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Cecilia Sala, le accuse: «Violate leggi islamiche». Spionaggio escluso, potrebbe ricevere una multa

3 giorni fa 2
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Dopo undici giorni di detenzione nel carcere di Evin, il governo di Teheran formalizza le accuse nei confronti di Cecilia Sala. Il capo di imputazione è generico: la giornalista ha «violato le leggi della Repubblica islamica dell’Iran». Un atto ufficiale che letto in controluce, in chiave diplomatica, viene interpretato dalla Farnesina come un segnale positivo. Ovvero la disponibilità ad aprire trattative per il suo rilascio, comunque complesse poiché la condizione per riportare la reporter in Italia è rimandare a Teheran l’ingegnere dei droni Mohammad Abedini Najafabadi, fermato all’aeroporto di Malpensa il 16 dicembre su mandato degli Stati Uniti.

L’INCHIESTA

Ieri il dipartimento generale dei Media esteri del ministero della Cultura e dell’orientamento islamico dell’Iran ha motivato con una nota la detenzione di Cecilia Sala. «La cittadina italiana è arrivata in Iran il 13 dicembre con un visto giornalistico ed è stata arrestata il 19 per aver violato la legge della Repubblica islamica dell’Iran - scrive l’agenzia Irna - Il suo caso è sotto inchiesta. L’arresto è stato eseguito secondo la normativa vigente e l’ambasciata italiana è stata informata. Le è stato garantito l’accesso consolare e il contatto telefonico con la famiglia». La politica del ministero «è sempre stata quella di accogliere le visite e le attività legali dei giornalisti stranieri, aumentare il numero di media stranieri nel Paese e preservare i loro diritti legali», prosegue il comunicato. «È stato aperto un fascicolo su Cecilia Sala e sono attualmente in corso le indagini. Il suo arresto è avvenuto in base alla normativa vigente. Saranno forniti ulteriori dettagli se la magistratura lo riterrà necessario», conclude.

Le indagini sulla giornalista, dunque, sono ancora nelle fasi iniziali, non c’è un’ipotesi di reato ma solo un’accusa imprecisata, il che lascia supporre che la sua sia una cattura preventiva, avvenuta senza prove e innescata dal fermo di Abedani. Ma il fatto che Teheran affermi apertamente l’attuale insussistenza di reati specifici a carico di Cecilia Sala viene interpretata dalla Farnesina come una dichiarazione di disponibilità al negoziato, che potrebbe concludersi con una sanzione a carico della giornalista e la sua liberazione. In che tempi è impossibile da prevedere, soprattutto perché legato al destino giudiziario di Mohammad Abedini Najafabadi. La Corte d’Appello di Milano ha convalidato l’arresto, spetterà ai giudici se accogliere la richiesta di estradizione formalizzata dagli Stati Uniti.

La riconsegna del trentottenne iraniano a Teheran - condizione esplicitamente richiesta dal regime degli ayatollah per rilasciare la giornalista - è solo una della opzioni in campo. Ed è quella su cui gli Stati Uniti, l’altro Paese coinvolto nel confronto, mostrano maggiori resistenze. L’ipotesi alternativa consiste in uno scambio triangolare come già avvenuto in diversi casi: la liberazione di prigionieri iraniani in altri Paesi, che potrebbero tornare a Teheran solo dopo la scarcerazione della reporter. Un’operazione che tuttavia solo gli Usa sarebbero in grado di orchestrare, considerata l’ampia portata internazionale.

ISOLAMENTO

In ogni caso per riportare a casa la reporter Teheran chiede una contropartita e lo ha fatto intendere chiaramente lo stesso viceministro degli esteri iraniano Vahid Jalalzadeh ricevendo l’ambasciatrice italiana Paola Amadei. Come sottolinea il portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury, l’Iran ha una «lunga tradizione» di fermi di cittadini stranieri o con doppio passaporto per scambi con iraniani detenuti in altri Paesi e il caso di Cecilia Sala è da considerarsi un «rapimento». La vaghezza delle accuse alla giornalista riferite alla violazione delle leggi islamiche senza ulteriori precisazioni, afferma, «è un segnale che è stata arrestata per attuare uno scambio: dalla postura di chi ha intervistato, alle regole sul velo o alla propaganda contro il regime, avrebbero detto subito quali sono i reati di cui è accusata».

Cecilia Sala è in una cella a Evin in regime di isolamento, il direttore dei servizi consolari italiano a Teheran le ha portato beni di prima necessità, il governo iraniano assicura che le sue condizioni sono buone e non subirà alcun tipo di pressione. Da quanto filtra, la giornalista avrebbe chiesto di essere spostata in un settore per detenute comuni, possibilità tuttavia ritenuta irrealizzabile perché potrebbe mettere a rischio la sua incolumità e i contatti favorirebbero una circolazione di informazioni.

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