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Siria, cade Damasco: ribelli vittoriosi in 11 giorni. Assad fugge e Putin concede l'asilo alla famiglia di Bashar

2 settimane fa 2
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Ejak el door, ya doctor: è il tuo turno, dottore. Si dice che questa frase, scritta nel marzo del 2011 da un gruppo di ragazzini sul muro di una scuola di Daraa, nel Sud della Siria, causò l’inizio della guerra civile. Gli adolescenti furono arrestati dalla polizia segreta, imprigionati, torturati, le famiglie protestarono e la repressione fu durissima. Le manifestazioni si diffusero a macchia d’olio in tutto il Paese: era l’epoca delle Primavere arabe. Il dottore richiamato dalla scritta è Bashar al-Assad. Dopo tredici anni, una guerra sanguinosa e frammentata, 500mila morti, 13 milioni di sfollati, migliaia di persone arrestate e torturate, l’uso da parte del regime di armi chimiche contro il suo stesso popolo, il sostegno diretto di Hezbollah, Iran e Russia che avevano salvato il regime, ieri in effetti il turno del dottore è arrivato. I ribelli, al culmine di un’avanzata di undici giorni iniziata ad Aleppo, sono entrati a Damasco senza incontrare resistenza.

Damasco, l'ingresso del comandante ribelle al-Jolani nella capitale applaudito dalla folla

FUGA A MOSCA

Assad è fuggito. Ha raggiunto il suo protettore Putin a Mosca. Il suo regime durava da 24 anni, quando successe al padre Hafiz al-Asad. I ribelli sono divisi in vari gruppi e all’avanzata da Nord si è aggiunta anche quella da Sud. L’opposizione è frammentata e tra chi combatte ci sono anche coloro che avevano intrecci con lo Stato islamico che durante la guerra civile s’insediò in parte del territorio siriano. Il gruppo più importante è quello di Abu Mohammed al-Jolani, vale a dire Hayat Thahrir al-Sahm, conosciuto con la siglia Hts. Al-Jolani ha lavorato molto, fin dall’inizio dell’offensiva, su un’immagine rassicurante della formazione. E anche ieri quando è arrivato a Damasco e ha baciato la terra, mentre la gente festeggiava, ha subito inviato messaggi di moderazione e visitato la grande moschea degli Omayyadi: «Noi siamo il futuro. È una vittoria per la nazione islamica. Questo nuovo trionfo, fratelli miei, segna un nuovo capitolo nella storia della regione. La Siria è stata un parco giochi per le ambizioni iraniane, diffondendo settarismo e fomentando corruzione. Il dittatore ha lasciato che la Siria diventasse la base del Captagon. Adesso la Siria volta questa pagina». Captagon è un’anfetamina, che è considerata «la droga dei terroristi» che veniva esportata dal regime.

Come avverrà la transizione? Dopo la fuga di Assad, ha parlato il primo ministro in carica, Mohamad Ghazi al Jalali, che ha dato la sua disponibilità a un passaggio di poteri ordinato e pacifico. Successivamente un gruppo di ribelli lo ha preso e scortato a bordo di un Suv per quello che assomigliava a un arresto. I nuovi padroni di Damasco hanno deciso il coprifuoco tra le 16 e le 5 del mattino e sono state diffuse delle direttive, rivolte soprattutto ai miliziani entrati nella città dove oggettivamente si rischia l’anarchia: «Dobbiamo tutti unirci e collaborare per presentare la migliore immagine della nostra rivoluzione e del nostro popolo. È vietato sparare in aria, poiché ciò causa terrore ai residenti e mette in pericolo la vita di persone innocenti. Vietato danneggiare le istituzioni pubbliche e le loro proprietà. Vietato entrare in qualsiasi proprietà privata». Al di là dei buoni propositi, le ore della caduta del regime hanno mostrato tutte le scene da manuale quando un dittatore viene cacciato: in diverse città sono state abbattute le statue (soprattutto quelle del padre di Assad); c’è stato l’assalto alle residenze del dittatore, che ha visto protagonisti miliziani ma anche comuni cittadini, che hanno vagato nel lusso delle grandi stanze, immortalato le scene con una selva di mani che brandivano gli smartphone. E portato via tutto ciò che era possibile. Sono scesi nei sotterranei e hanno visto l’ampio schieramento di auto di lusso - dalle Mercedes alle Lamborghini - di Assad. Un gruppo di miliziani è entrato anche nell’ambasciata italiana: il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha assicurato che non ci sono stati atti violenti nei confronti del nostro ambasciatore e dei carabinieri, unico problema il furto di tre automobili. Altra immagine immancabile quando cade il regime: il messaggio in tv. Un gruppo di ribelli, con aspetto trasandato ed espressione disorientata come spesso succede in questi casi, è apparso in diretta nella televisione di Stato, un tempo braccio mediatico di Assad, e ha annunciato che il dittatore era fuggito. Preso l’aeroporto, anche se i voli sono sospesi. Sono state aperte le porte delle prigioni: c’erano oppositori del regime rinchiusi da dieci anni, increduli, che hanno chiesto cosa fosse successo in questo lasso di tempo. Si è scavato per ore e ore per liberare coloro che erano bloccati, chissà da quando, nei sotterranei blindati del famigerato carcere di Sednaya, conosciuto come “mattatoio umano”, dove negli anni sono morti 30mila detenuti a causa delle torture e a migliaia sono stati giustiziati. Problema: sono stati liberati pure i delinquenti comuni e dunque il coprifuoco serve anche a limitare possibili crimini. Era vietato, ma tra le migliaia di persone che festeggiavano per strada c’era chi sparava colpi di kalashnikov in aria: il rumore a un certo punto è stato coperto dal boato delle esplosioni. Erano i bombardamenti israeliani su Damasco. Netanyahu ha commentato con soddisfazione la caduta di Assad, amico di Hezbollah e Iran, ma per essere sicuri che i nuovi padroni della Siria non diventino pericolosi, gli israeliani hanno colpito la sede dell’intelligence e una fabbrica dove si sviluppavano missili a lungo raggio. I soldati dello Stato ebraico sono anche entrati nella zona smilitarizzata del Golan e sono saliti sul versante siriano del Monte Hermon, dove hanno piantato una bandiera.

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