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Tre cavi sottomarini che collegano la Finlandia con l'Estonia sono stati danneggiati in poche ore ieri nel Mar Baltico. I primi sospetti hanno stretto il cerchio verso la principale candidata responsabile di aver provocato i danni. Si tratta della petroliera Eagle S, battende bandiera delle Isole Cook, ma nota da tempo per far parte della cosiddetta «flotta ombra» o «flotta fantasma» russa per aggirare le sanzioni trasportando e vendendo petrolio e per muovere i fili di quella che ormai è a tutti gli effetti una guerra ibrida. La Eagles S è stata prima seguita, poi agganciata e fermata dalla guardia costiera di Helsinki, con la nave Turva, che l'ha poi condottota nelle acque finlandesi. Secondo quanto emerge dai primi riscontri di analisti open source, la petroliera aveva ancora l'ancora (forse più di una) abbassata e in fase di trascinamento. Una situazione simile a quanto avvenuto un mese fa nelle acque tra Svezia e Danimarca con protagonista la nave cinese Yi Peng 3, accusata di aver tranciato a sua volta un cavo nel Mar Baltico. In mattinata il capo della sezione 'centro criminale nazionale' della polizia finlandese, Robin Lardot, ha diffuso un resoconto del sopralluogo: «Siamo saliti a bordo, abbiamo parlato con diverse persone che lavorano sulla nave e abbiamo raccolto prove. L'inchiesta è in corso e continuerà per diversi giorni» ha dichiarato Lardot, citato dall'emittente di servizio pubblico finlandese, Yle.
I movimenti della Eagle S
Secondo la ricostruzione la Eagle S, partita da San Pietroburgo alla volta di Port Said, in Egitto, nel momento pochi minuti prima di attraversare il cavo tra Estonia e Finlandia avrebbe perso il 25% della sua velocità . Alle 12.26 (ora locale, le 11.26 italiane), ora dell'inizio del guasto elettrico parziale riscontrato in Finlandia, è stata avvistata navigare grazie alle immagini satellitari proprio sopra all'EstLink 2, uno dei tre cavi danneggiati. Poi ha proceduto a una velocità alterata fino a raggiungere acque poco profonde, dove ha perso tutto lo slancio. Dopo alcune manovre ha ripreso velocità. Le dinamiche dei suoi movimenti sono molto simili a quelle di Yi Peng 3 e Newnew Polar Bear, le due navi accusate di essere i presunti sabotatori delle infrastrutture del Mar Baltico.
La flotta ombra di Putin
Ma come si muove la flotta ombra di Putin? L’Occidente ha imposto severe sanzioni contro le importazioni di petrolio russo e ha imposto un limite a quanto Mosca possa guadagnare dal loro greggio. L'Unione europea e il G7 hanno introdotto il cosiddetto price cap, che mira a far scendere il prezzo del petrolio russo a 60 dollari al barile. Le sanzioni vietavano alle compagnie occidentali di facilitarne il trasporto verso paesi terzi se era più costoso del prezzo massimo fissato. In generale, tuttavia, la Russia è riuscita a vendere il petrolio a un prezzo molto più alto del tetto massimo dei prezzi, e ciò è dovuto soprattutto all'utilizzo della sua flotta ombra, con la quale commerciano anche alcune aziende scandinave. Mosca evita però queste limitazioni spedendo il petrolio su vecchie e fatiscenti petroliere con proprietari sconosciuti o inesistenti, registrate in paesi come la dittatura militare del Gabon, favorevole a Putin, e per quest'ultimo caso della Eagle S, degli Emirati Arabi Uniti. Salpano dai grandi porti petroliferi russi nel Golfo di Finlandia e fanno un'ultima sosta all'ancoraggio di Skagen, in Danimarca, dove possono fare rifornimento di carburante, acquistare pezzi di ricambio e provviste e ottenere aiuto per il cambio degli equipaggi, prima di imbarcare il petrolio verso nazioni come l'India. Per questo motivo tre società danesi sarebbero finite nel mirino delle autorità per il loro supporto a queste operazioni. I dati di Kpler e MarineTraffic mostrano che nel 2024 le compagnie avrebbero aiutato e movimentato almeno 59 navi della flotta ombra. In realtà, però, potrebbero esserci molte più navi, poiché la ricerca copre solo una piccola parte delle navi da rifornimento delle compagnie. Sul tema si è espresso oggi il presidente della Finlandia, Alexander Stubb, che ha fatto appello su X per «eliminare» il rischio posto dalla «flotta fantasma» di navi russe, reagendo così al nuovo caso di cavo sottomarino interrotto.
La strategia
L'utilizzo di navi fantasma non è però una novità. Si tratta di un modello già visto in precedenza con un gran numero di compagnie di navigazione della flotta ombra che sono state sotto i riflettori delle autorità: nuove proprietà, nomi e registri di bandiera vengono utilizzati per oscurare il reale proprietario e continuare il trasporto di petrolio. «Qualora si appurasse che l'interruzione del collegamento elettrico tra Estonia e Finlandia EstLink2 è stata causata dall'interferenza di una nave di passaggio, i Paesi membri della Nato dovrebbero rapidamente consultarsi sulle azioni da intraprendere. Non si dovrebbe escludere la chiusura del Mar Baltico alle navi battenti bandiera di certi Paesi», ha scritto sul suo profilo X il presidente della commissione Esteri del Parlamento estone, Marko Mihkelsons.
I precedenti
Il mese scorso sono stati tagliati anche due cavi di telecomunicazione nel Baltico che collegano le vicine Svezia e Danimarca. I sospetti sono rapidamente ricaduti sulla nave cinese Yi Peng 3, che secondo i siti di tracciamento navale ha navigato sopra i cavi intorno all'ora in cui sono stati tagliati. La Svezia ha dichiarato lunedì che la Cina ha negato la richiesta dei pubblici ministeri di condurre un'indagine sulla nave e che questa ha lasciato l'area. I funzionari europei hanno detto di sospettare che molti degli incidenti siano sabotaggi legati all'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, mentre il Cremlino ha respinto questa ipotesi come «assurda» e «ridicola». Il 17 novembre è stato danneggiato il cavo Arelion che collega l'isola svedese di Gotland alla Lituania. Il giorno successivo, il cavo sottomarino C-Lion 1 che collega Helsinki e il porto tedesco di Rostock è stato tagliato a sud dell'isola svedese di Oland. Le tensioni intorno al Baltico sono aumentate dopo l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022. Nel settembre 2022, una serie di esplosioni sottomarine ha rotto i gasdotti Nord Stream che trasportano il gas russo in Europa, la cui causa non è ancora stata determinata. Nell'ottobre 2023, un gasdotto sottomarino tra la Finlandia e l'Estonia è stato chiuso dopo essere stato danneggiato dall'ancora di una nave cargo cinese.