunta forcella Cibiana dove il gruppo aveva le auto posteggiate. Rosetta non c'era. Silvestro Mazzarella l'ha chiamata al telefono e lei ha risposto rassicurando tutti sul fatto che stava bene senza tuttavia riuscire a dare indicazioni precise per farsi ritrovare. «Siamo tornati in forcella per cercarla, erano le 16 - ricorda il capogita - intanto però il cellulare non dava più segni di vita».

L'allarme

A quel punto è stata lanciato l'allarme: verso sera Soccorso alpino, Guardia di finanza, Vigili del fuoco hanno iniziato a battere i sentieri della zona, ma senza esito. Rosetta Oliva intanto non si è persa d'animo: «Quando ho capito di essermi persa e che almeno per quella sera nessuno sarebbe arrivato a cercarmi, non mi sono persa d'animo: ho bevuto un po' dell'acqua che mi era rimasta, ho mangiato una caramella, mi sono coperta bene con tutti i capi che avevo con me nello zaino, mi sono stesa sulla panca più lontana dalla porta per proteggermi dal freddo, ho chiuso gli occhi e mi sono addormentata». Al buio totale perchè il telefono scarico non consentiva di mettere in funzione la torcia. «Ho dormito profondamente - ricorda Rosetta - ero molto stanca per le numerose ore di camminata che avevo nelle gambe». Ieri mattina poi un piccolo miracolo tecnologico: Rosetta ha acceso il cellulare e come per magia era ricomparsa una tacca. Non tanto, ma abbastanza per mandare un messaggio a un'amica. Poi il cellulare è morto definitivamente e tutti i tentativi successivi di contattarla sono risultati vani.

Il ritrovamento

Intanto però l'amica che aveva ricevuto il messaggio ha avvertito il capogita che a sua volta l'ha subito girato al centro di coordinamento delle ricerche allestito al campo sportivo di Vodo. Tutti hanno tirato un sospiro di sollievo, Rosetta era viva e stava bene, ora il problema era rintracciarla e portarla al sicuro. Lassù intanto Rosetta ha fatto tutto quasi come al risveglio da una notte normale: è uscita alla luce, ha ripreso la traccia che il giorno prima aveva percorso per sbaglio in senso inverso, è tornata sulla strada principale dove un mezzo della Guardia di finanza l'ha incrociata. I militari l'hanno fatta salire a bordo dando il cessato allarme. Rosetta è stata rifocillata e portata in ospedale dove è stata visitata. Le sue condizioni erano buone, il dolore che lamentava ad un piede era la conseguenza di una microfrattura che si era procurata camminando, nulla di grave, ma ora qualche giorno di riposo non glielo toglie nessuno.

Il luogo

Il Col Dur è il rilievo culminante della breve dorsale Rite - Col Alto - Col Dur e scende coi bassi fianchi meridionali coperti da fitti boschi di faggi e larici sull'abitato di Fornesighe, segnando la confluenza tra le valli secondarie della Val di Zoldo, di Rutorto e di Cervegana. 

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