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La sera del 31 dicembre, Laura Lucchin e Amerigo Basso erano davanti alla televisione ad ascoltare il messaggio di fine anno del presidente della Repubblica. E sono rimasti increduli quando Sergio Mattarella ha citato il loro figlio Sammy. «La fine dell’anno è anche tempo di bilancio - le parole del Capo dello Stato -. Ho incontrato valori e comportamenti positivi e incoraggianti nel volto, nei gesti, nelle testimonianze di tanti nostri concittadini. Li ho incontrati nel coraggio di chi ha saputo trasformare il suo dolore, causato da un evento della vita, in una missione per gli altri. Li ho letti nelle parole di Sammy Basso che insegnano a vivere una vita piena, oltre ogni difficoltà».
Sammy Basso è mancato lo scorso 5 ottobre all’età di 29 anni. Vicentino di Tezze sul Brenta, affetto da progeria, impegnato per diffondere le conoscenze e promuovere la ricerca scientifica sulla rara malattia genetica, ha lasciato un testamento di cui è stata data lettura al suo funerale: «Il mondo è buono se sappiamo dove guardare», uno dei messaggi. Per il settimanale Famiglia Cristiana, Sammy e i suoi genitori sono gli italiani dell’anno 2024 «per la straordinaria testimonianza di amore per la vita e di unità familiare», «vissuti nella semplicità, nell’umiltà e nell’autenticità».
Signora Laura, lei e suo marito sapevate che il presidente Mattarella avrebbe citato Sammy nel discorso di fine anno?
«Assolutamente no, eravamo davanti alla televisione, è stata una grande sorpresa, davvero, una meraviglia. Mai avremmo pensato che nel discorso di fine anno si parlasse anche di nostro figlio».
Che cosa vi ha colpito?
«Quando ha detto che le parole di Sammy insegnano a vivere una vita piena, oltre ogni difficoltà. Ecco, il Presidente ha colto veramente nel segno. Perché nostro figlio ha vissuto appieno la sua vita non sprecando mai un secondo e accettando sempre tutto quello che la vita gli ha posto davanti, senza mai lamentarsi. Anzi, andando controcorrente e cercando sempre una soluzione. Anche il suo lavoro alla fine era una sfida, perché sapeva bene che tutto quello che stava facendo lo faceva non per lui, perché per lui era già troppo tardi, ma per gli altri».
Ringrazierete in qualche modo il Capo dello Stato? Magari con un biglietto di saluti?
«Non so, non ci abbiamo ancora pensato. È stato tutto così inaspettato».
Domenica saranno tre mesi dalla morte di Sammy.
«Sì, sono stati tre mesi vuoti, duri. Siamo ancora nella fase di elaborazione. Sammy ha sempre riempito le nostre vite, ha lasciato un vuoto immenso».
Tanti ragazzi oggi hanno un atteggiamento rinunciatario, sicuramente aggravato dal periodo del Covid. Che cosa si sente dire a questi giovani?
«Sammy diceva sempre di non essere la persona giusta per dare consigli, però portava come esempio la sua esperienza di vita. Quello che posso dire è che Sammy non ha mai sprecato un secondo della sua vita, sapeva che vita davanti a sé non ne aveva tanta e infatti diceva: per fortuna tutti quanti abbiamo una fine, altrimenti chissà per quanto tempo continueremmo a procrastinare tutto. Anche durante la pandemia Sammy si era dato da fare, con degli amici aveva messo su un gruppo per spiegare agli altri cos'era il Covid e come ci si doveva comportare. Ecco, Sammy ci ha insegnato che ci sono sempre tanti motivi per trovare qualcosa da fare di buono. Bisogna spronarsi un attimo. La vita è questa. Se sprechiamo un giorno, nessuno ce lo darà più indietro».