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ROMA. Il centrodestra vuole affidare i controlli sul Superbonus anche ai Comuni, ma la norma, che verrà delineata nel corso della settimana in Senato, rischia di essere inapplicabile. L’idea è di Massimo Garavaglia, senatore leghista e presidente della commissione Finanze, che in un emendamento all’ultimo decreto sul 110% invita le amministrazioni locali a predisporre «un piano straordinario di controlli» sulle opere realizzate. Dovrebbero essere i vigili urbani e i tecnici dei Comuni a organizzare dei sopralluoghi per verificare la corrispondenza tra la documentazione rilasciata per ottenere il credito o la detrazione e l’effettivo intervento programmato. Per ingolosire i sindaci, la proposta di Garavaglia garantisce alle amministrazioni di poter trattenere il 50% delle risorse recuperate e delle sanzioni applicate. Le ispezioni riguarderebbero le ristrutturazioni tra il 2020 e il 2023 legate al risparmio energetico (l’Ecobonus), alle barriere architettoniche e al bonus facciate. Peraltro, proprio gli incentivi sulle barriere architettoniche e sul bonus facciate sono considerati fortemente a rischio frode, con la Guardia di Finanza che ha pizzicato attività fraudolente per miliardi di euro.
Nelle prossime ore il relatore del provvedimento all’esame della commissione Finanze di Palazzo Madama, Giorgio Salvitti, senatore del gruppo Noi moderati, presenterà un emendamento di sintesi su questo tema, e la quota a favore dei Comuni potrebbe ridursi al 30%, ma non sono i soldi l’ostacolo che rischia di rendere impossibile questa misura. Per metterla in pratica occorre innanzitutto condividere le banche dati dell’Agenzia delle entrate e dell’Enea, serve dunque un lungo lavoro di ricerca e di competenze di cui non sempre i sindaci dispongono. Già l’impegno del Pnrr, infatti, ha messo in crisi gli uffici tecnici delle amministrazioni che non hanno personale a sufficienza per far fronte a tutti gli obiettivi. Inoltre, le prime stime parlano di almeno un milione di verifiche nei palazzi, solo per dare inizio al piano straordinario di controlli sul Superbonus. Alle difficoltà organizzative nelle grandi città si aggiungono i problemi di opportunità elettorale nei piccoli centri, in cui l’assessore o il capo dei vigili dovrebbe andare a chiedere al vicino di casa di aprire l’appartamento e consegnare le fatture a caccia di irregolarità.
Quanto al contributo dei Comuni nella lotta contro l’evasione fiscale, negli anni scorsi non sono stati raggiunti grandi successi. Secondo uno studio della Cgia di Mestre, nel 2022 le 8 mila amministrazioni locali hanno recuperato complessivamente solo 6 milioni di euro dei tributi statali, lo 0,007% dei 90 miliardi di tax gap. Ma nella compartecipazione alla lotta all’evasione tra l’Anci e l’Agenzia delle entrate non c’è mai stato grande feeling, hanno smesso di crederci entrambe le istituzioni da parecchio tempo. Tuttavia, se si considera che la multa minima per una mancata registrazione di variazione catastale è di 500 euro, potenzialmente si potrebbero recuperare parecchi soldi se si andassero a cercare le irregolarità del Superbonus.
Alessandro Canelli, sindaco leghista di Novara e responsabile della Finanza locale per l’Anci, è possibilista ma mette dei paletti: «Questa attività di controllo è molto complicata e dispendiosa in termini di energie e di risorse umane, i Comuni possono sicuramente dare una mano solo a determinate condizioni. Bisogna prevedere un rafforzamento dell’organico per le amministrazioni più piccole che hanno già il personale ridotto all’osso». Poi, continua Canelli, «una parte delle risorse recuperate da chi ha percepito indebitamente il Superbonus deve essere trattenuta dai Comuni in modo tale da migliorare le proprie finanze. Possiamo fare i controlli in maniera efficace, ma ci vogliono gli incentivi giusti».