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Alessandra, l’amore per i bambini ha sempre fatto parte di te?
Il mio amore per i bambini, in particolare i neonati, nasce in conseguenza della mia curiosità rispetto alla gravidanza e alla fertilità. Avevo 11 anni quando mia madre rimase incinta di mia sorella e mi permise di seguire la gravidanza passo, passo, dalle visite al corso di preparazione al parto. Questo è ciò che, in realtà, mi ha fatto appassionare incredibilmente alla maternità e, successivamente, ai neonati e al loro sviluppo. Si è trattato di una passione che ha poi incontrato il desiderio di offrire sostegno alle donne. Successivamente, la mia gravidanza e poi la maternità, ricche di emozioni e sensazioni spesso contrastanti, mi hanno restituito un’idea della mia professione completamente nuova.
L’ostetricia è quasi una missione, soprattutto oggi in cui le maternità sono pochissime e mirate.
Ebbene sì, oggi facciamo meno figli e questo rende la maternità un’esperienza più complicata perché l’intera società non è strutturata per occuparsi di genitori e famiglie. Questo fa sì che mai come oggi il bisogno informativo e il supporto fattivo siano un bene essenziale. L’ascolto e l’empatia sono aspetti di grande importanza e nel mio lavoro cerco ogni giorno di esserne portavoce attraverso i miei contenuti in modo da arrivare a quante più future mamme.
Quando e come è nata l’idea di diventare imprenditrice?
Direi che il diventare imprenditrice è stata più una conseguenza naturale che una scelta. Durante la pandemia ho portato online i corsi che offrivo in presenza da oltre dieci anni a Como, la mia città. Da lì la richiesta è aumentata e continua a crescere. Si trattava principalmente di corsi di preparazione al parto per la coppia, corsi sull’allattamento, sullo svezzamento e la disostruzione pediatrica. Così a luglio 2021 ho creato la mia piattaforma UniMamma, senza grandi aspettative in realtà, solo per permettere a più genitori di seguire i miei corsi negli orari che preferivano, in differita, da qualsiasi luogo d’Italia e anche dall’estero.
Qual è la chiave del successo di UniMamma?
Credo che la mia passione sia stata uno degli elementi determinanti insieme al piacere di raccontare e trasmettere informazioni. Amo semplificare contenuti complessi per renderli alla portata di tutti senza che vi sia bisogno di una laurea in medicina o in ostetricia per comprenderli. Nei miei corsi pre parto ho sempre parlato utilizzando termini semplici, accantonando le parole tecniche e complesse che ginecologi e ostetriche usano quotidianamente per comunicare. Credo sia questo, insieme alla convinzione che un progetto per poter funzionare debba fare il bene di tanti e non solo l’interesse di chi lo ha pensato. Il bene comune è la mia priorità.
Qual è il tuo obiettivo a breve e come ti vedi tra qualche anno?
Il mio desiderio è quello di continuare nella mia attività e lavorare per sensibilizzare l’opinione pubblica e il mondo sanitario rispetto ai bisogni dei neo-genitori e, nello specifico, rispetto alle vulnerabilità del processo della maternità. Ci sono molti ambiziosi progetti ai quali sto lavorando e che vedranno la luce nel corso del 2024 tra cui un nuovo libro e altri strumenti concreti e utili per portare supporto empatico nel mondo della maternità.
Worklife balance: per le mamme è quasi una chimera…
Per la donna questo è un equilibrio complesso da ottenere poiché è completamente sbilanciato dal peso del carico emotivo e pratico che la nostra cultura attribuisce al sesso femminile. Il lavoro di cura dei figli, della famiglia e della casa gravano ancora prevalentemente sulla donna e, anche a fronte di un partner collaborativo, è la società a non comprendere e, quindi, a non incoraggiare questo atteggiamento che probabilmente richiederà generazioni per affermarsi. Oggi, infatti, la spinta è ancora verso una scelta obbligata: lavoro o famiglia e troppe donne sono tuttora costrette a piegarsi a intraprendere una sola delle due opportunità.
Tempo libero: che mi dici?
Un’utopia per molti! E lo dico consapevole che lo è stata anche per me, per diverso tempo dopo la nascita di mio figlio. Ancora oggi mi devo ricordare spesso di prendermi del tempo per me. Alla rinuncia ci si abitua ed è per questo che quando mi rendo conto di essere entrata nel turbinio di impegni e responsabilità senza soluzione di continuità, cerco di fermarmi, magari anche solo ritagliandomi un’ora per fare quello che serve a ritrovarmi rimettendo tutto nella giusta prospettiva.
Un tuo suggerimento alle ragazze che vogliono diventare imprenditrici.
Non è facile essere prese sul serio, soprattutto quando si è donne e quando si è giovani. Io ho avuto il grande privilegio di incontrare persone positive e brillanti, che si sono affezionate al progetto e che ogni giorno mi accompagnano nel definire obiettivi e priorità. Quindi consiglio di crederci, di pensare in grande, di attorniarsi di persone di valore che possano spronare nei momenti di difficoltà e sappiano gioire insieme di ogni piccolo successo. Bisogna andare avanti dritti verso un obiettivo che sia utile alla collettività e non solo a sé stesse, perché è questo che dona al progetto la possibilità di realizzarsi.