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A volte, in Europa, il bel gioco non basta, anche quando le occasioni e le possibilità di vincere la partita sembrano essere dalla tua parte. Il copione di ieri sera si è ripetuto nello stesso identico modo per le due italiane coinvolte nei due scontri playoff: il Milan in terra olandese contro il Feyenoord, l’Atalanta in Belgio contro il Brugge; e un altro, interessante, parallelismo sta anche nelle individualità schierate dai due club: perchè i giocatori su cui le due italiane fondano il loro attacco, vale a dire De Ketelaere per la Dea e il neo-acquisto Gimenez per i rossoneri, sono entrambi degli ex.
Feyenoord-Milan si mette subito male per gli uomini di Conceicao: dopo un inizio pauroso tra il diluvio e il calore dei tifosi di casa, il Feyenoord passa velocemente in vantaggio, su un tiro da fuori area di Paixao, punta di diamante dell’attacco dei bianco-rossi, su cui Maignan ha, forse, quasi tutta la responsabilità; il portiere francese arriva troppo incerto sulla palla, non sapendo se bloccare o respingere e il risultato è la terza opzione e l’unica non aspettata: la palla in fondo alla rete. Non bastano i numerosi tentativi di rimettere il muso avanti nella gara, le incursioni di un Leao che sembra aver ritrovato la forma, non bastano i tiri da fuori, e forse sempre un po’ strozzati, di Joao Felix. Il risultato rimane immobile dal 3’ minuto fino al triplice fischio, con l’allenatore del Milan che esce scoraggiato e con tante critiche nei confronti dei suoi, e con Gimenez, il protagonista che tutti aspettavano, che esce in sordina senza aver mai avuto tra i piedi una vera e propria occasione.
Brugge-Atalanta parte con la stessa trama dei colleghi rossoneri: gli undici di Gasperini, intimoriti dal clima dei tifosi belgi e dal pressing alto, vanno in svantaggio prima del quarto d’ora iniziale del match e soffrono il crollo emotivo nei minuti seguenti. Nella seconda metà del primo tempo, però, cambia qualcosa: la Dea inizia a ritrovare la propria sicurezza, le proprie geometrie, i colpi dei giocatori più esperti come Pasalic, l’autore del gol del pareggio a cinque minuti dalla fine del primo tempo. Galvanizzati dal recupero, gli atalantini portano maggiore peso offensivo durante tutto il secondo tempo: diverse sono le occasioni per Retegui, De Ketelaere e quella clamorosa sui piedi di Samardzic al minuto 65, ma il risultato rimane fisso sul pareggio. Sembrerebbe dover finire così e, forse, sarebbe il risultato più giusto, ma tutto viene rovinato nei minuti di recupero, con l’assegnazione del calcio di rigore per il Brugge a causa di una manata inferta involontariamente da Hien, in uscita palla al piede. Il rigore viene realizzato e il Brugge porta a casa la vittoria, tra le critiche, infinite, di Gasperini in conferenza stampa, con il rimpianto di non essere riusciti a chiudere una partita che dovrà essere ribaltata, adesso, a Bergamo.