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Riccardo Chieppa, la moglie morta dodici giorni dopo l'ex presidente della Consulta: «Mai un solo giorno lontani»

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C’è il cuscino che aveva ricamato con le sue mani, fiori di lana e velluto, e poi accanto i quadri dipinti da lui con i colori impastati ai fiori di montagna che hanno colto insieme sulle Dolomiti, a Moena, nelle vacanze trascorse in 65 anni di matrimonio. E insieme se ne sono andati, l’ex presidente della Consulta Riccardo Chieppa morto il 18 gennaio a 98 anni e sua moglie Raffaella Solimena, 91, spirata appena dodici giorni dopo di lui, nella notte tra giovedì e venerdì scorso, alla clinica Ars Medica. Un principio di polmonite, una brutta tosse e una stanchezza aliena sopraggiunta dopo la morte del marito. 

LA FOTO

La camera ardente è stata allestita in mezzo a innumerevoli codici e volumi di diritto. C’è la foto di Raffaella che spegne le candeline e poco distante la foto del marito che le sorride con il pizzetto bianco che si era fatto crescere gli ultimi anni, ultimo vezzo eclettico di un magistrato che ha scritto la storia dei giuristi cattolici e che ha attraversato mondi diversi ma contigui, dall’ufficio legislativo del governo Fanfani alla complessa architettura delle partecipazioni statali, poi la Consulta fino a presiederla, e la ricerca continua del «dialogo come mezzo per superare la conflittualità tra istituzioni e società civile». Il gioco delle perle di vetro del diritto e la tecnica, la passione scientifica per i meccanismi complessi. Che poi si sono riversati nei loro due figli: Roberto, il più longevo segretario di Palazzo Chigi e oggi Presidente di sezione del Consiglio di Stato, e Vincenzo, ingegnere ed esperto di dighe, dirigente al Ministero dei Trasporti. Della loro mamma ricordano soprattutto la dolcezza. La modernità: aveva imparato a guidare negli anni Cinquanta prima di compiere 18 anni. Le visite a Sant’Andrea delle Fratte dove da piccola aveva ricevuto un olio che l’aveva aiutata a superare la polmonite. 

IL LAVORO A MAGLIA

E poi la passione per il lavoro a maglia, insegnato anche in un’associazione di mamme giovani e sole. Ricordano la semplicità, l’amore per le parole crociate, quei sorrisi e quelle carezze che si scambiava col marito. Si erano conosciuti a Cagliari. Lei, figlia di un prefetto aveva imparato a viaggiare e a trasferirsi spesso, stava studiando legge e aveva incontrato quello che tutti avevano descritto come il temibile assistente del professore di diritto costituzionale. Lui faceva il pretore e collaborava con l’università. Da quel giorno è rimasta sempre al suo fianco Raffaella, che sorrideva divertita e affascinata da quella inesauribile curiosità e fede nel miglioramento delle cose: tre giorni prima di morire Chieppa era alle prese con una maschera da saldatore e un frullino per riparare un elettrodomestico. «Una coppia totalmente simbiotica, ognuno aveva una considerazione esclusiva dell’altro», racconta il magistrato Ermanno De Francisco che ha frequentato Roberto Chieppa e i suoi genitori per più di trent’anni. 
I figli hanno scoperto poche ore dopo la morte della mamma che aveva scritto delle lettere a ognuno di loro, anche al marito. «Se leggi queste parole non ci sono più». Le premeva lasciare ancora delle carezze, delle raccomandazioni, consigli, abbracci di parole. Poi il suo Riccardo se ne è andato. «Chissà cosa sta combinando», diceva ai figli pochi giorni fa. E in qualche modo anche lei deve aver sentito concluso il suo tempo.

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