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L’inferno californiano continua a bruciare, seminando morte e distruzione da Malibu a Santa Monica, da Altadena a Calabasas e alla San Fernando Valley, Los Angeles. Gli incendi plurimi che stanno devastando il Sud dello Stato hanno già ucciso dieci persone e distrutto almeno diecimila edifici: è andata in fumo un’area di circa 117 chilometri quadrati, più o meno la dimensione di San Francisco. Ma il fuoco è stato così violento e così immediato che si teme ci possano essere altre vittime. Il vento, inoltre, continuerà a tirare fino a martedì e le fiamme non sono ancora state domate. Mentre le autorità cercano di gestire i soccorsi e assistere le oltre 180 mila persone evacuate, in California monta la rabbia per come la situazione è stata gestita. La comunità di Pacific Palisades aveva infatti chiesto un piano di protezione dagli incendi che però non è mai stato organizzato, senza contare che la sindaca di Los Angeles, Karen Bass, il primo giorno della catastrofe non era in città, ma in Ghana, per partecipare all’insediamento del presidente. È stato imposto il coprifuoco notturno, anche per scongiurare gli sciacallaggi. In uno scenario apocalittico, le squadre dei militari perlustrano i quartieri casa per casa alla ricerca di vittime: le autorità hanno bloccato l'accesso alle aree devastate, solo i residenti possono accedere. A preoccupare le forze dell’ordine, difatti, ci sono anche i saccheggiatori. La Guardia Nazionale e oltre 200 poliziotti pattugliano costantemente le aree evacuate per proteggerle da criminali senza scrupoli in cerca di facili bottini, spesso travestiti anche da vigili del fuoco. Intanto iniziano a emergere maggiori dettagli sulle cause che avrebbero provocato i roghi. Secondo i media americani, nel mirino sarebbe finita la rete elettrica. I dati che lo dimostrerebbero sono quelli di Whisker Lab, una compagnia specializzata che monitora le forniture energetiche segnalando incidenti e segni di stress. Al momento un terzo delle case sono senza elettricità perché la società che la gestisce teme che possano scoppiare nuovi incendi se il vento dovesse abbattere le linee non sotterranee.
LA POLITICA
Non solo danni economici. La tragedia losangelina potrebbe colpire duramente le ambizioni politiche del governatore della California, Gavin Newsom che molti avrebbero visto volentieri alla Casa Bianca. Nonostante gli sforzi per affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici e migliorare la risposta della California ai disastri naturali, la sua gestione delle emergenze resta sotto scrutinio. In particolare, la mancata modernizzazione della rete elettrica. Puntuale, poi, è arrivata su Truth Social la richiesta di dimissioni da parte del presidente eletto Donald Trump che ha accusato il governatore di non essere in grado di far fronte al disastro. Servirà tempo, però, per vederci chiaro e individuare i colpevoli di quello che potrebbe diventare l’incendio più costoso della storia statunitense. Il danno economico potrebbe toccare l’esorbitante cifra di 50 miliardi di dollari, almeno secondo i conti fatti dal Wall Street Journal; per AccuWeather, invece, i danni ammonterebbero addirittura a 150 miliardi. L’unica buona notizia per i californiani è che le compagnie assicurative saranno obbligate a rispettare le polizze, non potendole cancellare o revocare per i clienti residenti nelle zone interessate dal fuoco. Forte, però, il sostegno che arriva dalla Casa Bianca. Il presidente Biden ha assicurato pieno appoggio, sottolineando anche che «Molti demagoghi si approfittano» degli incendi. La sindaca Bass ha accolto con soddisfazione l’ok di Washington al rimborso da parte della Fema, l’Ente federale che gestisce le emergenze, della totalità dei costi del disastro.
I FRONTI
Al momento brucia anche l’area a nord di Palisades. Il fuoco di “Kenneth” come è stato denominato il quinto incendio attivo - minaccia le colline di Hidden Hills e Calabasas, vicine a Malibu. Si tratta di una delle regioni più amate dai vip, affollata da ville lussuosissime e proprietà a cinque stelle. Numerose le celebrity costrette a scappare. Evacuato anche il clan Kardashian. Kim, Kourtney, Khloe, Kylie, Kendall e Kris sono state obbligate a lasciare le mansion. Solidarietà arriva dalla coppia reale trapiantata in California: il principe Harry e Meghan Markle hanno aperto la villa di Montecito agli amici costretti a lasciare le loro abitazioni. Ad aver perso le proprie abitazioni oltre a Billy Crystal, Paris Hilton ed Anthony Hopkins, ci sono anche Mel Gibson, Jeff Bridges e Adam Brody. Hilton, abbattuta, ha documentato la distruzione della sua casa. «Lo strazio è davvero indescrivibile. È devastante oltre ogni dire». Oltre a Kenneth, rimangono attivi Eaton a est di Altadena, Lidia e Hurst Fire nella San Fernando Valley. Contenuto, invece, il fuoco a Sunset Boulevard. Victor Gordo, sindaco della città di Pasadena, ha invitato i concittadini a evitare di tornare nelle proprie case, ribadendo la necessità di restare fuori dalle zone evacuate. Alle Palisades il fuoco ha distrutto fino a questo momento 80 km quadrati di terreno. A Malibù di quasi tutte le ville affacciate sull’oceano sono rimasti solo gli scheletri. Ma a preoccupare sono anche possibili piromani. Un sospetto è stato fermato a nord di Los Angeles. Le forze dell’ordine sono intervenute grazie alle segnalazioni di cittadini che hanno avvistato un uomo che stava cercando di appiccare un incendio nella Ybarra Road a Woodland Hills servendosi di un lanciafiamme.
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