Home SignIn/Join Blogs Forums Market Messages Contact Us

Thierry Breton, addio a Commissione Ue: «Me ne vado ripudiato da von der Leyen». I nodi di Ursula

2 giorni fa 2
ARTICLE AD BOX

Il giorno di domani, martedì 17 settembre, è segnato in rosso per Ursula von der Leyen. La presidente dell'esecutivo Ue vuole ufficializzare la squadra dei commissari davanti alla conferenza dei capigruppo, quindi determinare pure le deleghe e i ruoli "ombrello" degli almeno sei vicepresidenti esecutivi. Tra questi, dovrebbe rientrare anche l'italiano Raffaele Fitto, assieme alla spagnola Teresa Ribera. Il francese Thierry Breton, attuale commissario Ue al Mercato interno e indicato dal presidente Macron per un secondo mandato, ha invece lasciato la Commissione europea. 

L'addio del francese Breton

L'addio di Thierry Breton alla Commissione Ue rappresenta un nuovo terremoto nei già difficili negoziati di Ursula von der Leyen. Il francese ha così esordito su X: «Il 25 luglio, il presidente Emmanuel Macron mi ha designato come candidato ufficiale della Francia per un secondo mandato nel Collegio dei commissari, come aveva già annunciato pubblicamente a margine del Consiglio europeo del 28 giugno».

Poi, l’attacco diretto a von der Leyen: «Pochi giorni fa, nella fase finale dei negoziati sulla composizione del futuro Collegio, hai chiesto alla Francia di ritirare il mio nome, per motivi personali che in nessun caso hai discusso direttamente con me, e hai offerto, come compromesso politico, un portafoglio presumibilmente più influente per la Francia nel futuro Collegio. Ora ti verrà proposto un candidato diverso».

E ancora: «Negli ultimi cinque anni, mi sono impegnato senza sosta per sostenere e promuovere il bene comune europeo, al di sopra degli interessi nazionali e di partito. E’ stato un onore. Tuttavia, alla luce di questi ultimi sviluppi, ulteriore testimonianza di una governance discutibile, devo concludere che non posso più esercitare i miei doveri nel Collegio. Pertanto, mi dimetto dalla mia posizione di Commissario europeo, con effetto immediato».

Ursula all’Europarlamento tenta il blitz sui commissari

I nodi

L'ufficializzazione della nuova squadra di commissari europei non è in cassaforte. Breton a parte, uno dei nodi da sciogliere resta la Slovenia, il cui Parlamento non ha ancora formalizzato la scelta del governo sul nome dell'ex ambasciatrice in Germania e Svizzera Marta Kos. Un cambio in corsa, questo, che era arrivato dopo il pressing di von der Leyen ai paesi membri in nome della parità di genere. La presidente dell'esecutivo Ue - stando al giornale Frankfurter Allgemeine Zeitung - avrebbe intimato al premier di Lubiana, Robert Golob, di accelerare i tempi con la nomina e sbloccare lo stallo. A paralizzare la procedura, però, è il parlamento sloveno, con l'opposizione che accusa Kos di essere stata parte dei servizi segreti jugoslavi. Ma il gradimento parlamentare, è il ragionamento di von der Leyen, non è un requisito indispensabile. 

La maggioranza dei 2/3

Al momento, i colori politici della squadra di commissari rispecchiano gli equilibri dell'Eurocamera: 15 sono del Ppe, 5 di liberali e socialisti e uno ciascuno per i conservatori (l'italiano Fitto) e i patrioti. Rimane però da trovare la quadra sulle deleghe, perché le forze più sotto-rappresentate stanno tentando di strappare qualche portafoglio di peso. Bruxelles ha assicurato che non mancheranno i compromessi, specie durante le audizioni individuali davanti alle commissioni parlamentari competenti per materia, una fase spinosa e delicata che arriverà dopo l'esame su possibili conflitti d'interesse.  

Le sfide più complicate, insomma, saranno le audizioni parlamentari dopo la presentazione ufficiale del collegio dei commissari. Ursula von der Leyen punta ad una rapida calendarizzazione a ottobre, così da non accumulare ulteriori ritardi in caso di bocciature (nel 2019 saltarono tre pretendenti). E la voce che alcuni candidati siano a rischio corre, anche perché il via libera in commissione richiede una maggioranza elevata, dei due terzi dei membri, il che potrebbe rendere di nuovo determinanti i voti dei conservatori. Il timore è che qualche partito possa usare lo strumento del veto, magari per nomi divisivi come quello di Fitto di Ecr. Una mossa che, però, potrebbe portare a "ritorsioni" anche verso il proprio candidato. Si tratta di una fase di equilibrismo politico non semplice, che, inevitabilmente, rischia di scontentare qualcuno.

Leggi tutto l articolo