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"Quella che è annoverata dalle cronache come Dossieraggio su politici e vip italiani oggi richiede, dopo le dichiarazioni del procuratore Laudati, che Cafiero de Raho si astenga dalle attività della commissione nazionale Antimafia, di cui è vicepresidente. L'attività, secondo quanto afferma lo stesso Laudati, all'epoca dei fatti era sotto 'il pieno controllo' dell'allora procuratore De Raho, pertanto è ormai chiaro a tutti che l'esponente del Movimento 5 Stelle debba fare un passo indietro per consentire un sereno svolgimento dei lavori della bicamerale". Riccardo De Corato, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Antimafia, parte all'attacco del collega grillino ed ex procuratore nazionale antimafia De Raho, dopo l'interrogatorio (mancato) di Antonio Laudati.
Il sostituto procuratore si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti a magistrati di Perugia che indagano sui presunti casi di Dossieraggio e accessi abusivi alle banche dati compiuti dal tenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano. L'interrogatorio non si è tenuto, ma il pm antimafia ha comunque espresso la sua posizione in una nota depositata dal suo avvocato Antonio Castaldo. "Non ho mai effettuato accessi a sistemi informatici; non ho mai avuto alcun rapporto, neppure di conoscenza, con i giornalisti che risultano indagati; non ho mai costruito dossier per spiare o ricattare politici o personaggi famosi", scrive Laudati, spiegando che "nei casi contestati nell'invito a comparire mi sono limitato a delegare al gruppo sos della Dna approfondimenti investigativi, in piena conformità alle leggi, alle disposizioni di servizio e - evidenzia - sotto il pieno controllo del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo". De Raho, appunto.
Tutti gli accertamenti, aggiunge Laudati, "erano determinati da esigenze investigative, nell'esclusivo interesse dell'Ufficio e riguardano persone da me non conosciute e rispetto alle quali non avevo alcun interesse personale né alcun intento di danneggiare. Non rientrava tra i miei compiti di sostituto procuratore quello di controllare il personale di polizia aggregato alla Dna, né quello di verificare gli accessi alla banca dati". Laudati assicura che fornirà "tutti i chiarimenti necessari per l'accerto della verità, la piena correttezza del mio operato e l'affermazione della giustizia, nella quale credo fermamante", appena avrà "la possibilità di conoscere formalmente gli atti".
La scelta di non comparire davanti ai magistrati, descritta come "sofferta ma necessaria", è dovuta al fatto che, sempre secondo il pm della Dna, "non sussistono al momento le condizioni per lo svolgimento dell'interrogatorio, dopo la massiccia e incontrollata diffusione di notizie coperte dal segreto istruttorio". Il suo legale ha assicurato che "non appena sarà possibile visionare gli atti del fascicolo Laudati si sottoporrà a interrogatorio, nella convinzione di chiarire la sua estraneità ai fatti contestati e la piena correttezza del suo operato, riponendo fiducia nella giustizia".