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Arriva l'approvazione del regolamento Ue sugli imballaggi, con gli ambasciatori dei 27 Paesi membri che hanno confermato l'accordo raggiunto nel negoziato inter-istituzionale tra Consiglio e Parlamento europeo sulla revisione della direttiva sul packaging e il riuso del packaging. Lo annuncia la presidenza belga di turno alla guida dell'Ue, che sottolinea: «No ai rifiuti creati dagli imballaggi, sì al riciclo e al riutilizzo». La nuova direttiva «affronta l'aumento dei rifiuti di imballaggio, armonizzando al tempo stesso il mercato interno e promuovendo l'economia circolare». Da quanto filtra da fonti diplomatiche sull'approvazione dell'accordo, Malta e Austria hanno posto riserva di scrutinio. Ecco cosa cambia.
Gli obiettivi
Il traguardo che l'Ue vuole raggiungere è un calo dei rifiuti da imballaggio del 5% entro il 2030, del 10% nel 2035 e del 15% entro il 2040. Secondo una prima previsione della Commissione, Dal 1° gennaio 2030 saranno vietati alcuni formati di imballaggi in plastica monouso, come quelli per frutta e verdura fresca, imballaggi per alimenti e bevande riempiti e consumati in bar e ristoranti, porzioni individuali (condimenti, salse, panna, zucchero), e prodotti in miniatura come quelli da toilette negli alberghi.
Cosa cambia
Quindi cosa cambia? È vietata la plastica monouso per confezionare frutta e verdura sotto gli 1,5 chili. Gli Stati potranno però prevedere deroghe per evitare perdita di acqua, rischi microbiologici o shock fisici, ossidazione, o per evitare commistione di frutta e verdura biologica con quella non biologica. Alla fine si salverà la busta di plastica con l'insalata lavata. Saranno messi al bando piatti e bicchieri monouso, ma non se servono per il takeaway. Spariranno invece invece all'interno dei locali. Le trattorie più spartane e i fastfood dovranno insomma organizzarsi. Unica eccezione è per quei locali in cui manca l'acqua corrente: sono salvi insomma gran parte dei chioschi. Messi al bando condimenti monouso e confezioni singole di zucchero, caffè o simili, ma non se accompagnano cibi da asporto e soprattutto non se la scelta di usarli sia legata a ragioni di sicurezza e igiene ad esempio in case di cura e ospedali. Sono invece destinati a sparire del tutto i flaconcini con cosmetici monouso come i mini-saponi e mini-shampoo negli alberghi.
La questione del vino
Il vino è escluso dai vincoli previsti dalla normativa Ue sugli imballaggi. Discorso differente per l'universo degli spirits made in Italy che invece sono assoggettati ai nuovi obblighi previsti dal provvedimento che ridefinisce i target di riuso per i vari materiali di imballaggio tra i quali il vetro. E così mentre il mondo del vino è soddisfatto per l'esenzione emerge invece forte preoccupazione dai produttori di grappe e superalcolici. Il vino made in Italy ha già raggiunto risultati eccezionali in termini di riciclo del vetro (che in Italia supera l'80% e quindi supera gli obiettivi europei al 2030), e i vincoli di riuso previsti dalla normativa avrebbero comportato non poche problematiche al settore e nella ri-organizzazione della supply chain.
La reazione del governo
«Abbiamo dimostrato che oggi a Bruxelles c'è un'Italia che non si arrende a soluzioni che penalizzano la nostra industria, ma che è capace di continuare a negoziare fino alla fine in maniera decisa, facendo valere la bontà dei propri argomenti, valorizzando le nostre eccellenze e riuscendo a modificare sostanzialmente il risultato finale». Così la premier Giorgia Meloni commenta l'approvazione del Regolamento Ue sugli imballaggi, in una nota in cui Palazzo Chigi sottolinea che «i risultati raggiunti sono il frutto di uno sforzo corale di tutti gli attori del sistema Italia».