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“Satnam Singh? Ecco il problema alla radice di cui nessuno vi parla”

4 mesi fa 16
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Intervenuto da Francesco Borgonovo nel corso di ‘Punto & Accapo’, il sindacalista e saggista Savino Balzano ha detto la sua sulla vicenda Satnam Singh e sul tema del caporalato sollevatosi in seguito.
Il bracciante indiano morto tragicamente con un arto amputato e senza soccorsi è solo l’ennesimo decesso sul lavoro: un trend di morti he aumenterà vista la richiesta forsennata di produttività che sta dilagando in ogni settore. Ma difficilmente in molti ne vedono la radice.
Ascoltate il punto di vista di Balzano.


“Vedete, ora vi dico una cosa forte. Noi non possiamo rinunciare al caporalato. È provocatorio e ci mancherebbe altro.

Ma noi non possiamo rinunciare allo sfruttamento di massa. Non ce lo possiamo permettere. Senza lo sfruttamento di massa il nostro sistema collasserebbe.

Un sistema oggi in Italia senza lo sfruttamento di massa sarebbe insostenibile. Noi abbiamo un livello di povertà che non si era mai registrato nel paese. Abbiamo percentuali di cittadini italiani che sono sotto la soglia di povertà, in assoluta indigenza, incapaci di procurarsi anche i beni di prima necessità.

Parliamo del cibo che fa spavento. Grazie allo sfruttamento e al caporalato noi siamo in grado di tenere i prezzi di certi beni entro certi limiti. Se noi rinunciassimo al caporalato e allo sfruttamento, quei prezzi si alzerebbero e il livello di povertà esploderebbe ancora di più.

Allora tu hai due possibilità se vuoi perseguire il benessere dei tuoi cittadini: o aumenti il caporalato, aumenti lo sfruttamento per tenere ancora più bassi i prezzi e questa è la strategia di chi ti dice apriamo le frontiere. Apriamo le frontiere perché così arrivano ancora più morti di fame, ancora più indigenti che faranno concorrenza ai morti di fame che già sono dentro, così si abbassa ancora di più il costo del lavoro e si abbassa ancora di più il prezzo dei beni e i morti di fame italiani se li potranno comprare. Oppure, ragazzi, la differenza, l’altra strada è mettere in discussione il sistema, rafforzare la domanda interna, investimenti, risorse, politiche keynesiane, antiregressive, votate alla piena occupazione, espansive.

Ma non le puoi perseguire. Non le puoi perseguire in un’Europa che ti dice guardate “voi dovete ridurre il deficit”. Non lo puoi fare.

E allora ti dicono apriamo le frontiere e facciamo venire la gente perché non abbiamo lavoratrici e lavoratori. Lo capite che è un circolo vizioso? E lo capite che in tutto questo le responsabilità della sinistra, delle forze cosiddette progressiste, delle forze socialdemocratiche, è enorme? Sono loro i principali responsabili.

Io sono dell’idea che dobbiamo far entrare tutti quelli che possono entrare e che non mettono in discussione in peggio il sistema. Fare entrare eserciti di nuovi schiavi non è un bene per noi e non è un bene per loro.

Io sogno un’Italia che accolga delle persone e che dia un sogno, una speranza a queste persone, un’aspettativa di benessere a queste persone. Non che dica “venite, vedete che bel cetriolo vi sto preparando”. Questo è il punto.

Non è civile pensare ad un’Italia che ti fa entrare la gente perché sta già pensando a come sfruttarla, a come spremerla, a come massacrarla. La storia del bracciante di Latina che noi abbiamo raccontato, drammatica, violenta, deprimente, non è che una storia di tanti altri. Le nostre campagne sono piene di gente che si droga, che si bega pur di sostenere i ritmi di lavoro che sono ritmi insostenibili.

Andatevi a leggere il libro della Furlanetto di qualche anno fa che ha raccontato in maniera limpida certi fenomeni, come siamo diventati complici dello schiavismo di massa, credo sia in titoli. Descrive la situazione anche del caporalato, dello sfruttamento, ma è un libro che è uscito qualche anno fa, sono cose note, stranote.

Adesso ci fermiamo a parlarne perché ovviamente siamo colpiti da quello che è accaduto, perché dimostra una ferocia, una brutalità inconcepibile. Da italiani giustamente ci vergogniamo. Ma questa è una realtà che è nota e accadrà ancora, succederà ancora.

Ricordate la storia di Luana D’Orazio? Pareva che stesse crollando il mondo quando è morta quella ragazza, stritolata viva da un macchinario che era stato manomesso per aumentare la percentuale di produttività solo di qualche punto percentuale. Per questo motivo è morta Luana D’Orazio, giovanissima, mamma, stritolata viva. La mamma disse “il corpo di mia figlia era diventato un gomitolo”.

Questa è stata la fine di questa povera ragazza. Che cos’è cambiato dalla vicenda D’Orazio? Niente! Non è cambiata una mazza, non è cambiato niente, perché non si può cambiare”.

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