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Trump, il piano per mettere fine alla guerra in Ucraina: pressing su Kiev e Putin

4 ore fa 1
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Un fiume in piena sulla guerra in Ucraina. Donald Trump è sicuro di poter essere il leader che riporterà la pace tra Mosca e Kiev: il momento è quello giusto, gli ucraini vogliono la trattativa e la Cina di Xi Jinping potrà essere d’aiuto. Questi i messaggi che Trump “recapita” in videocollegamento al Forum di Davos. «Intanto, questa è una guerra che non sarebbe mai dovuta cominciare. Se fossi stato Presidente, non sarebbe mai iniziata. Questa - ripete - è una guerra che non sarebbe mai, mai dovuta iniziare». La colpa è di Biden. «Durante la mia amministrazione non se ne parlava nemmeno. Sapevo che era il frutto proibito per il presidente Putin, ma sapevo anche che non sarebbe mai entrato in Ucraina, non l’avrebbe mai invasa». Non con lui, Trump, alla Casa Bianca. «Poi, quando me ne sono andato, sono successe cose brutte, sono state dette cose brutte, c’è stata molta stupidità da entrambe le parti, e adesso ci ritroviamo così, con tutte queste città bombardate che sembrano cantieri di demolizione, e molte persone uccise». Trump ammonisce che in Ucraina sarebbero morte «molte più persone di quello che viene riportato. Quando vedi una città demolita, con grandi edifici abbattuti dai missili e da tutto il resto e poi dicono che una persona è stata ferita, non è vero. Sono rimasto molto sorpreso, perché è il mio lavoro costruire, nel vedere quegli edifici che coprono 2-3 isolati, alti venti piani, grandi e solidi, abbattuti. E dentro c’erano molte persone». Adesso, poi, sono virali le immagini dei soldati uccisi dai droni. «È una cosa molto triste da vedere». In particolare, quei campi aperti. Forse un riferimento alle immagini dei soldati nord-coreani, in 11mila mandati al macello, colpiti da velivoli senza pilota mentre scappano senza riparo. La Corea del Nord ha annunciato che ne manderà altri in aprile, riferisce l’Institute for the Study of war, ma prima di allora i nordcoreani della prima ondata potrebbero già essere tutti caduti. «È importantissimo fermare queste morti. Milioni di russi e ucraini dovranno essere liberati dalla guerra». Per riuscirci, Trump ribadisce di voler parlare con Putin. «Mi piacerebbe incontrarlo presto». Pure l’Ucraina sarebbe «pronta a un accordo per far finire il conflitto».

LA STRATEGIA

Zelensky pone come condizione la sicurezza, garantita da una forza multinazionale occidentale con la partecipazione anche degli Stati Uniti. E il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, conferma la disponibilità a «un dialogo paritario e reciprocamente rispettoso. Aspettiamo segnali, che ancora non sono stati ricevuti». Trump evoca poi gli strumenti per convincere la Russia a trattare. Le sanzioni, anzitutto, se Putin si ostinerà a non sedersi al tavolo negoziale. «Nessun elemento di novità», ribatte Peskov. «Nel suo primo mandato, Trump è stato il presidente Usa che ha fatto più ricorso alle sanzioni. Questi metodi gli piacevano». Altra suggestione trumpiana: «Chiederò all’Opec e a Riad di abbassare i prezzi del petrolio: se il prezzo scendesse, la guerra tra Russia e Ucraina finirebbe immediatamente». Forse, in questa ottica di collaborazione per la stabilità globale Trump confessa: «Xi mi piace molto, penso che avremo un ottimo rapporto, vogliamo solo correttezza e un campo di gioco alla pari. Non vogliamo strafare». Con la Cina le relazioni, assicura, sono sempre state «ottime», anche se il Covid le ha messe a dura prova. «Gli Usa hanno un arsenale nucleare molto più grande di quello della Cina. A Xi e a Putin chiederò di denuclearizzare. Al presidente Putin piaceva molto l’idea di tagliare il numero di testate nucleari, il resto del mondo ci avrebbe seguito e anche la Cina si sarebbe unità a noi». Al tempo stesso, Trump si rivolge ai Paesi Nato, specie quelli europei, incalzandoli sulla necessità di aumentare la percentuale di Prodotto interno lordo da destinare alla difesa. Al 5 per cento, per l’esattezza, obiettivo che neppure gli Stati Uniti hanno finora raggiunto, fermandosi al 3,4 per cento. Quanto al vertice con Putin, il portavoce Peskov accenna quasi a un invito quando auspica che Trump «condivida la gioia di celebrare l’80° anniversario della vittoria nella Seconda guerra mondiale il prossimo maggio. Magari a Mosca. Nelle esternazioni di Trump anche recenti, non mancano le espressioni di simpatia verso la Russia, che «ci ha aiutati a vincere la Seconda guerra mondiale». Peskov ricambia, affermando che neanche Mosca dimenticherà mai «l’aiuto ricevuto dagli Usa per vincere quella guerra». Certo, i nodi sono tutti ancora intrecciati. Putin si mostra accondiscendente, intanto però il suo esercito avanza nel Donbass, chilometro per chilometro, e martella città, case e infrastrutture. Per il momento, chiusura totale alla presenza di forze occidentali di mantenimento della pace, mentre Zelensky insiste che non solo debbano esserci, ma dovrebbero comprendere sicuramente gli Stati Uniti. Nessuna rivendicazione, invece, sull’ingresso nella Nato. Il leader ucraino dà per acquisito che non ci sarà, almeno a breve o medio termine.

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