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Roma, i numeri di una rimonta possibile

10 ore fa 1
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Da una parte una classifica in Campionato che vede il quinto posto della Juventus lontano ‘solo’ 7 punti. Dall’altra una Coppa Italia in cui la Roma non è protagonista da troppi anni. In fondo, i play-off di Europa League ancora da raggiungere.

Alla fine di Gennaio, la squadra allenata da Claudio Ranieri è ancora in corsa per tutti e tre gli obiettivi stagionali: vietato darlo per scontato in una stagione del genere. Certo, non parliamo di un miracolo (dovrebbe essere la normalità per una società dal livello della Roma) e i difetti di costruzione della rosa, così come le difficoltà difensive della squadra, restano comunque tematiche dirimenti sia nel breve che nel lungo periodo, nella speranza di raddrizzare ulteriormente la traiettoria.

Con pragmatismo ed esperienza però Ranieri ha dato una sferzata netta alla stagione del club, macinando punti e dando vita, insieme ai suoi giocatori, anche a stralci di buon calcio (seppur con la macchia del rendimento in trasferta, dove i giallorossi hanno trovato la loro prima vittoria solo lo scorso 26 gennaio, contro l’Udinese, a distanza di 9 mesi esatti dall’ultima volta, sempre nel capoluogo friulano).

A distanza di oltre due mesi e mezzo dal suo ritorno in panchina, con l’incombenza sempre più impellente dei match di coppa (appuntamento questa sera per il crocevia dell’Olimpico contro l’Eintracht di Francoforte), ecco presentarsi quello che in questo momento è il dubbio per eccellenza: dove concentrare le risorse a disposizione in vista della seconda metà di stagione? Quale obiettivo, fra l’aggancio alle zone alte della Serie A e le vittorie in Coppa Italia e/o Europa League, è effettivamente più alla portata dei ragazzi allenati da Ranieri?

Una questione ascrivibile a una varietà di tematiche: dalle considerazioni sul calendario, al numero effettivo di partite, passando per le possibilità concrete di una rosa oggettivamente limitata in termini di qualità delle rotazioni.

Campionato, numeri di una rimonta possibile?

credits to AGF

Il 10 novembre 2024, giorno dell’esonero di Ivan Juric dopo la sconfitta casalinga contro il Bologna di Italiano, la Roma aveva solo 13 punti (collezionati in 12 partite) e un vantaggio sulla zona retrocessione di sole 3 lunghezze. Da quel momento in poi, sotto la guida del tecnico di Testaccio, nessuno ha fatto meglio dei capitolini (17 punti) tranne il Napoli (27 punti), l’Inter (25* – una partita in meno) e l’Atalanta (21 punti). Questo dato assume un valore ancora più alto se si considera che, in questo lasso di tempo, i giallorossi non hanno avuto un calendario così semplice, avendo dovuto affrontare sia le tre squadre sopracitate che altre grandi del nostro campionato come il Milan, il Bologna e la Lazio nella stracittadina, vinta con i due gol di Pellegrini e Saelemakers.

Un ruolino di marcia di tutto rispetto, che ha permesso ai giallorossi di risalire la classifica fino al nono posto, assestandosi a quota 30 punti. La distanza dalle posizioni valevoli per la qualificazione alle competizioni europee della prossima stagione non è più così proibitiva. Basti pensare che il quarto posto ‘Champions’ occupato dai cugini della Lazio (quota che era inimmaginabile anche solo pensare di avvicinare fino a poche settimane fa, sotto il giogo dello spettro di un’inedita lotta salvezza) dista ‘solamente’ 9 punti. A maggior ragione, le posizioni valevoli per l’Europa e la Conference League sembrano ancora più alla portata della Roma, in ritardo di soli 4 punti rispetto all’accoppiata Milan-Bologna (considerando comunque la partita in meno che dovranno recuperare fra loro al Dall’Ara) e di 6 punti sulla Fiorentina di Palladino (in attesa, anche qui, del risultato del recuperò che si giocherà al Franchi contro l’Inter di Inzaghi).

Il calendario dei giallorossi post-vittoria di Udine fino al 30 marzo, giorno di Lecce-Roma, rappresenta senza dubbio l’elemento che più motiva le speranze di una clamorosa rimonta, specie se si tiene in conto che, escluso il match di questa domenica contro il Napoli capolista, gli avversari che attendono i giallorossi sono più che abbordabili e alla loro portata. Infatti, dopo la sfida ai partenopei, la Roma dovrà affrontare nell’ordine: Venenzia, Parma, Monza, Como, Empoli, Cagliari e il Lecce, appunto.

Tuttavia, è facilmente intuibile quello che è il rovescio della medaglia di questa situazione. Infatti, nella settimana successiva all’incontro con i salentini, i giallorossi si troveranno a intraprendere un ciclo di partite complicatissimo contro Juventus, Lazio, (in mezzo, il Verona) Inter, Fiorentina, Milan, Atalanta e Torino.

Ma senza andare troppo in là con i ragionamenti, nel frattempo sarà interessante vedere se i ragazzi di Ranieri riusciranno quantomeno a mantenere la media punti raggiunta negli ultimi tempi, e poi se riusciranno a ‘tenere botta’ in un finale di campionato infuocato come quello che li attende.

Coppa Italia, la caccia alla “Decima” e un digiuno lungo 17 anni

Credits to AGF

24 maggio 2008, Stadio Olimpico di Roma. I giallorossi allenati da Luciano Spalletti vincono la nona Coppa Italia della storia del club battendo in finale l’Inter di Roberto Mancini per 2-1, con i gol di Mexès e Perrotta. Da allora, il rendimento della Roma in quella che per eccellenza era stata, almeno fino a quel momento, la sua competizione più confortevole, ha avuto un vero e proprio crollo.

Solo in cinque occasioni infatti i capitolini sono stati in grado di raggiungere la semifinale, e in ogni caso non sono mai riusciti a vincere il trofeo. Alcuni episodi in particolare hanno addirittura segnato la storia stessa del club, e non certamente in positivo: come non pensare infatti alla sconfitta in finale contro la Lazio nel 2013, la doppia eliminazione contro Lo Spezia nel 2015 e nel 2021 o il 7-1 subìto contro la Fiorentina nel 2019…

Nell’ambiente è chiaro il desiderio di rovesciare una tendenza che, negli ultimi anni, ha raggiunto connotazioni a dir poco grottesche. Vincere la coppa, oltre a portare la qualificazione all’Europa League e alla Supercoppa della prossima stagione, significherebbe raggiungere il decimo successo del club in questa competizione; un traguardo prestigioso che la società insegue quasi ossessivamente da anni.

Inoltre, specie in ottica europea, questo torneo rappresenta un percorso decisamente più corto rispetto alla montagna da scalare del campionato. A partire dai quarti di finale del prossimo 5 febbraio contro il Milan a San Siro, in caso di percorso netto si tratterebbe di un totale di quattro partite da giocare, compresi l’andata e il ritorno delle semifinali e la finale all’Olimpico del 14 maggio.

Ma come spesso accade, la strada più breve non è necessariamente la migliore o la più semplice. Già l’incontro con i rossoneri rappresenta infatti uno scoglio difficile da superare per la Roma, che in caso di vittoria dovrebbe affrontare, nei turni successivi, prima una fra Inter e Lazio, poi in finale un avversario fra (verosimilmente) Atalanta, Bologna e Juventus. Breve e difficile. Dannata e agognata. La Coppa Italia rimane una chance importante per dare significato ulteriore a una stagione così complicata.

Europa League, sognare Bilbao per dimenticare Budapest

Credits to AGF

La semifinale di Champions League nel 2018 raggiunta dopo l’impresa contro il Barcellona di Messi; la semifinale di Europa League contro il Manchester United nel 2021 con Fonseca; la vittoria a Tirana della Conference League l’anno successivo con Mourinho; la semifinale della scorsa stagione contro il Bayer Leverkusen e quel maledetto 31 maggio 2023: giorno della finale di Budapest contro il Siviglia, persa anche e soprattutto per l’arbitraggio scellerato del fischietto inglese Anthony Taylor.

Se in campionato e in Coppa Italia negli ultimi tempi il rendimento della Roma è stato decisamente mediocre, non si può dire minimamente lo stesso per le coppe europee, nelle quali i giallorossi si sono resi protagonisti di campagne memorabili, che le hanno permesso di occupare l’attuale sesto posto nel ranking UEFA (primi fra i club italiani) dietro solo a Manchester City, Real Madrid, Bayern Monaco, Liverpool e Paris Sain-Germain.

La ferita della capitale ungherese brucia ancora notevolmente nei cuori di ciascun individuo che, anche solo indirettamente, graviti all’interno dell’ambiente romanista. E il desiderio di rivalsa/vendetta non ha mai smesso di ardere in modo smisurato. Tuttavia, il rendimento generale tenuto dalla squadra nel corso di questa stagione ha inficiato inevitabilmente anche i risultati dell’Europa League di questa stagione, nella quale la Roma al momento si trova solo al 21° posto del mega-girone della prima fase, con soli 9 punti raccolti.

In virtù di questo, il match dell’ultima giornata contro l’Eintracht di Francoforte rappresenta davvero un crocevia fondamentale: solo in caso di vittoria infatti i giallorossi avrebbero la certezza di accedere alla fase a eliminazione diretta (nello specifico, i play-off/sedicesimi di finale). Un pareggio, o peggio ancora una sconfitta, minerebbero e non poco le possibilità di qualificazione fra le prime 24 della classifica. Ed è un qualcosa che a Trigoria non possono e non si vogliono permettere.

In primis proprio alla luce della recente tradizione romanista nelle competizioni UEFA. In secondo luogo per la portata dell’occasione che mai come quest’anno, dato il mancato ingresso nelle fasi finale delle squadre eliminate dalla Champions League, questo trofeo sembra effettivamente rappresentare, dato il livello generale delle squadre partecipanti e il numero ‘relativamente’ basso di partite da disputare.

Vincere questa coppa significherebbe tanto in termini di prestigio internazionale, gioia ‘romantica’ per un successo inseguito da decenni (considerando anche la finale persa contro l’Inter nel 1991) ma anche di valore economico; matematica conseguenza della qualificazione alla prossima Champions League che spetta ai campioni.

Ai tifosi sognare non costa nulla. Starà a Mister Ranieri e i suoi giocatori cercare di fare il meglio possibile in ciascun torneo, ragionando “partita per partita”. Come spesso lo stesso tecnico di Testaccio ha voluto ricordare in occasione delle sue conferenze stampa.

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