Ieri sono riuscito a pagare la quota annuale dell’Ordine dei giornalisti con il Qr code. Se non sapete di che sto parlando, non preoccupatevi: per esserci riuscito, io mi sentivo una specie di hacker. Sono andato in giro per la redazione a raccontare tronfio della mia impresa digitale, finché uno non mi ha detto: beh, c’è un ragazzino di quindici anni che dalla sua cameretta, col suo computer, dirottava le petroliere nel Mediterraneo. Notizia vera. Il piccoletto era prima riuscito a cambiarsi i voti scolastici, violando non s’è capito se il sistema della scuola o quello del ministero.
Comunque: dove c’era cinque, metteva sei. E nello stesso modo ha rimediato alle carenze in pagella di qualche compagno. Poi, e il motivo è ignoto, forse solo per passatempo, si è messo a modificare le rotte delle petroliere, così che una andava a nord anziché a sud e l’altra a ovest anziché a est. Il reato è di una certa gravità, anche solo per la sicurezza, e sul liceale sta ora indagando la procura minorile. Fossi in Giorgia Meloni, comincerei a sondare il presidente Mattarella per la grazia e la famiglia del giovane criminale per un’assunzione al governo, sebbene si tratti di un governo senza neppure il ministero del digitale. Ma lo straordinario di tutta questa vicenda, è che un quindicenne con un computer qualsiasi sia in grado di commettere reati di tale portata, senza averne contezza, e senza che nessuno sappia bloccarlo. Questo spiega la distanza abnorme fra il mondo come è e il mondo come lo immaginiamo noi adulti, che ci sentiamo hacker se paghiamo con un QR code, e dibattiamo sul divieto o no dei telefonini in classe.