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Ucciso con 35 coltellate a Lodi, due fermati

4 ore fa 1
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Sono compagni di scommesse i due uomini finiti in manette con l'accusa di aver non solo ucciso con 35 coltellate ma anche rapinato Roberto Bolzoni, l'uomo di 61 anni trovato morto martedì scorso, nel parcheggio di piazza Omegna a Lodi, a bordo della sua automobile.

Si tratta di Roberto Zuccotti, 48 anni, e del nipote che vive con lui Andrea Gianì, 29 anni, entrambi accusati di omicidio e rapina. Due disoccupati, così come la vittima che frequentavano da mesi dato che Bolzoni li accompagnava spesso con la sua macchina per andare a giocare tutti insieme al punto scommesse Snai di Lodi. Li andava a prendere in auto, la stessa su cui è stato trovato senza vita, passavano alcune ore nella sala scommesse e poi li riportava a casa loro, nel Lodigiano.

I carabinieri del Comando provinciale di Lodi, con il supporto del Ris di Parma, ci hanno messo quattro giorni per fornire alla Procura indizi sufficienti per richiedere i fermi. Il punto di partenza è stata un'impronta digitale del 48enne repertata in una delle tracce di sangue nell'auto del delitto. Le forze dell'ordine avevano già le sue impronte per precedenti per spaccio e reati contro il patrimonio e sapevano che era uno scommettitore abituale, così come la vittima.

Hanno quindi acquisito i filmati delle telecamere del Punto Snai che hanno mostrato che domenica 16 febbraio, giorno della scomparsa della vittima, i due erano insieme e hanno lasciato alle 18.30 la sala scommesse con anche Gianì che a quel punto diventa un altro sospettato, dato che lui e lo zio sono stati gli ultimi ad aver visto Bolzoni vivo. Quando i Carabinieri si sono presentati nella casa dove convivevano, hanno trovato le scarpe di entrambi lavate ma con tracce di sangue umano.

A stabilirlo la prova del tampone al quale sono seguite analisi genetiche ma tanto è bastato perchè la pm Martina Parisi abbia firmato il provvedimento di fermo eseguito la scorsa notte, con il trasferimento prima al comando provinciale di Lodi per l'interrogatorio con la pm e, poi, stamattina, nel carcere di Lodi. Si è avvalso della facoltà di non rispondere lo zio fermato, limitandosi a nominare un avvocato di fiducia anche se stanotte è riuscito a presentarsi solo un difensore d'ufficio.

Il nipote, invece, su indicazione dei propri familiari ha nominato l'avvocato milanese Alessandro Corrente che spiega all'ANSA: "Il mio assistito ha confermato di essere uscito dalla sala giochi con Bolzoni e Zuccotti ma ha spiegato di essere, poi, stato accompagnato subito a casa da dove non si è più mosso e dove lo hanno trovato, poi, suoi parenti man mano che rientravano. Non si è, invece spiegato, come possano esserci tracce di sangue umano sulle sue scarpe". Intanto, la famiglia di Bolzoni fa sapere di non aver mai sentito parlare dei due fermati prima di oggi. Rimangono tuttora, comunque, da ritrovare una collana e un anello d'oro della vittima, il suo telefonino e il suo portafogli ma anche la chiave della sua auto e l'arma del delitto, un coltellino dalla piccola lama, probabilmente a serramanico. 

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