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Dopo aver a lungo inseguito il sogno di tornare nelle prime file della politica tedesca, Friedrich Merz ce l’ha fatta: è diventato cancelliere. La domanda che in molti si fanno però in questo momento è: ne avrà la stoffa? Il discorso su di che pasta deve essere fatto un cancelliere tedesco è da sempre un argomento di conversazione molto gettonato nella Bundesrepublik. Nel caso di Merz le perplessità riguardano più il carattere che il curriculum.
A differenza del suo mentore politico Wolfgang Schaeuble, ad esempio – che pur non trovandosi spesso in linea con la cancelliera è comunque sempre riuscito a restare a galla nei marosi della politica – Merz ha sempre preferito fare un passo indietro piuttosto che gettarsi nella mischia. Il che può essere un segno di avvedutezza, o di scarsa tenacia, dipende dagli esiti. Così come la sua decennale vicinanza con gli ambienti finanziari solleva oggi legittimi interrogativi: affronterà la crisi automobilistica come fosse un hedge fund o farà in modo che la finanza non alimenti le distanze dall’economia reale? Sarà capace di moderare, giungere a compromessi, o viceversa strappare, imporre una rottura, cambiare le carte in tavola?
Germania, Merz: "Ringraziamo gli elettori: è stato un grande successo"
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Ad appena ventiquattr’ore dalla vittoria – fragile, zoppa, ma pur sempre vittoria – dagli account social delle rappresentanze diplomatiche tedesche in Europa sono partiti una serie di video a sostegno dell’Ucraina, che scandiscono le fasi più cruente del conflitto con la frase «Io mi ricordo», pronunciata nelle diverse lingue dell’Unione. Un messaggio piuttosto inequivocabile, che posiziona la Germania a fianco dell’Europa e a una certa distanza dall’America di Trump.
Se le aspettative americane oscillano tra curiosità e scetticismo – i giornali statunitensi insistono molto sulla passione di Merz per il volo e la vita all’aria aperta – quelle di Bruxelles sono decisamente alte: ci si aspetta un’accelerazione sulla difesa comune, sui programmi di controllo della migrazione, sul fronte della riforma fiscale.
E anche sulla transizione climatica: Merz ha già detto di voler ridimensionare gli obiettivi, ma per molte aziende tedesche la sostenibilità è già sinonimo di maggiore produttività, per cui siamo ben lontani dal «drill, baby drill» che sembra piacere tanto alla nuova America. Piuttosto c’è già chi lo invita a rivedere la posizione tedesca sul nucleare, magari in accordo con la Francia.
Germania, Merz: "Formeremo un nuovo governo rapidamente per essere di nuovo presenti in Europa"
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A chiudere le porte al nucleare fu Angela Merkel in seguito alle proteste seguite all’incidente nucleare di Fukushima in Giappone nel 2011; da allora il «no» tedesco ha costituito una barriera insormontabile alla ripresa del dossier. Ma sono in molti a Bruxelles a sperare che almeno la produzione di piccoli reattori nucleari su piccola scala possa essere ripresa (e nel programma elettorale di Merz si parlava comunque di promuovere la ricerca).
Per fare tutto questo avrà bisogno di alleati affidabili, e finché non sarà chiara la coalizione di maggioranza sarà difficile capire i margini di riuscita. Ma i dossier su cui tutti si aspettano un gesto in grado di cambiare il corso stagnante del dibattito sono sicuramente tre: l’Ucraina, per mostrare il posizionamento internazionale; la questione migratoria, per contenere le spinte dell’estrema destra; il nucleare, per modificare l’assetto della discussione energetica in Europa. E per marcare le distanze con la sua miglior nemica, Angela Merkel.