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ROMA. Ministro Antonio Tajani, il suo collega Giorgetti dice che le aziende che hanno fatto particolari profitti dovranno contribuire in maniera straordinaria alle casse dello Stato: il ministro fa l’esempio delle aziende di armi. Lei è d’accordo?
«Il ministro Giorgetti sta lavorando seriamente con i ministri alla nuova legge di Bilancio. Tutti devono contribuire, pagando le tasse che già ci sono. E confermo con chiarezza che la visione di Forza Italia è questa: lavoriamo a una manovra che sarà importante e rigorosa, ma finché saremo al governo non ci sarà nessuna nuova tassa».
Come pagherà chi ha incassato extraprofitti?
«Ma chi decide cosa è “extra” e cosa non è extra-profitto? Il concetto di “extraprofitto” è un concetto incomprensibile. Cosa vuol dire? Che è un profitto illegale? Allora si chiama la Guardia di Finanza. Ma se qualcuno guadagna molto pagherà le tasse in base al sistema fiscale che abbiamo. Ripeto, poi c’è il profitto lecito e il profitto illecito: se uno fa traffico di droga ha un profitto illecito. Se uno vende macchine, prodotti agroalimentari ha un profitto lecito. Extraprofitto è un concetto extraterrestre».
Non negherà che però il governo sta trattando con le banche: arriveranno nuove entrate per le casse pubbliche?
«L’unico modo corretto per chiedere sostegno a banche, assicurazioni, società finanziarie o a chiunque altro è quello di coinvolgerle in uno sforzo collettivo. Sono aziende, e imprese, con cui dobbiamo confrontarci. Le banche come tutti gli operatori economici italiani sono interessati alla buona salute del sistema. Il dialogo con le banche deve essere sempre aperto, anche per rassicurare gli investitori stranieri che sono interessati all’Italia».
Lei dice che non ci saranno nuove tasse, ma il governo deve trovare circa 10 miliardi per la manovra, come si farà?
«La nostra spesa pubblica è di mille miliardi: 10 miliardi rappresentano l’1% di questa spesa, che possiamo recuperare con una maggiore efficienza di gestione, tagli agli sprechi e ai tanti rivoli in cui le risorse si perdono, privatizzazioni, vendita del patrimonio non utilizzato, liberalizzazioni. Ma ricordo che soprattutto dobbiamo ridurre il costo del debito pubblico. Dobbiamo fare tutto il possibile per far scendere i tassi d’interesse e diminuire il costo del denaro. Serve liquidità nelle tasche di imprese e famiglie. È questo il vero motore per la crescita. Questo ci consentirà anche di aumentare l’occupazione femminile, compreso il lavoro autonomo e di finanziare il piano casa per i giovani. Questo è un grande disegno contro il calo demografico».
Tajani: "Siamo contrarissimi a nuove tasse"
Nel Piano strutturale di bilancio, votato dal Consiglio dei ministri, si parla apertamente di «nuove entrate». Non sono queste le nuove tasse?
«Il nuovo Patto di Stabilità prevede un piano di sette anni per il rientro del debito, dal nostro punto di vista il rientro non deve avvenire aumentando le tasse ma rendendo più efficiente la spesa pubblica e stimolando la crescita».
Giorgetti ha chiesto un sacrificio significativo ai vostri ministeri. Il suo contribuirà?
«Il Ministero degli Esteri sta già facendo la sua parte. Lavoreremo ancora per razionalizzare la spesa pubblica ed evitare gli sprechi».
Le parole di Giorgetti sono state inopportune?
«Credo che le parole di Giorgetti siano state male interpretate. E infatti il calo in Borsa è durato poche ore: il messaggio del governo è chiaro. Bisogna agire in ogni modo per tenere il debito sotto controllo, ma la tassazione in Italia è già molto alta. Questo governo ha la forza e il tempo per avviare una gestione dei conti pubblici che darà risultati concreti, senza bisogno di fuochi artificiali. Favoriremo le privatizzazioni come sta avvenendo per Banca Monte dei Paschi di Siena. Il tutto per una gestione più efficiente dei servizi pubblici attraverso la presenza dei privati, come accaduto per i porti. Vedasi il caso di Rapallo».
Lei insiste nel ritenere che la Bce sia troppo lenta nell’abbassare i tassi. Perché?
«Perché è solo in questo modo che aiuteremo la crescita delle nostre economie, è solo questo, non nuove tasse, che rafforzerà il nostro sistema economico. La crescita delle piccole e medie imprese è legata al coraggio della Bce. Noi contribuiremo con il taglio del cuneo fiscale, con la riduzione dell’Irpef».
Lo Ius Scholae ora lo chiamate Ius Italiae. Basterà cambiare il nome per convincere gli alleati che hanno respinto più volte questa proposta?
«Non abbiamo abbandonato l’idea che dobbiamo occuparci della cittadinanza dei figli di stranieri in Italia. È un tassello importante all’interno della nostra visione della società italiana. È un tema da affrontare per questi che saranno i nuovi cittadini italiani».
FdI e Lega dicono che non è urgente.
«Proviamo a non lasciar marcire i problemi. Noi proponiamo che l’integrazione sia costruita con 10 anni di ciclo scolastico. A fianco di questo, dobbiamo confrontarci su temi come il calo demografico, l’invecchiamento della nostra popolazione, la complessità del mercato del lavoro, la necessità di contrastare i trafficanti di uomini. Io credo che poco alla volta anche i partiti con cui siamo saldamente alleati per il governo del Paese, si apriranno a una discussione pratica e responsabile. Voglio confrontarmi con loro sui problemi, sulle riforme, sul futuro dell’Italia. Senza atteggiamenti ideologici, senza guardare al passato ma costruendo il futuro del nostro Paese».
La “campagna acquisti” di Forza Italia va avanti. Non si rischia di far innervosire anche gli alleati?
«Guardi, le dico la verità: molti, anzi tutti quelli che scelgono Forza Italia si avvicinano a noi e chiedono di entrare nel partito. Sono loro che vengono da noi. Quello che abbiamo fatto è cercare di allargare il nostro mondo, creando connessioni con gruppi, formazioni civiche, con “centristi”; cerchiamo di colmare quel grande spazio politico che va “dalla Meloni alla Schlein”. Sono felice se Forza Italia è tornata attrattiva, ma la nostra forza dovrà arrivarci soprattutto dal sostegno dei cittadini nelle prossime elezioni».
Perché l’Italia ha votato a favore all’aumento dei dazi sulle auto elettriche cinesi? Non si rischiano ritorsioni?
«Perché gli aiuti che lo Stato cinese ha offerto al suo settore automobilistico rischiano di far chiudere il nostro settore. Io sono per il libero mercato. Il protezionismo è da evitare. Il declino di un intero sistema industriale sarebbe una ferita profonda per l’Italia. Vogliamo confrontarci e competere da pari a pari. Per questo l’Italia ha votato a sostegno della Commissione Europea per quanto riguarda i dazi per le auto cinesi. Non perché cerchiamo una guerra commerciale con la Cina ma perché ci devono essere delle regole che devono essere rispettate».