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I leader europei «si metteranno al piede del padrone, scodinzolando teneramente»: la visione delle relazioni internazionali raccontata da Vladimir Putin non sembra quella di un leader politico ansioso di stringere un accordo di pace con l’Ucraina, ma in compenso svela un intenso desiderio di piacere a Donald Trump.
Tutte le frasi insultanti a indirizzo dei colleghi europei pronunciate dal dittatore russo nella sua intervista televisiva – «pescetti piccoli della politica», che «eseguivano con piacere qualunque ordine arrivato da Joe Biden» – servono da sottofondo offensivo per fare risultare meglio i complimenti che vuole inviare al presidente americano, un «uomo di carattere e tenacia», che «metterà ordine molto presto» nella politica internazionale e, soprattutto, richiamerà all’obbedienza quell’Europa che ha «lottato attivamente» contro il nuovo presidente americano.
Una violenza verbale molto aggressiva perfino per la retorica del padrone del Cremlino, e tutt’altro che casuale: l’intervista è stata girata qualche giorno fa, e uno spezzone era già stato trasmesso dalla tv di Stato russa. Si tratta quindi di un messaggio intenzionale e calibrato per colpire quelle che Putin ritiene essere le corde più sensibili di colui che considera il suo unico vero interlocutore.
L’immagine del «padrone», che «rimette ordine» e costringe i sottoposti a «scodinzolare ai suoi piedi» è sicuramente una visione che Putin applica a se stesso, ma che estende anche a Trump, in un invito a spartirsi il mondo tra “padroni”, senza badare agli alleati, «affini mentalmente a Biden». Un tentativo fin troppo palese di mettere zizzania tra Washington e l’Europa, battendo su un punto già abbastanza sensibile delle antipatie trumpiane.
Probabilmente, al Cremlino hanno ritenuto le probabilità di attirare Trump dalla propria parte talmente elevate da aver deciso di correre il rischio di alienarsi le simpatie di alcuni politici europei, inclusi quelli che secondo le indiscrezioni riportate qualche giorno fa dal Financial Times avrebbero voluto riaprire le forniture di gas russo in Europa, principale fonte di entrate russe fino al 2022.
Probabilmente anche i consulenti di Volodymyr Zelensky gli hanno consigliato lo stesso atteggiamento, visto che il presidente ucraino ieri è tornato a ribadire che «Trump è un leader forte», e in quanto tale dovrebbe aprire all’ingresso dell’Ucraina nella Nato.
Il cui segretario generale Mark Rutte peraltro ha appena garantito l’impegno degli alleati di «non far perdere l’Ucraina», e ha promesso un inevitabile (e auspicato più volte da Trump) incremento dell’impegno militare europeo, per evitare una guerra contro il regime di Putin.
Ma, intanto, la Casa Bianca sembra più sensibile ai complimenti, e alle richieste, di Mosca: il nuovo inviato speciale per l’Ucraina Keith Kellogg ha detto alla Reuters che gli Stati Uniti vogliono inserire nell’ipotetico accordo di pace con la Russia la clausola di nuove elezioni entro la fine dell’anno. perché «ciò è buono per la democrazia».
Sulla necessità di tornare alle urne appena raggiunta la tregua, e revocata la legge marziale, in Ucraina esiste un consenso che comprende anche Zelensky (che però in una recente intervista non ha più negato di volersi ricandidare).
Il capo di Stato e il parlamento avrebbero dovuto entrambi essere stati rieletti l’anno scorso, ma l’idea di un voto con il 20% del Paese sotto occupazione russa, con un terzo della popolazione trasformata in profughi e un milione di persone al fronte, è stata considerata impraticabile, e anche su questo esiste un consenso abbastanza trasversale.
Il problema è che a chiedere la testa di Zelensky, appena pochi giorni fa, è stato proprio Putin, e l’accusa al leader di Kyiv di essere «non più legittimo» è da mesi un tormentone della propaganda russa. Che molti in Ucraina vogliano sostituire un leader che negli anni di guerra ha accentrato notevolmente (e inevitabilmente) il potere, non è un segreto nemmeno per Zelensky, così come probabilmente il fatto che alcuni partner occidentali di Kyiv possano voler trattare con un presidente meno star internazionale. Ma mostrare in questo momento di voler venire incontro alle condizioni di Putin, trattando l’Ucraina come una colonia che due “padroni” si gestiscono a piacimento, potrebbe essere un segnale molto inquietante, soprattutto per i Paesi europei, e non a caso Zelensky ieri ha ribadito che alla trattativa di pace deve partecipare a pari merito anche l’Ue.