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Santanchè sulle barricate: isolata da FdI, ma non cede. Foti: «Dimissioni? Sta a lei valutare»

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ROMA Daniela Santanchè lascia? O raddoppia? Per avere un’idea di dove si veda in futuro la ministra del Turismo di Fratelli d’Italia, rinviata a giudizio per falso in bilancio, basta dare uno sguardo al suo profilo Instagram. Tornato attivissimo ieri dopo qualche giorno di pausa, mentre fuori infuriava la bufera. E ora di colpo grondante foto, stories e “reel” tutti postati a mo’ di avviso: «Ci sono e resto qui». Resistenza a oltranza, o poco ci manca. È un crescendo. Ore dodici: un post per festeggiare «la crescita del settore turistico», dati Istat alla mano. Un’ora dopo, giacca bordeaux e sciarpa multi-colour, eccola presiedere al ministero una riunione con l’azienda americana Oracle. E subito dopo, nella stessa mise, ripresa al fianco dell’assessore al Turismo della Liguria Luca Lombardi, sorrisi e grande spot per la Regione affacciata sul Tirreno.

Santanchè, Meloni in pressing su La Russa: pranzo per indurla alle dimissioni. Ma la ministra: «Non lascio»

IL RITORNO

Sembrerebbe una giornata qualsiasi al ministero, se non fosse che fuori dal palazzone di via di Villa Ada il caso Santanchè monta come panna. Nel silenzio assordante, sempre più eloquente di Fratelli d’Italia e della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ieri le due donne al centro di questo caso tutto interno al partito leader del centrodestra si sono studiate a distanza. Segnali di fumo, voci che si rincorrono da un lato e dall’altro, smentite. Santanchè arriva a Roma con un treno da Milano a metà mattinata. Tempo di fare due passi lungo i binari di Termini ed eccola rassicurare i cronisti in agguato sul suo destino politico: «Sono tranquilla, non ho nulla da annunciare». Via via sulle agenzie escono le prime difese d’ufficio, un po’ stanche, degli alleati al governo. Per la Lega Matteo Salvini: «Non si deve dimettere, un rinvio a giudizio non è una condanna». Segue Antonio Tajani: «Noi siamo garantisti, il resto sono scelte personali». Di tutt’altro tenore i toni di Fratelli d’Italia. Fatta eccezione per Guido Crosetto, molto netto, «si è innocenti fino al terzo grado». È un carillon concordato dai vertici del partito e molto modesto nella difesa della ministra sulla graticola. Tommaso Foti: «Passo indietro? Sta a lei valutare». E il capogruppo alla Camera Galeazzo Bignami: «Innocenti fino al terzo grado di giudizio, valuterà lei». Tradotto: sta a lei, alla “Pitonessa”, decidere di fare un passo indietro. «La verità - ragiona un big del partito meloniano - è che sulla “Santa” non abbiamo concordato nessuna linea». Gelo artico. Come gelidi sono i rapporti tra la ministra e la presidente del Consiglio. In privato, a chi la cerca, la prima confida l’amarezza per l’isolamento dei colleghi di partito. E il silenzio della leader. Né ha apprezzato il turbinio di voci su un possibile avvicendamento con il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato Lucio Malan, avvistato ieri pomeriggio a Palazzo Chigi poco prima di essere raggiunto da Bignami. «Ricostruzioni folli, solo un incontro tecnico sulle autostrade» hanno fatto sapere a stretto giro dallo staff della presidenza smentendo un incontro a tre con Meloni sul Santanchè-gate.

MELONI PRENDE TEMPO

“Dani”, come è solita chiamarla la premier - sono legate da antica amicizia, incrinata nell’ultimo anno - per ora tira dritto. Oggi prenderà posto al Consiglio dei ministri: ordinaria amministrazione. E nel week end volerà a Gedda, in Arabia Saudita, per una visita programmata che inizialmente doveva incrociare la tappa saudita di Meloni, prevista in quegli stessi giorni. Poi l’agenda della premier è cambiata e ora a Palazzo Chigi escludono un vis-a-vis: coincidenze? Sotto sotto, la ministra nel mirino spera nel sostegno di Ignazio La Russa. Il presidente del Senato è amico di una vita, l’ultimo vero alleato nel partito. Un peso massimo. Ieri Santanchè è stata avvistata al Senato all’ora di pranzo e si è parlato di un pranzo a tu per tu. Proprio come quello del giorno prima tra La Russa e Meloni. La premier intanto prende tempo. Il can can delle opposizioni al grido “dimissioni subito”, con una nuova mozione di sfiducia in arrivo, la convince per ora a tenere la barra dritta. Ma è questione di tempo. Incombe un nuovo possibile processo, per truffa ai danni dello Stato. A quel punto anche le ultime difese cadrebbero. Sulla successione nessuna certezza. Dopo giorni di quotazioni alte per il deputato di FdI Gianluca Caramanna, consigliere al ministero, ora si fa strada l’ipotesi di un civico. Tra i nomi in lizza Alessandra Priante, presidente dell’Enit.

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