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L’Ucraina ha fermato definitivamente il transito del gas russo verso l’Europa. Un atto allo stesso tempo simbolico e concreto, che segna una frattura irreparabile nel già fragile legame energetico tra i due Paesi, e che, al contempo, inciderà profondamente sull’economia russa. Sebbene Mosca avesse da tempo subito una drastica riduzione delle esportazioni verso l’Europa, la mossa di Kiev chiude uno degli ultimi canali vitali attraverso il Cremlino continuava a convogliare il suo gas verso il mercato occidentale.
L’interruzione di questo flusso, che nel 2024 aveva ancora raggiunto i 10 miliardi di metri cubi, spinge la Russia a fronteggiare una perdita economica di circa 5 miliardi di dollari all'anno e costringe il paese a ripensare, ancora una volta, la sua strategia energetica. La dipendenza dai mercati asiatici, in particolare Cina e India, potrebbe non bastare a compensare l’assenza dell’Europa, e Mosca si trova ora a pagare il prezzo di un isolamento oramai profondissimo. Le risorse, una volta abbondanti, sembrano scivolare via a poco a poco, lasciando dietro di sé un’economia sempre più fragile e un futuro incerto.
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