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Leonardo Iannacci 05 maggio 2024
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Un vecchio film di Sydney Pollack aveva come titolo allusivo: Non si uccidono così anche i cavalli? Natrava di sfiancati partecipanti a un’ossessionante ma ben retribuita maratona di ballo. Metaforicamente, possiamo traslare il concetto: non si uccidono (sportivamente) anche i tennisti? Stiamo parlando di Jannik, Carlos, Daniil e Nole, campioni spremuti come limoni in un calendario che non concede loro respiro e li porta a viaggiare come palline impazzite da un lato all’altro del mondo per giocare, poi giocare, infine giocare. Loro insistono mentre muscoli, nervi, cartilagini e ossa sono sollecitati in modo quasi innaturale visto che la potenza e la velocità dei servizi e dei colpi a fondo campo superano i 200 chilometri all’ora. Si battono per il prestigio che una grande vittoria dà, certo, ma anche per i mostruosi montepremi che i tornei top mettono in palio.
PASSIONE E SOFFERENZA
Non è forse un caso se i quattro che occupano le prime posizioni del ranking Atp stiano vivendo giorni di passione e di dolore nel momento in cui la stagione sta entrando nel vivo e il calendario, da qui a luglio, propone appuntamenti irrinunciabili per un tennista: dopo Roma è in cartellone lo slam sulla terra battuta più prestigioso, il Roland Garros, poi quello sull’erba magica di Wimbledon, infine il torneo olimpico di Parigi, parecchio stuzzicante. Di Jannik Sinner (numero 2 al mondo) sappiamo: la risonanza magnetica alla quale si è sottoposto a Montecarlo lo ha portato ad avere pazienza e a rinviare la certezza di giocare gli Internazionali di Roma (7-18 maggio). Lunedì avremo il responso. Ma la lista dell’infermeria si sta allungando e il numero 3 del globo, ovvero Carlitos Alcaraz, è alle prese con il grande dolore, precisamente a quel braccio destro che lo ha frenato negli ultimi tempi e lo ha visto andare ko contro Rublev nel casalingo Master 1000 di Madrid.
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«Ho sentito dolore dopo Madrid, un fastidio al braccio. Ho fatto degli esami e ho un edema muscolare nel pronatore rotondo, conseguenza del mio ultimo infortunio. Purtroppo non potrò essere a Roma. Ho bisogno di riposo per riprendermi e poter giocare al 100% senza dolore», ha raccontato il ragazzo di Murcia che rientrerà, ma non si sa in quali condizioni, soltanto al Roland Garros. Non bastasse, anche il numero 4 del ranking, Daniil Medvedev, ha sollevato enormi dubbi sulla sua partecipazione agli Internazionali, facendo venire un colpo agli organizzatori del 1000 romano che rischiano di vedersi svuotare un tabellone annunciato pieno di star. Cosa è successo al russo vincitore degli Internazionali 2023? Si è ritirato nei quarti a Madrid apparentemente per un problema all'inguine, lasciando campo libero a Jiri Lehecka dopo aver perso il primo set. In realtà anche per Medvedev il problema è legato a un dolore all’anca ed è tuttora incerto sulla sua partecipazione al torneo di Roma. «Nei prossimi giorni farò una risonanza magnetica per vedere di cosa si tratta e se ho bisogno di cinque giorni di riposo o due settimane di stop, non ne ho idea. Ho sentito improvvisamente l’anca bloccarsi mentre stavo facendo un movimento in avanti», ha detto Daniil dopo aver alzato bandiera bianca in Spagna.
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ATTENTI AL JOKER
Infine il numero 1 del mondo, il più “vecchio” di tutti che, alla non più verde età di 37 anni, sta centellinando i propri impegni ma non sta certo vivendo la stagione migliore.
Stiamo parlando di Nole Djokovic, visto in pessime condizioni fisiche e tecniche nei 1000 americani e assai giù di corda a Montecarlo. Il Joker proverà pescare la carta giusta a Roma, o magari al Roland Garros, ma è certo che non è più il Djokovic di un tempo. «Alla sua età, quando passa un anno è come se ne passassero 10!», ci ha detto Paolo Bertolucci, l’ex Pasta Kid del nostro tennis e, ora, voce nobile di Sky. Vero. Senza dimenticare dove è finito l’ex finalista di Wimbledon 2021 ed ex numero 6 del mondo, Matteo Berrettini che di infortuni potrebbe redigere una tesi di laurea. In medicina.