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Chiara Petrolini, i neonati avranno un nome e un funerale: lo prevede la legge. Ma chi potrà decidere come chiamarli?

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I due neonati trovati morti e sepolti nel giardino della villa in cui vivono Chiara Petrolini e la sua famiglia saranno registrati all'anagrafe. Dovrà essere loro dato un nome e garantita una sepoltura. Un modo per dare dignità a quelle seppur brevi vite: i due bambini, anche se per pochi istanti, hanno respirato prima di morire. Questo è quello che prevede la legge in situazioni simili, ma nel dramma di Traversetolo anche la parte burocratica solleva degli interrogativi su chi si occuperà della registrazione, prima, e di funerali e sepoltura, poi. 

I nomi

Come riporta il Corriere della Sera, sarà il magistrato Alfonso D'Avino, a capo delle indagini coordinate dalla Procura di Parma, ad aprire un fascicolo per permettere la registrazione delle nascite e dei decessi presso il Comune di Traversetolo. Una delle questioni più delicate è la scelta dei nomi per i neonati.

In caso di mancato accordo tra le famiglie, la decisione sarà presa dalla Procura. 

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I funerali

Oltre alla registrazione, c’è la questione dei funerali. Il sindaco di Traversetolo, Simone Dall'Orto, ha offerto la sua disponibilità per organizzare la sepoltura, ma la decisione finale spetterà ai nonni dei piccoli e all'ex fidanzato di Chiara, la madre dei bambini. Si ipotizza che potrebbe esserci solo una sepoltura senza cerimonie, ma al momento non è stato stabilito nulla di definitivo. 

L'interrogatorio

Nel frattempo, giovedì 26 settembre, la ventunenne babysitter sotto accusa, affronterà un interrogatorio di garanzia, in cui potrebbe scegliere di non rispondere. Chiara Petrolini, 21enne di Parma accusata di omicidio premeditato e soppressione di cadavere dopo il ritrovamento dei corpicini dei suoi due figli neonati nel giardino di casa, giovedì avrà la possibilità di esporre al giudice per le indagini preliminari la sua versione dei fatti e contrastare la ricostruzione messa in piedi dalla Procura. Anche se al momento non è ancora chiaro se la 21enne, sssistita dall'avvocato Nicola Tria, risponderà alle domande o si avvarrà della facoltà di non rispondere. La ragazza si trova da venerdì agli arresti domiciliari, in un'abitazione lontano dalla villetta di Vignale di Traversetolo, alle porte di Parma, dove il 9 agosto si è spalancato l'orrore prima col ritrovamento del cadavere di un neonato e poi, dopo un mese, di un altro bimbo partorito un anno prima. Per entrambi, gli esami del Dna hanno stabilito che i genitori sono Chiara, la studentessa di Scienze dell'Educazione che in quella villetta abitava con la sua famiglia, e il suo fidanzato storico, un coetaneo col quale praticamente è cresciuta insieme.

Le bugie di Chiara

Nella dettagliata ricostruzione della Procura quelle che saltano all'occhio sono non tanto le omissioni quanto le bugie della ragazza. Le prime dichiarazioni sono state raccolte il 2 settembre (il secondo corpo viene trovato dopo una settimana), quando Chiara sostanzialmente racconta del suo assoluto silenzio sulla gravidanza con le persone a lei più vicine, di un parto in solitudine, di un bambino nato morto nella notte del 7 agosto. Dice che non era a conoscenza del mese di gestazione, esplicita la volontà di rivelare tutto ai suoi una volta tornati dagli Stati Uniti, nega di aver provato ad accelerare il parto, nega una gravidanza pregressa sulla quale gli inquirenti avevano già dei sospetti. Un quadro che praticamente crolla nel successivo interrogatorio, il 10 settembre, quando ormai Chiara sa che nel giardino della villetta, di fronte alla finestra di camera sua, sono state trovate altre ossa umane. Quelle del corpicino in decomposizione di un altro bimbo da lei partorito a maggio 2023. Le prime bugie vengono al pettine. Chiara aveva dichiarato che il bimbo partorito il 7 agosto era nato morto, ma le analisi hanno rilevato che il piccolo aveva respirato, prima di morire dissanguato per un taglio del cordone ombelicale fatto con le forbici trovate in cucina. L'indagata aveva anche affermato che desiderava quel bambino, ma per la Procura i suoi comportamenti e soprattutto le sue costanti e compulsive ricerche online smentirebbero queste parole.

Le ricerche sul web

Proprio le tante domande che Chiara ha affidato ai motori di ricerca sul web smentiscono anche altre sue precedenti dichiarazioni, dal fatto che non conosceva l'epoca gestazionale al diniego di interesse per l'interruzione di gravidanza con farmaci o anche altre modalità- Chiara, ancora, ha anche negato di aver assunto droghe, ma sarebbe stato accertato il suo uso di marijuana. L'indagata ha poi detto di non aver visto sangue del bimbo dopo il parto ma le risultanze della consulenza medico legale andrebbero in direzione opposta. Così come il fatto che il padre le chiese conto di tracce di sangue in bagno e che lei giustificò con un ciclo abbondante. Chiara disse di non avere il cellulare con sé ma le ricerche indicano che si sarebbe servita del suo smartphone per capire come affrontare rottura delle acque e fasi del parto in tempo reale. Il timore del giudizio degli altri sembra non reggere davanti alle dichiarazioni dei genitori, in particolare del padre che più volte avrebbe espresso il desiderio di diventare nonno. E poi restano i tanti perché. A partire dalle possibilità che Chiara avrebbe potuto avere di abortire in modo legale, sicuro, in presenza di una gravidanza indesiderata. Mai, è quanto però mette nero su bianco il Pm, dalle ricerche online effettuate, Chiara ha avuto in mente di salvare quelle due vite.

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