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Finale malinconico in un momento malinconico per i rossoneri: il Milan saluta le tribune vuote a San Siro

6 mesi fa 5
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MILANO. Non c’è neppure una curva alla quale chiedere scusa, come va molto di moda ultimamente, perché la curva si è svuotata per protesta a un quarto d’ora dal termine dopo essere rimasta in silenzio per tutta la partita. I giocatori del Milan si radunano a metà campo e salutano il poco pubblico rimasto sulle tribune di San Siro al termine del deludente pareggio casalingo con il Genoa: ancora una volta tanti gol subiti hanno contribuito al 3-3 con i rossoblù. Un finale malinconico in un momento malinconico per i rossoneri.

(ap)

È la quarta giornata consecutiva senza vittorie del Milan, la sesta partita complessiva considerando anche la doppia sconfitta con la Roma nei quarti di Europa League. Sfuma l’obiettivo di blindare la qualificazione alla final-four della prossima Supercoppa italiana, visto che il Bologna non è ancora a distanza di sicurezza.

«I nostri tifosi in questi anni sono stati un valore aggiunto. Avranno le loro motivazioni se hanno scelto questa protesta», dice Stefano Pioli che si sta avviando a concludere il suo ciclo di quattro anni e mezzo sulla panchina del Milan. Gli ultrà esibiscono striscioni polemici: “Il rumore del silenzio”, “Milano non si accontenta”.

Il secondo messaggio rimanda anche alla scelta del nuovo allenatore. In questo momento il nome in ascesa è quello di Sergio Conceiçao che ha rimontato posizioni sul connazionale Fonseca e sull’argentino Gallardo. I tifosi hanno contestato l’idea Lopetegui, che è uscito dai radar. Anche questo è lo specchio della difficoltà di decidere da parte della nuova dirigenza.

Nell’autunno 2019, dopo l’esonero di Giampaolo, anche il nome di Pioli non generò alcun tipo di entusiasmo nella piazza, anzi. Ma Paolo Maldini e Zvonimir Boban tirarono dritto, convinti che fosse la scelta giusta. Adesso all’allenatore di Parma non resta che inseguire un finale di campionato con qualche vittoria per difendere almeno il secondo posto. «I nostri tifosi in questi anni sono stati un valore aggiunto. Avranno le loro motivazioni se hanno scelto questa protesta», dice Pioli che non ha gradito l’approccio della squadra.

Al 5’ il Genoa era già in vantaggio grazie a un rigore di Retegui, provocato da un fallo di Tomori su Vogliacco, il migliore in campo. Il Milan riprende la partita alla fine del primo tempo con Florenzi, ma la vede sfuggire nuovamente davanti al colpo di testa di Ekuban. Qui c’è la reazione più convincente con il sorpasso firmato da Gabbia e Giroud. Si vedono scene surreali sugli spalti: i tifosi esultano, ma alcuni capi ultrà li invitano a non festeggiare troppo. Pochi minuti dopo, si svuotano il secondo anello blu e la porzione di primo anello blu che da qualche anno è stato occupata da una delegazione di esponenti della curva in arrivo dal settore superiore.

Ed è proprio nel finale che arriva il 3-3 definitivo causato da un autogol di Thiaw. Il tedesco era stato mandato in campo da Pioli per disegnare una difesa a tre in modo da proteggere meglio il vantaggio. Non è servito. È andata ancora peggio a Leao, sostituito a metà della ripresa per fare posto a Okafor. «Rafa è stato troppo poco dentro l’area avversaria, avevo bisogno di un attaccante esterno che lo facesse di più», spiega Pioli. Il portoghese è uscito tra i fischi. Solo l’allenatore del Genoa ed ex centravanti del Milan, Alberto Gilardino, rende omaggio a Pioli: «Il Milan ha fatto un campionato strepitoso, l’Inter ha fatto corsa a parte, ma so che qui la piazza è esigente», dice il Campione del Mondo 2006.

Ma è proprio quella cavalcata dominante dell’Inter ad aver fatto la differenza con l’aggiunta dei sei derby consecutivi persi dal Milan da gennaio 2023 in avanti. Da qui nasce il silenzio di ieri che va oltre la delusione di una stagione chiusa già agli ottavi di Coppa Italia e ai quarti di Europa League dopo la retrocessione dalla Champions. Il secondo posto attuale in campionato non compensa.

La seconda stella dei rivali cittadini offusca ogni tipo di analisi leggermente meno pessimistica. Una sensazione amplificata da un assetto societario dove manca una linea di comando chiara, nonostante l’innesto di Ibrahimovic che avrebbe dovuto essere inquadrato come dirigente per chiarire ogni equivoco. Invece opera nel terreno da definire del super-consulente. La situazione è rimasta confusa, così come è da giugno scorso quando Maldini e Massara sono stati mandati via dal Milan, con gli effetti evidenti di questa primavera milanista carica di mestizia.

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