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A Biella è nato nel 1933 e ci è tornato negli Anni 90, per realizzare il sogno della sua Cittadellarte: un laboratorio in cui la creatività si mette al servizio della società per migliorarla, intrecciandosi con ogni altro sapere e disciplina.
E ora Michelangelo Pistoletto, l’artista italiano più conosciuto nel mondo, ha deciso di spendersi in prima persona per la sua città, lanciando una crociata per togliere Biella dal suo status, ormai cronico, di periferia semi-irraggiungibile in auto e (soprattutto) in treno.
È con la saggezza dei suoi 91 anni e lo sguardo proiettato al futuro, tipico di ogni artista, che chiede quindi di «fare massa, insieme, come una comunità, rivolgendosi ai rappresentanti che hanno voce in capitolo per intervenire sul fronte trasporti».
Biella convive e combatte da decenni con il suo isolamento, servita molto male, tanto dagli snodi autostradali quanto dai collegamenti ferroviari, eternamente da maglia nera nei report specializzati. Sindaci e presidenti di Provincia le hanno provate tutte, senza cavarne niente. Un problema che riguarda probabilmente altre città della provincia italiana, che rischiano di rimanere fuori dal gioco pur avendo spesso buone carte da giocare. Ecco perché, con l’autorevolezza riconosciuta alla sua storia artistica, Pistoletto ha deciso di farsi paladino di un territorio.
La sua voce è subito diventata un coro, raccogliendo l’appoggio di altri nomi importanti del panorama biellese, come Maurizio Sella (presidente del Gruppo Sella), Paolo Zegna (presidente della Fondazione BIellezza) e Paolo Barberis Canonico (presidente dell’Unione industriale).
Una risposta del territorio che richiama uno dei concetti chiave del pensiero di Pistoletto: la “Demopraxia”, un metodo che mette al centro non il «potere» del popolo, ma la «pratica» e la partecipazione attiva delle persone, unite all’interno delle varie organizzazioni che compongono la società (associazioni, fondazioni, imprese, enti pubblici e privati, consorzi, comitati, circoli).
«Siamo una provincia composta da 74 Comuni – spiega Pistoletto commentando il suo appello –, che sono riusciti a unirsi per attivare un cambiamento. Questa unione ci ha permesso di ottenere il riconoscimento di “Città Creativa Unesco”. Siamo un luogo di creazione e di sviluppo che viene guardato dall’esterno come centro di proposte innovative.
Abbiamo bisogno di superare questo isolamento per sviluppare queste attività non solo a livello locale. Stiamo diventando luogo di rigenerazione, invertendo una tendenza che durava da anni. Per molto tempo il nostro orizzonte si è ristretto, ora potrebbe di nuovo espandersi, ma i collegamenti sono essenziali.
Chi si sente in posizione di potere e si sente biellese deve darci ascolto e farci l’onore di essere parte di questa crescita. L’appello è rivolto ai nostri rappresentanti biellesi nel governo e nel parlamento nazionale e regionale, forse mai in una compagine così importante e numerosa come in questo momento, ai quali non chiediamo certamente favori speciali, ma una disponibilità a tradurre in proposte concrete un’esigenza che è importante non solo per il nostro territorio».
Il maestro, che ama definire Biella una «città al centro del Mi-To» per sottolineare come, non solo geograficamente, ma anche concettualmente, si trovi a mezza strada fra Milano e Torino, parte da questo presupposto per sostenere le legittime ambizioni del territorio. Che riguardano il turismo, ma anche la capacità di attrarre residenti e di sviluppare nuove attività. In fondo Biella, città più vecchia della Penisola, è la metafora di una provincia italiana che rischia di soffocare senza reti di collegamento adeguate.
«Le persone che vivono oltre i nostri confini devono poterci raggiungere agevolmente. L’obiettivo non dev’essere un movimento turistico insostenibile e mordi e fuggi, ma un turismo di tipo stanziale. La pandemia ci ha insegnato che, con gli strumenti di oggi, si può lavorare a distanza. Con un collegamento ferroviario che in un’ora permette di arrivare a Milano o a Torino molti lascerebbero le grandi città e sceglierebbero di venire ad abitare nel Biellese.
Il nostro territorio è un’oasi di benessere dove l’artificio della città è in armonioso equilibrio con la natura, ma, appunto, occorre poterlo raggiungere con facilità». L’ateneo, ad esempio, potrebbe attirare più giovani, svecchiando il tessuto sociale e favorendo la circolazione di idee, di progetti, di culture.
Le ferrovie, molto più delle autostrade, secondo Pistoletto sono la soluzione su cui puntare, anche da un punto di vista ecologico. Lo scultore affermatosi grazie al movimento dell’Arte povera è consapevole che l’investimento in queste infrastrutture è oneroso, ma è anche sicuro che porterebbe i frutti auspicati.
«Sappiamo che le ferrovie guardano al ritorno economico e che in questo momento su Biella, come su altre realtà, non è significativo, ma ciò accade proprio perché il servizio non è all’altezza. Se ci fossero collegamenti efficienti il ritorno ci sarebbe. È ovvio che inizialmente deve essere un investimento, ma quando ci saranno i treni saranno usati».