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Una malattia seria

6 mesi fa 4
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Daniele Nahum, consigliere comunale ed ex vicepresidente della comunità ebraica di Milano, ha lasciato il Pd poiché ritiene intollerabile che alcuni dirigenti del partito partecipino a manifestazioni in cui si chiede la cancellazione dello Stato di Israele, lo si paragona al Terzo Reich, si spende la parola genocidio per stabilire un parallelo fra sionismo e nazismo. Pochi giorni prima e per motivi analoghi, Roberto Cenati si era dimesso dalla presidenza della sezione milanese dell’Associazione partigiani. A sinistra pare ci sia un problema. E lo ha spiegato bene Nahum, ma se ne fa esperienza ogni giorno: una diffusa ambiguità prossima all’antisemitismo la si coglie oggi più a sinistra che a destra, dove qualche sfessato si mette giusto la camicia nera ad Acca Larentia e notifica nostalgia a braccia tese. Ma è a sinistra che – uso ancora parole di Nahum – il pesce puzza dalla pancia, lo si sente nei cori in piazza e lo si legge nelle invettive dei social. E se nella vicenda di Cenati il Pd aveva buoni motivi per dire la sua, e scuse altrettanto buone per tacere, è in quella di Nahum che il silenzio è terribile. Hanno parlato soltanto gli aderenti a Sinistra per Israele, l’associazione che ha in Piero Fassino il suo uomo di spicco. Dalle sommità del Pd invece si sente fischiettare. Come se non fosse successo nulla. Un po’, capisco, l’allarme quotidiano del fascismo in declinazione meloniana viene male, se si ammettono certe grane in casa. Un po’ ci si illude che, facendo finta di niente, la malattia scompaia. Ci si augura si dissolva nel vento. E invece la malattia è seria e può soltanto aggravarsi.

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