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Xi in Europa, sfida all’America: “Insieme risolveremo la crisi in Ucraina”

6 mesi fa 5
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TAIPEI. Un lungo tappeto rosso e un benvenuto pronunciato in mandarino da Gabriel Attal. «L’ho studiato per un anno», ha detto il primo ministro francese a Xi Jinping e alla first lady Peng Liyuan, incassando i loro complimenti: «Lo parla molto bene». Dai primi convenevoli dell’aeroporto di Orly non si direbbe, ma il mondo è cambiato dalla precedente visita in Europa del presidente cinese. Era marzo del 2019, Xi passò dall’Italia per l’adesione del governo Conte alla Via della Seta e dalla Francia per firmare accordi commerciali da decine di miliardi di euro. Cinque anni dopo torna a Parigi, con la guerra in Ucraina che fa vacillare il rapporto tra Europa e Cina. Non secondo Xi, che appena atterrato ha definito le relazioni con la Francia «un esempio di coesistenza pacifica e cooperazione win-win tra Paesi con sistemi diversi». E in un articolo su Le Figaro si dice pronto a lavorare con Emmanuel Macron «per risolvere la crisi in Ucraina».

Le posizioni dei due leader sembrano agli antipodi. Macron ha ipotizzato l’invio di truppe in Ucraina, Xi considera l’invio di armi a Kiev «gettare benzina sul fuoco» e giudica illegittime le sanzioni contro Mosca. Eppure, in Cina piacciono molto i ripetuti inviti del presidente francese all’autonomia strategica dell’Unione europea e si ricorda spesso quando, durante la visita a Pechino dell’aprile 2023, Macron disse che essere alleati degli Usa «non significa esserne vassalli». È su questo che intende lavorare Xi, per incentivare i potenziali dubbi dei leader europei sulla convenienza dell’allineamento strategico alla politica estera degli Stati Uniti, anche in vista del possibile ritorno di Donald Trump.

Tutti i temi più critici saranno trattati stamattina in un trilaterale con Ursula von der Leyen. L’elenco è lungo, a partire dalla probabile introduzione di dazi Ue sulle importazioni di auto elettriche cinesi. Il supporto della Francia all’inchiesta sui presunti sussidi di Stato aperta dalla Commissione europea è costato la contromossa cinese con le tariffe sul brandy. Nel mirino di Bruxelles c’è tutta l’industria tecnologica verde cinese, dalle batterie ai pannelli solari. Senza dimenticare gli appalti pubblici di attrezzature mediche e i sistemi di sicurezza per porti e aeroporti del colosso cinese Nuctech. Von der Leyen e Macron solleveranno anche il tema dell’eccesso di produzione di Pechino, mentre Xi criticherà la strategia di «riduzione del rischio» perseguita sul fronte tecnologico e commerciale. Nelle discussioni entreranno anche i recenti casi di spionaggio in Germania, Taiwan e il Medio Oriente. «La soluzione alla crisi è la creazione di uno Stato palestinese», ha ribadito Xi su Le Figaro.

Dopo aver sbrigato la parte più complicata, Macron si dedicherà a un ampio cerimoniale di accoglienza. Bandiere, inni e ispezione delle truppe a Les Invalides. Poi trasferimento all’Eliseo per il bilaterale, che potrebbe sfociare in un comunicato congiunto. I due leader interverranno anche al teatro Marigny a conclusione di un forum economico bilaterale, dove dovrebbero essere annunciati degli accordi commerciali prima della cena di Stato in compagnie delle rispettive mogli.

Domani il momento più “personale”: Macron accompagnerà Xi al Tourmalet, sui Pirenei, dove ha passato molto tempo durante l’infanzia in compagnia dell’amata nonna. Dettagli di cui sono avidi i media cinesi perché confermerebbero un “rapporto speciale” già mostrato lo scorso anno, quando Xi portò Macron nel celebre Pine Garden di Guangzhou a sorseggiare tè e ascoltare antiche canzoni cinesi sull’amicizia. È in questa cornice più “intima” che probabilmente Macron chiederà a Xi di sostenere una richiesta di tregua per tutti i conflitti durante le Olimpiadi di Parigi.

Ma chi si aspetta che la Cina possa “mollare” la Russia resterà ancora una volta deluso. Anzi, dopo oltre due anni dall’invasione, Pechino intravede qualche segnale di stanchezza in Occidente e spera di rendere più accettabile la sua posizione. Come sempre, Xi respingerà le accuse di sostegno alla Russia e si professerà «imparziale», dicendosi a favore di un negoziato di pace che tuteli «l’integrità territoriale» di Kiev ma che tenga anche conto delle «legittime preoccupazioni di sicurezza di Mosca». Ulteriori segnali arrivano peraltro dalle altre due tappe del tour: Serbia e Ungheria, cioè i due Paesi europei più vicini al Cremlino. Xi sarà a Belgrado in occasione del 25° anniversario dell’attacco contro l’ambasciata cinese durante il bombardamento Nato dell’allora Jugoslavia. Un’occasione per criticare le mosse attuali dell’Alleanza Atlantica, che secondo Pechino propaga «mentalità da Guerra fredda» anche in Asia per contenerla. A Budapest, dove gli investimenti cinesi sono ormai consolidati da tempo sotto la gestione di Viktor Orban, dovrebbe essere inaugurata una fabbrica di auto elettriche. Altro passaggio funzionale a Xi per ricordare che ha ancora amici all’interno dell’Ue. Poi, una volta rientrato in Cina, sarà tempo di prepararsi a ricevere ancora una volta l’amico Vladimir Putin.

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