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La fune, il panico, lo schianto al suolo: così il volo di Ghizlane è finito in tragedia

6 mesi fa 4
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MILANO. Era insieme alle nipoti per provare un'esperienza ad alto tasso di adrenalina. Un lungo volo con la zip line sopra la valle del Bitto per un chilometro e mezzo sospesa nell'aria fino a 230 metri dal bosco e arrivando a toccare una velocità di 120 chilometri orari. Da un'altezza più bassa, circa venti metri, Ghizlane Moutahir, quarantunenne marocchina, ieri intorno all'ora di pranzo, è precipitata ed è morta sul colpo. Era quasi arrivata sull'altro versante della montagna alla stazione di Bema, località valtellinese sulle Alpi Orobie, le mancavano una cinquantina di metri, ma qualcosa in aria è andato storto. La donna è scivolata dall'imbracatura e per lei si è aperto il vuoto. Inutile l'intervento dei tecnici del Soccorso alpino e speleologico di Morbegno, dei paramedici della Croce Rossa e degli specialisti del Soccorso alpino della Guardia di finanza. Scesi a valle hanno solo potuto recuperare il corpo.

Nell'impianto della Fly Emotion, inaugurato nel 2011, è arrivato per un sopralluogo anche il pm di turno di Sondrio Stefano Latorre, coordinato dal procuratore Piero Basilone. Tutta l'area è stata messa sotto sequestro per consentire ai carabinieri, alla Gdf e agli ispettori dell'Asl di fare rilievi, misurazioni e recuperare l'imbracatura. Le persone presenti, turisti e operatori dell'Aerofune, sono stati identificati e saranno sentiti a verbale nei prossimi giorni.

Ieri, in attesa dei primi accertamenti, gli inquirenti non escludevano alcuna ipotesi. Solo quella del malore pare improbabile perché la quarantunenne sarebbe rimasta immobile. Sarà comunque effettuata l'autopsia per chiarire la causa del decesso. Restano quindi quella di una errata imbracatura, collegata a un carrello che scorre lungo una fune d'acciaio, alla partenza da Albaredo per San Marco. Oppure che Ghizlane, forse presa dal panico per non essere riuscita ad arrivare a destinazione, abbia in qualche modo manomesso i sistemi di sicurezza. Appesa in aria c'era ancora una parte di imbracatura. La quarantunenne era da anni in Italia e il suo desiderio era quello di ottenere la doppia cittadinanza. Con il marito abitava a Oliveto Lario, piccolo comune sulla sponda lecchese del Lago di Como. La coppia non aveva figli.

Sono state le nipoti a dare la terribile notizia allo zio, accorso con altri parenti, a Bema. «Non si sa ancora con precisione cosa possa essere accaduto. Sono scioccato e incredulo. Siamo a completa disposizione della magistratura che ora indaga. E siamo vicini alla famiglia della vittima», ha affermato Matteo Sanguineti, amministratore delegato della società Fly Emotion. « In 13 anni su questo impianto avranno volato nella traversata fra il paese di Bema e quello di Albaredo oltre 200mila persone. Non abbiamo mai avuto incidenti di sorta. Tutto avviene nella massima sicurezza con apposite imbracature. Sono allibito e incredulo». —

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