Home SignIn/Join Blogs Forums Market Messages Contact Us

Morto Satnam Singh, il bracciante indiano scaricato per strada a Latina con il braccio amputato: si aggrava la posizione del datore di lavoro

4 mesi fa 7
ARTICLE AD BOX

Non ce l'ha fatta il bracciante indiano rimasto gravemente ferito a Latina in un incidente sul lavoro in una azienda agricola e che non era stato soccorso malgrado avesse il braccio amputato. Il 31enne è morto questa mattina al San Camillo di Roma. L'uomo, a cui era stato tranciato il braccio in un macchinario, era stato caricato su un pullmino e anziché essere portato immediatamente in ospedale era stato scaricato davanti alla sua abitazione. Un ritardo che è risultato fatale. Si aggrava la posizione del datore di lavoro che ora è indagato per omicidio colposo e omissione di soccorso.

Lavoratore agricolo indiano perde un braccio, scaricato davanti casa senza essere soccorso: orrore nelle campagne di Latina

La vicenda

Satnam Singh era soprannominato "Navi".

Aveva 31 anni. Viveva con la moglie a Cisterna, in zona Sant'Ilario, dove entrambi lavoravano dall'arrivo in Italia, alcuni anni fa. L'altro pomeriggio stava lavorando con una macchina che avvolge i teli di plastica, quelli utilizzati per le colture in serra. Il suo braccio è rimasto impigliato in un telo e trascinato dentro al macchinario. Le urla disperate, il sangue. Al lavoro c'era anche la moglie. Entrambi sono stati caricati su un pullmino. Lui era in condizioni disperate. L'arto staccato dal corpo è stato messo in una cassetta della frutta. La donna era convinta che li stessero portando in ospedale. 

Non era così. Il pullmino - i carabinieri stanno ancora cercando di capire con chiarezza chi ci fosse a bordo e chi alla guida - invece ha puntato verso Sant'Ilario. Una voltà lì, Satnam Singh è stato letteralmente "scaricato" a terra, lasciato sull'asfalto, sanguinante e ormai privo di conoscenza, insieme alla cassetta con l'arto staccato. La moglie a bordo ha iniziato a urlare disperatamente. Non c'è stato verso di convincere chi li aveva portati fin lì a ripensarci. La donna, tra l'altro, non parla l'italiano e ha potuto solo urlare nella sua lingua. Nessuno l'ha ascoltata.

Probabilmente questa storia sarebbe finita così. Un giallo. Il cadavere di un bracciante in mezzo alla strada. E chi sa che sorte sarebbe toccata alla donna. Invece il caso ha voluto che un collega dell'uomo, un altro bracciante, ha visto la scena e non ha avuto paura. Ha avuto pietà di quell'uomo agonizzante e ha chiesto aiuto. Ha chiamato i soccorsi. È così che "Navi" è stato stabilizzato dai sanitari del 118, poi in eliambulanza è stato portato al San Camillo a Roma dove i medici hanno fatto di tutto per salvargli la vita. Aveva superato la notte. Era stato impossibile riattaccare l'arto e le sue condizioni erano sempre gravissime. Ma i medici speravano di potergli salvare la vita. Invece "Navi" non ce l'ha fatta. È morto nella tarda mattinata di oggi.

Si aggrava la posizione del datore di lavoro

Si aggrava così la posizione sia del datore di lavoro, sia del caporale. Sarebbero loro i due indagati per omissione di soccorso e fino a ieri per lesioni aggravate, ora per omicidio colposo. Dalle prime riscostruzioni quanto è accaduto è assurdo. I due sarebbero tornati in azienda, dopo averlo scaricato, avrebbero lavato il pullmino e solo a quel punto, accompagnati da un avvocato, si sono presentati ai carabinieri raccontando la loro versione su quanto era accaduto.

Leggi tutto l articolo