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Silvano Vigato trovato morto nella sua villetta, la fidanzata è in fin di vita. La telefonata disperata della figlia: «Mamma non respira, lui ha una pistola»

9 ore fa 1
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BORGO VENETO (PADOVA) - «Mia mamma non respira, il suo fidanzato è morto, ha una pistola». È questa la chiamata disperata arrivata al 118 nel tardo pomeriggio di ieri, intorno alle 16.45. Dall'altra parte del telefono, una giovane donna in preda al panico: era andata a cercare la madre 53enne nella casa del compagno della donna di Megliadino San Fidenzio, e l'ha trovata priva di sensi. Poi ha chiesto aiuto ai vicini di casa e telefonato al Suem.
Poco distante, il corpo senza vita di Silvano Vigato, 59 anni, riverso a terra in una pozza di sangue. Una scena raccapricciante, un mistero su cui i carabinieri e il pubblico ministero della Procura di Rovigo, Francesco D'Abrosca, stanno cercando di fare luce.
La donna era esanime, ma ancora viva. Il cuore batteva, anche se debolmente. Non respirava, nessun segno di violenza apparente. Vigato, invece, era stato colpito da un proiettile al petto, accanto a lui una pistola. L'arma era regolarmente detenuta e proprio da quell'elemento partono le prime ipotesi investigative.
La scientifica ha repertato ogni dettaglio, cercando di ricostruire l'accaduto. La donna è stata intubata e trasportata d'urgenza in elisoccorso a Padova, dove è ricoverata in terapia intensiva in condizioni gravissime. Non ha mai ripreso conoscenza.

 
NESSUNA RISPOSTA

I carabinieri sono intervenuti in via Rossini attorno alle 17. Il quartiere è nuovo, abitato da famiglie e professionisti, un angolo di tranquillità ai confini tra Padovano, Polesine e Veronese. Case ordinate, giardini curati, un'atmosfera serena, interrotta solo da quel nastro bianco e rosso teso davanti all'abitazione di Vigato.
Chi lo conosceva lo descrive come un uomo disponibile, un piccolo imprenditore che si era costruito una vita solida, anche se negli ultimi tempi aveva avuto qualche problema di salute. Nulla di grave, ma abbastanza da renderlo più fragile. «Sempre avanti e indietro dall'ospedale» raccontano i vicini, che faticano a credere a un epilogo così drammatico.
Accanto a lui, M.D.S., la donna con cui aveva una relazione da tempo. Un amore che, secondo chi li conosceva, sembrava solido anche se non vivevano assieme. Lei intermediatrice immobiliare, lui un uomo con una vita piena di impegni. Entrambi con figli avuti da precedenti relazioni, entrambi con un passato sentimentale alle spalle.


IPOTESI E DUBBI

Ma cosa è successo ieri pomeriggio in quella casa? Gli investigatori non escludono nessuna pista, neanche il tentato femminicidio. La prima ipotesi è che Vigato possa essersi tolto la vita con la sua pistola. Ma perché? E soprattutto, se si fosse suicidato, come si spiega la condizione disperata della fidanzata? È possibile che lei abbia avuto un malore, magari per lo choc di averlo trovato morto? O qualcuno ha tentato di ucciderla? E chi? Vigato o qualcun altro entrato nell'abitazione?
Per ora, nessuna risposta certa. La 53enne è in coma e la sua testimonianza potrebbe essere decisiva per ricostruire la verità. Nel frattempo, verrà sottoposta a esami strumentali per verificare la presenza di lesioni non visibili esternamente, che potrebbero spiegare il motivo del suo stato.
Il corpo di Vigato sarà sottoposto ad autopsia, il pubblico ministero Francesco D'Abrosca, già oggi affiderà l'incarico al medico legale. Da questo esame si capirà se effettivamente Vigato si è tolto la vita, come farebbe intendere la pistola vicino al suo corpo, o se, magari, sia stato ucciso e l'arma lì vicino sia un depistaggio.
Dai primi esami, sembra che la causa della morte sia stata un singolo colpo di pistola al petto. Resta da capire se sia stato lui a premere il grilletto o se ci sia un'altra mano dietro questa tragedia. E poi cos'è successo alla fidanzata. Choc o vittima di un'aggressione? Da parte di chi?
Le indagini sono in mano alla Procura di Rovigo. I prossimi giorni potrebbero essere decisivi per sciogliere questo mistero che ieri ha sconvolto Borgo Veneto.

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