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Arrivano le front women. In quella che si sta delineando come la campagna elettorale del protagonismo femminile, tra volti televisivi di donne che bucano lo schermo e candidate alle Europee che sono molto ricercate da chi fa le liste. I partiti sembrano voler puntare insomma su un restyling al femminile che risulti nuovo e moderno e sia capace di favorire la mobilitazione verso le urne, che è il vero problema per ora del voto di giugno in cui si prevede alto astensionismo.
Da via della Scrofa (e Palazzo Chigi) al Nazareno, da via di Campo Marzio agli altri laboratori elettorali con vista Strasburgo, non si fa che chiedersi: a quali donne, combattive, sapienti e convincenti, sia come divulgatrici del messaggio sia come candidate in prima persona, affidare la narrazione propagandistica che serve a fare il pienone nel cabine del voto? Lucia Annunziata, per il Pd, piace e piace assai proprio perché incarna il doppio ruolo: di campionessa della comunicazione e di capolista voluta da Schlein. Ma Elly ha una serie di donne forti da schierare, e le uscenti Alessandra Moretti, Irene Tinagli e Pina Picierno rappresentano per la segretaria una garanzia sia di forza mediatica sia di radicamento elettorale per cui saranno ai loro posti in lista. Stesso discorso per Cecilia Strada, che guiderà la lista dem nel Nord-ovest ma il marchio Emergency, fondato dal padre Gino, non è l’unica che lo sventolerà perché la lista di Michele Santoro (Pace, Terra, Dignità, in cui ci saranno anche la giornalista Fiammetta Cucurnia e l’ex grillina Marta Grande) contrapporrà a Cecilia un’altra donna che è stata l’anima di Emergency: Marina Castellano. La quale sarà la star dell’euro-santorismo insieme a Benedetta Sabene, definita politologa, autrice di un libro sull’Ucraina, «Controstoria di un conflitto», che piace ai sinistresi a cui non piace Zelensky. Cioè a quegli elettori iper-pacifisti che sono la riserva di caccia di Conte e il leader stellato, privo di candidate forti, si affiderà a due portavoce per le Europee: Chiara Appendino e Alessandra Todde.
Giorgia Meloni vuole rendere tutto più fresco nell’esposizione pubblica del suo partito in vista del voto e allora, prima di fare le liste e solo dopo metà aprile potranno farsi, ovvero quando lei scioglierà il nodo mi candido oppure no, ha individuato insieme ai suoi sherpa le donne da lanciare nei dibattiti pubblici come incarnazioni dell’euro-melonismo. Sono quattro. La 29enne Grazia Di Maggio, la palermitana Carolina Varchi e altre due deputate: Sara Kelany (in grande ascesa nel partito), di padre egiziano, responsabile Immigrazione e corteggiatissima da chi fa i parterre delle trasmissioni tivvù e radio («Avete chiesto anzitutto la disponibilità di Kelany?», capita di sentire dire dai capiredattori); Ylenia Lucaselli, origini folliniane, eletta in Emilia, avvocata con studio a Roma dove una sera a casa di amici conobbe Meloni e nacque una reciproca infatuazione, vicina al mondo delle aziende (la difesa del Made in Italy sarà il suo motivo per aiutare FdI alle Europee) e con marito imprenditore americano (è un repubblicano e quando Giorgia avrà a che fare con Trump, nel caso vinca lui le elezioni Usa). Sotto queste insegne di FdI, il ministro Daniela Santanché potrebbe finire a Strasburgo.
TESTIMONIAL
Come chiamare tutte queste figure di donne? Chiamiamole le influencer del voto. Sia se corrono in proprio sia che tirano la volata ai loro partiti. Una di queste è Giulia Pastorello, deputata di Azione: Carlo Calenda la stima molto e vuole vederla sempre di più in tivvù, dove può contare anche su altre tre donne comunicativamente efficaci, Elena Bonetti, Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini. E Forza Italia? Moratti uber alles, ormai: sarà front woman e candidata. E come lei Caterina Chinnici, Mussolini e Polverini. Più Deborah Bergamini, vice segretaria azzurra e volto rassicurante e convincente del tajanesimo post-berlusconiano. Salvini ha due donne forti: Susanna Ceccardi e Silvia Sardone.
Peserà moltissimo la composizione delle liste - e il numero di preferenze personali su cui ognuno può contare - ma anche la qualità dei testimonial (Santoro pensa di avere Fiorella Mannoia) da mandare nei palinsesti. Che non aspettano altro (occhio al rischio delusione) che ospitare volti nuovi e idee più o meno fresche.