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Boccia e la «finta gravidanza per minacciare Sangiuliano». Indagata anche per lesioni

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«Esercitava minacce idonee a compromettere la figura politica e istituzionale di Gennaro Sangiuliano, all’epoca dei fatti ministero per la Cultura, in modo da turbarne l’attività e ottenere il conferimento della nomina a consulente per i Grandi Eventi, incarico di diretta collaborazione del Ministero». Recita così il capo di imputazione che vede indagata Maria Rosaria Boccia dalla Procura di Roma per «minaccia ad appartenente di Corpo politico», un reato punito con la reclusione da uno a sette anni, e per lesioni aggravate. Ieri i carabinieri del Nucleo investigativo della Capitale si sono messi in viaggio per Pompei e hanno raggiunto nella tarda mattinata l’abitazione dell’imprenditrice, alla quale hanno notificato l’avviso di garanzia.

LE ACCUSE

Nel decreto di perquisizione e sequestro, viene spiegato in che cosa si sostanziano le ipotesi accusatorie mosse dai pm romani, sulla base dell’esposto-denuncia presentato nei giorni scorsi da Sangiuliano. Pur di ottenere da lui la nomina a consulente per i Grandi Eventi, la Boccia - stando al contenuto dell’avviso di garanzia - avrebbe minacciato l’ex ministro paventandogli la paternità di una sua presunta gravidanza, rilasciando interviste in cui sosteneva di essere sotto ricatto, simulando la sua presenza con Sangiuliano e facendo pressioni per ottenere da lui appuntamenti che venivano rifiutati. Riguardo invece la contestazione del reato di lesioni aggravate, l’imprenditrice avrebbe colpito al cranio l’ex ministro la notte tra il 16 e il 17 luglio scorso, al culmine di un diverbio. Non sarebbe quindi la stessa ferita che lo ha costretto a sfoggiare un vistoso cerotto sulla fronte mentre veniva intervistato due settimane fa in tv, dopo che era scoppiato lo scandalo che lo ha portato alle dimissioni dal suo incarico.

IL SEQUESTRO

I carabinieri, durante la perquisizione domiciliare nell’appartamento di Pompei della Boccia, le hanno sequestrato 15 device, tra cui tre cellulari, pc, tablet, diverse schede di memoria, chiavette usb e i famosi Ray-Ban “spia”. In un cassetto sono stati trovati infatti gli occhiali smart che l’imprenditrice, per sua stessa ammissione, in passato ha utilizzato per effettuare dei video all'interno della Camera dei deputati. Un’attività che l’è costata una sorta di Daspo dai palazzi della politica romana. I magistrati capitolini dovranno ora analizzare il materiale a disposizione, a cominciare dalle chat scambiate da Maria Rosaria Boccia con Gennaro Sangiuliano. Ma la delega prevede che i militari possano cercare altri indizi in conversazioni che l’ex consulente dell’ex ministro ha intrattenuto con altre persone, nei limiti previsti ovviamente per l’utilizzo di corrispondenza che riguarda i membri del Parlamento. A tremare, quindi, sono anche altre persone che possono aver intrattenuto rapporti con l’imprenditrice, ricollegabili alla condotta sulla quale indaga la Procura di Roma.

LE CHAT

Nella denuncia trasmessa nei giorni scorsi dal legale di Sangiuliano, l’avvocato Silverio Sica, vengono messi a disposizione degli inquirenti una serie di elementi: una dettagliata ricostruzione cronologia da quando l’ex numero uno del dicastero della Cultura entra in contatto con la Boccia, alla conclusione del loro rapporto. Nell'esposto sarebbero state allegate alcune chat scambiate tra i due e i molti post pubblicati nelle scorse settimane dall'imprenditrice. «Ho fatto delle cose che non avrei mai fatto», reciterebbe uno dei messaggi di Sangiuliano indirizzati a Boccia, che risponde: «Hai ragione». Poi un riferimento a quanto accaduto a luglio: «Sfregiato. Se non fossi stata tu avrei picchiato durissimo». E lei: «Mi hai letteralmente mandato fuori di testa mi hai portato a un punto imbarazzante mi hai fatto diventare una iena». Boccia avrebbe chiesto all'ex ministro di poter controllare il suo cellulare, pena, in caso di rifiuto, l'inoculazione di un trojan. L'imprenditrice inoltre avrebbe proposto a Sangiuliano di firmare un patto di riservatezza secondo cui lui non l'avrebbe più dovuta cercare e lei non avrebbe mai rivelato la loro presunta storia sentimentale. Una richiesta che, però, ha trovato la ferma opposizione dell'ex capo di via del Collegio Romano. Dalle conversazioni emerge anche la presunta gravidanza usata dalla donna come forma di pressione-minaccia. Il 2 agosto scorso Sangiuliano digita: «Sono arrivato al punto di non farmi problemi se tu fossi incinta di me, anzi sarei stato felicissimo». Mentre una settimana dopo lei dice: «Sarai libero di viverti questa esperienza come vorrai nel rispetto di tuo figlio».

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