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Guido Crosetto a cinque mesi dall'intervista sul settimanale di gossip Chi del generale Roberto Vannacci (4 ottobre 2023) - che tanto lo aveva irritato perché non era stata concordata con i vertici della Difesa - ha risposto per iscritto a una interrogazione del senatore di Italia Viva Enrico Borghi, che gli chiedeva se il ministero fosse a conoscenza del passaggio di documenti a un funzionario della Difesa che si trovava in uno Stato estero (la Romania) e se Vannacci fosse stato autorizzato dai diretti superiori a rilasciare quelle dichiarazioni e informazioni.
Il generale infatti in quella intervista non solo definiva gli omosessuali "anormali" ma confessava di aver conosciuto la moglie in Romania, per consegnarle dei documenti riservati.
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Il ministro di Fratelli d’Italia, secondo quanto riporta il Fatto quotidiano, il 18 marzo, ha scritto a Borghi; "Va innanzitutto evidenziato come all’ufficiale sia stato chiesto, dal diretto superiore gerarchico, di fornire spiegazioni circa la dinamica dell’attività, con particolare riguardo alla prevista autorizzazione al suo svolgimento". Poi, "pur non potendo condividere pubblicamente i contenuti delle interlocuzioni avvenute", il ministro sottolinea che l'intervista non sarebbe stata autorizzata: "Preme sottolineare come nella circostanza si sia avuto modo di ribadire la necessità di informare la linea gerarchica preventivamente a ogni contatto con gli operatori dell’informazione, nonché di rispettare le procedure nei rapporti con questi ultimi, a salvaguardia dell'immagine della difesa, della forza armata e dello stesso intervistato".
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"Il fatto che i contenuti dell’intervista fossero incentrati su aspetti di natura personale", osserva ancora Crosetto, "non esime dall’obbligo della preventiva informazione, in aderenza al rispetto dei doveri propri del militare sanciti dalla normativa vigente". Riguardo ai documenti che Vannacci ha detto di aver consegnato alla moglie in Romania, il ministro esclude "l’esistenza di profili rilevanti ai fini contro-informativi e di sicurezza" e che il generale era in Romania "in occasione della frequenza di un'attività formativa presso l’accademia tecnico militare di Bucarest". E conclude durissimo che questa vicenda conferma "la valenza delle norme a fondamento della nostra organizzazione, con particolare riferimento a quelle afferenti alla disciplina militare, che non ammettono, in virtù della loro natura e funzione, deroghe di sorta".