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Verona ci ha spiegato meglio quanto emerso a Firenze: i giocatori non sono felici, tanti di loro sono sull’orlo di una crisi di nervi. Si nota in campo e dai loro volti in panchina. E questo non li solleva da colpe che, in questi casi, non possono essere solo attribuite all’allenatore. Juric se ha una responsabilità è quella di non aver conquistato la totalità dello spogliatoio, questo ormai è evidente. Questione di carattere, di atteggiamento, di scelte dei ruoli. Sono tanti i motivi per cui non si sono create certe simbiosi, le liti «violente» della scorsa settimana e i continui confronti lo stanno a dimostrare. Per questo, se tutto resta così (difficile) molti chiederanno di andarsene. La squadra era, e forse in parte è ancora, nel pieno della nostalgia per De Rossi, che come sappiamo difficilmente tornerà, al di là del futuro di Juric. E questo è stato un freno nei rapporti con il nuovo allenatore. Nel gruppo ci sono calciatori che si sentono più dentro le idee del tecnico, vedi Zalewski, oppure Celik, Pisilli, Baldanzi, Le Fée, in parte Koné e Dovbyk, parliamo di titolari o quasi. Ed è sempre più facile quando si trova posto con continuità. Si è più sereni, più predisposti.
IRONIA NON GRADITA
C’è poi chi si sente umiliato, è il caso di Hummels, rimasto a quei cinque minuti in campo nella disastrosa notte di Firenze. Il tedesco non trova spazio, continua a comunicare con ironia il suo dissenso da panchinaro illustre e forse in questi mesi ha pagato proprio questo suo atteggiamento. Juric gli preferisce come centrale Ndicka, che non è abituato e ogni tanto stecca, per dare spazio come terzo centrale ad Angeliño (o Hermoso), che invece si sente un esterno. Le scelte sono coraggiose e vanno rispettate, ma se poi i risultati sono questi, non possiamo più parlare di decisioni muscolari, ma di colpe. E Hummels, con Juric, non vuole più restare a Roma, perché è pur vero che parliamo di un calciatore che il meglio di sé lo ha dato, ma possibile che non sia in grado di giocare contro il Torino, il Verona, la Dinamo Kiev, magari consentendo proprio a Ndicka di riposare, visto che sta giocando sempre? E se la situazione resta questa, a gennaio chiederà di essere liberato, in Germania sono pronti a riprenderlo, pure la Juve, dopo l’infortunio a Bremer, ci ha fatto (senza troppe convinzioni) un pensierino. La situazione di precarietà non la vive solo Mats, ma pure gente che fino a ieri era nell’ossatura della squadra, come Cristante e Paredes (e in parte Pellegrini), specie quest’ultimo si sente escluso e il Boca è pronto ad accoglierlo. Lo stesso ragionamento lo fa Shomurodov (e qui vale anche per il club, che ha cercato di piazzarlo anche in estate), che non entra nemmeno quando c’è da sostituire Dovbyk. Dybala resta uno dei migliori calciatori della Roma, ma appare scarico, con meno spinta rispetto al passato. La situazione intristisce tanti calciatori, che aspettano l’evolversi della situazione, pronti a ripartire come è accaduto per tanti lo scorso anno, quando De Rossi ha sostituito Mourinho: da quel momento abbiamo visto gente come Pellegrini, Paredes, Svilar riprendere il volo. Chissà che non succeda anche ora, visto che gennaio è vicino. Ci sono poi, elementi della rosa che il campo lo conoscono davvero poco. Se è vero che Soulé pian piano sta trovando spazio, c’è gente che non lo troverà. E siamo agli scomparsi, come Saud Abdulhamid, zero minuti in campionato e 84 in Europa League (19’ con il Bilbao e 65 con l’Elfsborg, quest’ultima da titolare) e il duo Dahl- Sangaré, non pervenuto. Pellegrini? Non è un caso per l’allenatore (che comunque lo ha relegato anche in panchina) ma per l’ambiente, che gli è ostile. E’ chiaro che pensare a un addio del capitano a gennaio è improbabile, ma se questo è il trattamento e se continuerà a lungo, la prossima estate si faranno altri ragionamenti. Da parte sua in primis, poi dalla società. Juric o non Juric.
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