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Un tragico attacco terroristico ha sconvolto la notte di Capodanno a New Orleans, trasformando i festeggiamenti per l’arrivo del 2025 in un bagno di sangue. L’autore dell’attacco, identificato come Shamsud Din Jabbar, 43 anni, nato e cresciuto in Texas, ha noleggiato un furgone tramite un’app e lo ha lanciato contro la folla su Bourbon Street, nel cuore dello storico Quartiere Francese della città della Louisiana.
Secondo le autorità, Jabbar ha aggirato facilmente le barriere stradali e si è diretto a grande velocità contro la folla, travolgendo decine di persone: «Non è solo terrorismo, questo atto è stato generato dal male in persona» ha commentato poi il capo della polizia. Dopo aver ucciso 15 persone e averne ferite 30, Din Jabbar è sceso dal furgone, impugnando un fucile d’assalto, con cui ha ferito due poliziotti. Intanto però gli altri agenti erano riusciti a prendere la mira. Din Jabbar è caduto sotto i loro colpi, mentre tutto intorno scendeva un improvviso silenzio sgomento.
LA RICOSTRUZIONE
Dopo una prima reazione di cautela, l’Fbi ha confermato che si trattava di un episodio di terrorismo, che Din Jabbar «non aveva agito da solo» e che ci sarebbero «altri sospetti». In particolare gli investigatori stanno cercando «almeno altre due persone che avrebbero potuto essere coinvolte». Alethea Duncan, dell’ufficio dell’FBI di New Orleans, ha dichiarato in una conferenza stampa che i funzionari intendono identificare ogni possibile complice dell’uomo, e ha chiesto esplicitamente che chiunque abbia informazioni sul giro di amicizie del presunto terrorista si faccia avanti, anche anonimamente. Altri due esplosivi sono stati trovati nascosti nel quartiere.
Le videocamere di sorveglianza hannoripreso tre uomini e una donna mentre piazzavano uno dei vari ordigni esplosivi improvvisati scoperti nel quartiere francese, analoghi ai due ritrovati nel pick-up dell’autore della strage. Una circostanza che corrobora l’ipotesi di complici e di un piano per un attacco più potente. L’uomo aveva attaccato una bandiera nera dell’Isis al bordo del furgone.
Se verrà confermato, non si tratterà del primo caso di un veterano che diventa radicalizzato e colpisce il suo stesso Paese. Dopo Timothy McVeigh, un veterano suprematista bianco che uccise 168 inermi cittadini a Oklahoma City, nel 2009 lo psichiatra dell’esercito Nidal Hasan, uccise 13 commilitoni dopo essere diventato un estremista islamico. Jabbar ha prestato servizio nell’esercito americano per 10 anni, compreso un distaccamento in Afghanistan nel 2009, e secondo l’Fbi era stato rilasciato «con distinzione».
PROBLEMI DI SICUREZZA
Nonostante il massiccio dispiegamento di oltre 300 agenti di polizia e l’uso di droni per la sorveglianza durante le celebrazioni di fine anno, l’attacco ha messo in luce clamorose falle nella sicurezza, e il governatore Jeff Landry lo ha ammesso: «Abbiamo dei problemi, ma li risolveremo». Testimoni hanno riferito che le barriere meccaniche in acciaio, i “bullards” installati nel 2017 proprio per prevenire simili tragedie, non erano state dispiegate, e al loro posto – per lavori in corso – erano stati disposti semplici cavalletti di legno, e questo ha permesso al killer di lanciare il suo furgone ad alta velocità su Bourbon Street, e travolgere come dei birilli la gente che non è riuscita a farsi da parte. «Se le barriere fossero state attivate, l’entità dei danni sarebbe stata notevolmente ridotta», ha dichiarato con rabbia Jimmy Cothran, un residente locale. È dunque possibile che Din Jabbar avesse studiato il terreno del suo attentato, e fosse informato che poteva lanciare il suo furgone senza correre rischi. Il capo della polizia di New Orleans, Anne Kirkpatrick, ha dichiarato che veicoli della polizia erano stati usati come barriere per bloccare le strade, ma il sospetto le ha aggirate guidando sul marciapiede: «Avevamo davvero un piano – ha detto Kirkpatrick, ma il terrorista lo ha scavalcato». Gli inquirenti hanno sostenuto difatti che tutto è stato programmato con straordinaria efficienza per ottenere il massimo di danno. L’attacco è avvenuto poche ore prima della finale del Sugar Bowl, una delle più prestigiose partite di football universitario (rimandata a questa sera). Gli inquirenti vogliono accertarsi che non ci siano più pericoli, e che non ci siano altri esplosivi ancora non identificati. L’attacco contro New Orleans è avvenuto quando la città stava risollevandosi da una fama di città violenta.
I PRECEDENTI
Negli ultimi due anni il numero di omicidi a New Orleans è dimezzato, e i leader cittadini contavano di farsene un vanto quando il 9 febbraio la città ospiterà il SuperBowl, la spettacolare partita finale di football professionistico. Adesso invece tutti gli esperti di sicurezza sono in ansia al pensiero che qualcuno potrebbe voler tentare di ripetere l’attacco terroristico nel corso del grande appuntamento che porta decine di migliaia di turisti ed è seguito in diretta mondiale. Dopotutto lo stesso attentato di ieri è a sua volta una copia di quello che è successo il 20 dicembre scorso, a Magdeburgo, dove un uomo ha lanciato la sua auto contro la folla presente al mercatino di Natale, causando almeno due morti, tra cui un bambino, e oltre 60 feriti. Vari esperti hanno suggerito una possibile ispirazione o emulazione tra i due eventi. L’episodio ha sollevato interrogativi sulla gestione della sicurezza urbana in presenza di avvenimenti che attirano grandi folle, ma anche sulla prevenzione della radicalizzazione interna, un problema che sin dall’Undici Settembre è stato in cima alle preoccupazioni dei servizi di intelligence.
L’Fbi sta esaminando il profilo di Jabbar e i sui viaggi all’estero per determinare se ci siano stati contatti con organizzazioni terroristiche. Intanto, la città di New Orleans si unisce nel lutto per le vittime, e la sindaca LaToya Cantrell ha espresso la sua gratitudine ai tanti «colleghi sindaci che hanno chiamato offrendo aiuto e solidarietà».