ARTICLE AD BOX
A un anno dal debutto dell'Assegno di inclusione e un anno e mezzo dall’attivazione del Supporto per la formazione e il lavoro, è possibile fare un confronto tra questi strumenti e il reddito di cittadinanza, loro antesignano.
Lo spunto arriva dall'aggiornamento dell’osservatorio Inps sulle due misure introdotte dal governo Meloni in sostituzione del vecchio sussidio. Il primo dato che salta all'occhio è quello che riguarda gli inserimenti lavorativi dei beneficiari: uno su quattro trova un’occupazione, anche se prevalentemente a bassa specializzazione. La battaglia è vinta? Per la ministra Marina Calderone è così: «I dati ci dicono che abbiamo superato definitivamente il reddito di cittadinanza. Da un lato abbiamo garantito i soggetti più vulnerabili e dall’altro il 26% dei nuclei familiari che percepivano il reddito di cittadinanza ha avuto almeno un componente che ha trovato lavoro».
I cosiddetti occupabili hanno dovuto dire addio al reddito di cittadinanza a metà 2023. L’anno prima, la percentuale dei beneficiari del sussidio che avevano avviato un nuovo rapporto di lavoro mentre erano in misura si era fermata al 22%. Anche la corsa dell’occupazione, soprattutto nel Mezzogiorno dove, secondo lo Svimez, dal 2019 a metà 2024 gli occupati sono cresciuti di 330mila unità (+5,4%), ha contribuito positivamente.
Tra coloro che hanno cessato di percepire il reddito di cittadinanza e che non hanno richiesto né l’Adi né il Sfl (265mila individui), il 38% ha trovato impiego nel 2024: la maggior parte di questi risiede al Sud, nelle regioni bacino del vecchio reddito di cittadinanza, come Campania e Sicilia.
Tornando all’osservatorio dell'Inps, al 31 dicembre del 2024 i nuclei familiari con domanda accolta per l’Assegno di inclusione erano poco meno di 760mila, corrispondenti a 1,82 milioni di persone. L’importo medio mensile del beneficio è di 620 euro. Per quanto riguarda il Sfl, dall’inizio della prestazione sono 133mila le persone che hanno percepito almeno un pagamento, con una prevalenza di beneficiari nel Sud e sulle Isole.
A dicembre, i beneficiari in pagamento sono circa 68mila e il 48% appartiene alla fascia 50-59 anni, a conferma dell’efficacia della misura per la riqualificazione di una fascia d’età tradizionalmente più vulnerabile nel mercato del lavoro. Infine, il 60% degli ex percettori del vecchio sussidio introdotto nel 2019 risulta aver ottenuto l'Adi o l'assegno Sfl.
L’AMBIZIONE
Il reddito di cittadinanza è nato con un’ambizione troppo grande, quella di essere sia strumento contro la povertà, sia trampolino verso il mondo del lavoro. La prima missione è stata parzialmente assolta, ma sotto il profilo degli inserimenti lavorativi dei beneficiari non ha mai convinto. A giugno dell’anno scorso la conferma è arrivata anche dall'ultima relazione del comitato scientifico per la valutazione del reddito di cittadinanza. «L’efficacia della misura sulla platea dei bassi redditi – si legge nella relazione – è risultata più elevata nel corso della pandemia e ha consentito la fuoriuscita di circa 450mila famiglie dalla povertà. Metà della spesa erogata nel biennio ha contribuito a ridurre dell’0,8% l’indice delle disuguaglianze e dell’1,8% il rischio di povertà». Lo stesso comitato ha evidenziato però che «le misure di politica attiva per il lavoro e per l’inclusione sociale risultavano limitate dalla debolezza dei servizi dedicati allo scopo».
L’obiettivo dell’Adi e del Sfl è ridurre l’assistenzialismo passivo grazie a un approccio più mirato. L’Adi, a differenza del reddito di cittadinanza che consentiva l’accesso a tutte le famiglie in stato di disagio, è rivolto esclusivamente ai nuclei con al loro interno minori, disabili o ultrasessantenni. Il Sfl invece è un contributo di 500 euro (un anno fa erano 350) destinato alle persone tra i 18 e i 59 anni che partecipano a una politica attiva per il lavoro e che vivono in famiglie con un forte disagio economico ma senza i requisiti per accedere all’Adi. Con la manovra il governo ha elevato quest’anno a 10.140 euro la soglia Isee entro cui si ha diritto a uno dei due aiuti. Non solo. Per i beneficiari del Sfl che hanno partecipato a un corso di formazione nei primi dodici mesi di fruizione del beneficio è stata introdotta la possibilità di richiedere la proroga della misura per un altro anno.