Il Fondo monetario internazionale raffredda gli entusiasmi del governo italiano sulla crescita per il 2025, tagliando le stime di un decimale e portandole a +0,7%, dopo il debole +0,6% registrato lo scorso anno. E anche per il prossimo anno l’espansione economica di Roma sarà sotto il punto percentuale (+0,9%). Gli analisti dell’istituzione di Washington sono preoccupati dall’incertezza globale, che resta elevata, e dalla possibilità che l’Amministrazione statunitense guidata da Donald Trump introduca dazi doganali capaci di destabilizzare lo sviluppo globale. Nel frattempo, il Bollettino economico della Banca d’Italia rammenta come rimane la crescita resti “robusta negli Stati Uniti”, mentre “perde slancio nelle altre economie avanzate. In Cina la crisi del mercato immobiliare pesa ancora sulla domanda interna. Secondo le nostre valutazioni, nel 2025 il commercio mondiale si espanderà poco al di sopra del 3 per cento, in linea con l’andamento atteso del prodotto globale”. Le cose non vanno meglio per l’Italia, su cui Palazzo Koch ipotizza una espansione del Pil di mezzo punto per il 2024 appena trascorso e dello 0,8% per l’anno in corso. Meno delle stime dell’esecutivo. A incidere potrà essere, oltre al fragile clima internazionale, anche la contrazione dell’economia tedesca, che sta vivendo una delle peggiori crisi industriali della sua storia recente. E anche per Roma vale il concetto globale: le incertezze sul commercio internazionale potranno avere un impatto. Il problema, come spiegato più volte dagli economisti delle case d’affari, è che non si conosce la profondità di tale turbolenza.
Le nubi intorno all’economia globale sono numerose e molte di essere si stanno addensando sull’Europa, che per i policymaker di mezzo mondo rappresenta una delle incognite maggiori. A livello macro la situazione è precaria. “Prevediamo che la crescita globale rimarrà stabile al 3,3 percento quest'anno e il prossimo, ampiamente allineata con la crescita potenziale che si è sostanzialmente indebolita da prima della pandemia”, sottolinea l’istituzione guidata da Kristalina Georgieva. “L’inflazione sta diminuendo, al 4,2 percento quest'anno e al 3,5 percento l’anno prossimo”, e “un ritorno agli obiettivi delle banche centrali che consentirà un'ulteriore normalizzazione della politica monetaria”. Ciò contribuirà “a porre fine alle interruzioni globali degli ultimi anni, tra cui la pandemia e l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, che hanno precipitato la più grande impennata di inflazione in quattro decenni”. Ma resta molta strada da percorrere.