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Agnelli, gioielli lasciati fuori dall'eredità: valgono 50 milioni. I pm: ori di Marella divisi tra i nipoti Elkann

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Nella massa ereditaria da 800 milioni transitata da Marella Caracciolo ai fratelli Elkann, circa 50milioni erano riconducibili ai gioielli di “lady Fiat”. Orecchini, collane, bracciali, anelli di oro, perle e diamanti. Un tesoro che è stato spartito tra i tre nipoti prediletti, dopo la sua morte (avvenuta il 23 febbraio 2019), e sul quale non sono state pagate le imposte di successione. È quanto emerge dagli sviluppi investigativi dei finanzieri del nucleo di polizia economica finanziaria di Torino, che hanno portato il giudice delle indagini preliminari del Tribunale subalpino - su richiesta della Procura guidata da Giovanni Bombardieri - ad emettere un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per 74,8 milioni di euro a carico di John, Lapo e Ginevra Elkann, dello storico commercialista di famiglia Gianluca Ferrero e del notaio svizzero Urs Robert Von Gruenigen, indagati (a seconda delle posizioni) per frode fiscale e truffa ai danni dello Stato. Di questi 74,8 milioni, circa 42,8 milioni sono riconducibili all’evasione dell’Irpef sulla rendita vitalizia che Margherita Agnelli pagava alla madre e 32 milioni all’evasione delle imposte sulle successioni e donazioni.

IL FAMILY OFFICE

Inoltre in Svizzera c’era un ufficio, una sorta di segreteria da remoto, che aveva un compito ben preciso: far credere che Marella Caracciolo risiedesse stabilmente lì. I dipendenti che lavoravano per questo ufficio «creato ad hoc» erano stati assunti da John Elkann, a dimostrazione che la strategia della fittizia residenza in terra elvetica della nonna faceva parte di un piano ben preciso, studiato nei minimi dettagli, il cui obiettivo era quello di eludere il fisco italiano. Questo “family office” oltralpe «provvedeva a tutte le incombenze relative alla gestione della posizione svizzera della Caracciolo». La corrispondenza che arrivava lì veniva inviata a Torino e viceversa. Sempre da lì partivano i pagamenti del personale domestico che assisteva in Italia la moglie del defunto avvocato Gianni Agnelli, eseguiti tramite conti svizzeri. Nell’ufficio c’era anche un telefono, con numero intestato a “lady Fiat”, e quando squillava c’era sempre qualcuno incaricato di rispondere per dissimulare il fatto che la moglie dell’Avvocato non fosse lì.

IL MEMORANDUM

D’altronde il “piano” era stato ben articolato nel memorandum trovato durante le perquisizioni del febbraio scorso, nascosto nella cantina dello studio del commercialista Ferrero. Il foglio, anche se senza firma e senza data (dal testo si ricava che risalirebbe al 2009 o al 2010), viene ritenuto dai pm coordinati dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio di «estremo interesse investigativo», in quanto «traspare una preordinazione sistematica e dolosa di elementi volti a integrare i reati in contestazione». Per «celare l’identità delle parti in causa», spiegano gli inquirenti, si usa la dicitura “signora X” per indicare Marella Caracciolo e “signora Y” per indicare la figlia Margherita. «Finché la signora X è viva il nostro obiettivo principale deve essere quello di mantenere e proteggere il suo permesso permanente di residenza» in terra elvetica, si legge in questa sorta di “vademecum della truffa”. «Nel caso di decesso della signora X dovremo dimostrare che il suo ultimo domicilio era in Svizzera». Oltre «alla questione dell’imposta sulla tassa di successione», il fine è preservare «la validità del patto successorio» con cui Margherita si è spogliata di tutto. «Sarà cruciale che gli eredi della signora X (ossia i fratelli Elkann, ndr) intentino causa in Svizzera prima che la signora Y (Margherita, ndr) lo faccia in Italia» - cosa che poi è realmente successa - «chiedendo una sentenza declaratoria che riconosca il patto successorio come valido e vincolante». «Gli altri arrangiamenti saranno l’organizzazione della corrispondenza e, se possibile, l’installazione di una linea telefonica personale». Ma per gli inquirenti Marella «quantomeno dal 2010 ha dimorato in Italia per la maggior parte dei giorni, mentre in Svizzera ha trascorso meno di due mesi l’anno».

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