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Le macerie, tante macerie, che dall’Abruzzo del «campo larghissimo» e sfortunatissimo - la Sardegna fa storia a sé, come ormai hanno capito tutti - cadono sulla Basilicata e sul Piemonte. Nel cerchio magico di Elly Schlein non si fa che evocare le sliding doors. Ovvero, poteva andare tutto diversamente se si imboccava una porta diversa, la porta della vittoria in Abruzzo, e da lì il percorso sarebbe stato più agevole per unirsi con gli stellati in Basilicata e Piemonte, per poi andare divisi alle Europee (dove si vota con il proporzionale e la competizione è massima) ma senza farsi troppo male a vicenda e infine per trovare il federatore (anche se Conte pensa sempre a se stesso per questo ruolo e non a un “papa straniero” o a un nuovo Prodi) per battere alle Politiche il centrodestra. Il destino cinico e baro ha voluto che Meloni e Marsilio abbiano scompaginato questi piani e adesso si sta andando ben oltre la moral suasion di Schlein su Conte e siamo alle suppliche: «Non disuniamoci». Così ha detto la segretaria dem al leader stellato nella telefonata di ieri. Citando magari involontariamente l’ultimo film di Paolo Sorrentino («Fabietto, non ti devi disunire»). Ma avrebbe potuto anche ricorrere la segretaria dem alla proverbiale immagine di Nanni Moretti: «Non continuiamo a farci del male». Ovvero, in Basilicata il niet M5S al candidato considerato perfetto a sinistra, il Chiorazzo che ora si è ricandidato, e poi il fuoco di sbarramento stellato ma anche di parte dei dem a Lacerenza, che si è a sua volta tirato indietro, hanno fatto esplodere tutto nel combinato disposto con il caos piemontese.
Elezioni Regionali Piemonte, il Pd sceglie la candidata presidente: è Gianna Pentenero
E al Nazareno, auto-ironicamente, c’è chi dice: «Doveva essere un campo largo e sta diventando un campo santo», visto il numero dei morti e dei moribondi abbandonati sul terreno. In questa seconda categoria viene inserita Gianna Pentenero, appena scelta dal Pd come candidata presidente piemontese e con poche chance di imporsi su Cirio nel voto regionale del 9 giugno. Da qui la supplica di Schlein all’alleato anzi rivale, all’amicissimo del tempo sardo diventato compagno di sventura in terra d’Abruzzo e avversario tosto nelle altre partite regionali ma anche alle Europee e chissà alle Politiche del 2027 che sono lontane ma le premesse per arrivarci in armonia, tra dem e stellati, al momento non paiono esserci.
LA ROTTURA
«Pentenero, con la sua profonda sensibilità alle questioni sociali, con la sua cultura di radicalità e riformismo, ha un profilo adattissimo per andarvi bene, pensateci e appoggiatela anche voi»: questa la supplica schleineriana al capo del movimento ex grillino. E sarà pure considerato poco simpatico, in casa Pd, Carlo Calenda ma la sua tesi, secondo cui Conte vuole distruggere il Pd e sostituirvisi ammesso che riesca ad avere i voti, sta facendo breccia nel partito di Elly. Dove si è deciso di fare da soli - avanti tutta in Piemonte con Pentenero - perché stanchi degli stop di Conte a un percorso comune in una regione dove stellati e dem si sono sempre odiati e dove ancora pesano le guerre della sinistra contro Chiara Appendino, ore vicepresidente M5S, quando era sindaca di Torino.
Ecco, insomma, la scelta del Pd di ufficializzare il proprio candidato in Piemonte ha messo la parola fine al tentativo di campo largo con M5S, anche se Pentenero dice ai contiani: «Ragionate, io possono andarvi bene». E Conte non chiude del tutto, ma in realtà sì: «Troveremo il nostro candidato e comunque riflettiamo su tutto». Sono proprio le sue riflessioni che terrorizzano il Nazareno. La grande paura dem è la seguente e non infondata: il mega tonfo M5S alle Europee a cui seguirebbe, mors tua vita mea, uno scontro atomico - campo di guerra, altro che campo largo - in vista delle Politiche. Anche perché, come dice uno studio nelle mani degli ex grillini, quasi un elettore stellato su due non sarebbe disposto a votare Conte se lo vede inserito nell’odiato «sistema Pd».